sabato 24 ottobre 2015

Cari vecchi nonni

I nonni figure di riferimento affettivo e solido sostegno, indispensabili prima inutili poi.
Far comprendere ai bambini ed ai  ragazzi il valore  del passato e del futuro attraverso gli occhi esperti di chi ha vissuto e scrutato tanto che riesce a guardare lontano con saggezza ed esperienza contaminando i cambiamenti e  accompagnandoli con un sapere talvolta incredulo.
Albert Anker (1831-1910), Il nonno racconta una storia (1884)
cambia chi racconta ma la storia si ripete
Avviciniamo il valore dell'esperienza al valore delle nuove competenze cercando fili di tessitura e trame indispensabili per rimanere "connessi"

Oggi noi teatranti al Galluzzo, all'Istituto  Principe Abamelek, Via delle Bagnese 4, PER ...donare un'ora di svago e sorriso a chi sicuramente molto ha donato ed oggi per motivi diversi rappresenta solo un peso gestito da estranei.

PER... scoprire un Personaggio interessante
PER... visitare uno spazio prezioso del territorio fiorentino
Marija Pavlovna Abamelek Lazareva, San Donato- 22 gennaio 1876-Firenze 21 luglio 1955
- Figlia di Pavel Pavlovič Demidov (1839-1885) e Elena Petrovna Trubeckaja (1852-1917), quinta di sei figli (senza contare il fratello Elim, avuto dal padre dalla prima moglie, Marija Elimovna Meščerskaja), nasce nella tenuta di famiglia a San Donato vicino Firenze (la villa è venduta nel 1881, oggi non se ne vedono che pochi resti). La famiglia Demidov vanta una lunga storia in suolo italiano, le loro proprietà in Toscana sono numerose (Quarto, Pratolino, S. Andrea in Percussina, San Martino all'isola d'Elba). L'infanzia della principessa trascorre tra Pietroburgo e Firenze, anche dopo la morte del padre. Nel 1897 sposa il principe Semen Semenovič Abamelek-Lazarev e da quel momento vive tra la tenuta di Pratolino e la villa del marito a Roma.
Alla morte del marito, ucciso nel Caucaso nel 1916, villa Abamelek, secondo il testamento da lui redatto nel 1912 (con postilla del 1913), resta alla moglie e alla morte di lei deve essere donata all'Accademia di Belle Arti di Pietroburgo o, in caso di rifiuto di quest'ultima, all'Accademia delle Scienze per la fondazione di un istituto a suo nome. Inizialmente Marija Pavlovna non rivendica la proprietà della villa, lasciandola appunto all'Accademia di Belle Arti. Dopo la rivoluzione d'ottobre la principessa, per non lasciare la proprietà in possesso delle istituzioni bolsceviche, avvia una lunga causa giudiziaria, che "in seguito al benevolo interessamento del Duce" volge inizialmente a suo favore; nel maggio 1937, tramite il suo segretario, Fedor Galka, la principessa prega ancora una volta Mussolini di provvedere perché la causa, fissata in Corte d'Appello di Roma il 25 maggio 1937, non venga rimandata e sia "discussa e passata per la decisione in detto giorno". La causa sarà invece rimandata al 15 giugno [SPD CO, f. 108.860]. I documenti relativi alla causa giudiziaria si conservano nell'archivio della principessa (cfr.L'archivio della principessa Demidova. Lettere e documenti, p. 39). Caduto il fascismo, la villa è espropriata dal governo italiano nel 1946 e l'anno seguente riconsegnata al governo dell'URSS (è tuttora la residenza ufficiale dell'ambasciatore russo in Italia).
I rapporti di M. P. Abamelek-Lazareva con il governo italiano sono ottimi sia prima che dopo l'avvento del fascismo. Già durante la Prima guerra mondiale trasforma la sua villa del Galluzzo, vicino Firenze, in ospedale per i feriti, per poi donarla a conflitto finito ai mutilati di guerra; alla donazione aggiunge, inoltre, una somma di denaro da utilizzare per l'istituzione della Casa Nazionale Simone Abamelek-Lazarev per i grandi mutilati di guerra ("La Tribuna", 29.4.1924, p. 5). Nel 1919 viene economicamente in aiuto ai carabinieri feriti durante un incidente a Sesto Fiorentino. Una folla di manifestanti, durante un comizio della Lega proletaria fra mutilati e invalidi di guerra, aveva avuto duri scontri con i carabinieri al grido "Viva la Russia, Viva la Rivoluzione" [ACS PS 1919, b. 97, cat. G1, f. Sezione Lega Proletari fra mutilati e reduci di guerra (Sesto fiorentino Firenze)]. Anni più tardi, il 5 marzo 1930, la principessa viene ricevuta in udienza dal duce e mette a disposizione una somma di diecimila lire per aiutare le famiglie delle vittime di una valanga a Bolognola (MC) [SPD CO, f. 108.860].
Il 10 aprile 1930, in occasione delle nozze di Edda Mussolini con il conte Ciano, Marija Pavlovna fa pervenire al duce un regalo in "segno della grande ammirazione che nutre per Chi ha salvato l'Italia dall'abisso in cui è caduta la sua patria, la Russia" [SPD CO, f. 108.860]. Quattro anni dopo, in seguito all'uccisione di re Alessandro I di Jugoslavia da parte di nazionalisti croati (9 ottobre 1934), invia a Mussolini il seguente telegramma:
"S. E. Mussolini - Roma.
Coll'animo devotamente affezionato prego V. E. di non partecipare al corteo. Vorrà compatire questo mio angoscioso sentimento, dopo l'orribile fatto di Marsiglia. L'Italia è Lei e Lei è l'Italia. Maria Abamelek Lazarew".
Il Prefetto di Firenze, che comunica il contenuto del telegramma al Ministero dell'Interno, dice che la principessa ha assicurato che "suo telegramma non è stato dettato da alcun elemento concreto, ma unicamente da presentimento suo allarme" [SPD CO, f. 108.860].
Nel 1931, tramite Galka, Marija Pavlova scrive a Ettore Lo Gatto, in partenza per Mosca, pregandolo di recarsi a Kiev per ritirare e portare in Italia il testamento della madre Elena Petrovna, morta a Odessa nel 1917 (le sue spoglie erano state trasferite a Firenze da Odessa nel 1930).
Negli ultimi anni di vita la principessa fa vita ritirata a Pratolino circondata da pochi servitori, dalla governante e dai segretari. Muore nel 1955.

Insieme PER...divertirsi con interscambio generazionale, tra sguardi, mani e carezze, poche certezze, 
                         cordialità parole e musica
PER... ricordarci che l'egoismo non premia e la generosità rivitalizza
PER... avere la consapevolezza che basta poco per essere più sereni/felici
                             Tu non sei i tuoi anni,
né la taglia che indossi,
non sei il tuo peso
o il colore dei tuoi capelli.
Non sei il tuo nome,
o le fossette sulle tue guance,
sei tutti i libri che hai letto,
e tutte le parole che dici
sei la tua voce assonnata al mattino
e i sorrisi che provi a nascondere,
sei la dolcezza della tua risata
e ogni lacrima versata,
sei le canzoni urlate così forte,
quando sapevi di esser tutta sola,
sei anche i posti in cui sei stata
e il solo che davvero chiami casa,
sei tutto ciò in cui credi,
e le persone a cui vuoi bene,
sei le fotografie nella tua camera
e il futuro che dipingi.
Sei fatta di così tanta bellezza
ma forse tutto ciò ti sfugge
da quando hai deciso di esser
tutto quello che non sei.
Ernest Miller Hemingway

Per i curiosi il programma x oggi della Compagnia Giullari e Menestrelli, capitanata da Paola Capitani
Presentazione della compagnia
Stacchetto musicale
Suor Paolina e Fra Antonio
Stacchetto
Sora Bice icche la dice  (Paola e Lory)
Stacchetto
La cavalla (Antonio e Paola)
Stacchetto
Rime per gli ospiti, ballata di Emanuela Periccioli
Stacchetti musicali
Cenerentola ( Antonio e Paola)
Barzellette Antonio, Lory, Paola
Stacchetti
Giro di interventi tra gli ospiti
stacchetto musicale conclusivo con coro


mercoledì 14 ottobre 2015

Suggerimenti e Riferimenti

Ogni giorno sulle pagine dei quotidiani rimbalzano immagini di orrori o inferni, si tratta di stragi di migranti che cercando salvezza restano impietriti per sempre o irretiti in maglie di criminalità e legalitaria trucida prassi, di omicidi spesso passionali che vedono nel grande mitizzato cavaliere azzurro un terribile sanguinolento orco,  di malapolitica e malasanità che distruggono la fiducia e inchiodano alla giustizia gli indegni avidi nostri rappresentanti, i  malcapitati del momento. Potremmo continuare l'elenco ma se si scruta nell'intimo privato di ognuno, oltre al lato pubblico delle questioni morali o materiali  si scoprono macerie,  un inferno personale fatto di passioni tristi, di emozioni stropicciate, di ambizioni e frustrazioni, di perdite e di memorie, di sacro e di profano...
Questo libro appassiona per concedere al lettore di trasferirsi dal buio dell'inferno letterario alla luce del paradiso metaforico
Buona lettura

la copertina

Un giorno tutti ci troveremo in una selva oscura. Per me quel giorno giunse otto anni fa. Ero uscito di casa in una mattina come tutte le altre; a mezzogiorno ero vedovo e padre».  Spaesato e travolto dal senso di vuoto per l'improvvisa morte della moglie, a Joseph non bastano le tenere smorfie della piccola Isabel per restare ancorato alla terra. D'istinto si aggrappa al mondo lontano delle sue radici: ritorna in seno alla famiglia d'origine, un nutrito gruppo di immigrati calabresi, che lo circonda di un affetto pragmatico e silenzioso, e lì cerca la forza per ricominciare a vivere. La trova nel poeta che più ama, Dante, che nel dolore della perdita – per la donna amata, per la sempre rimpianta Firenze – ha vissuto e scritto un capolavoro. Attraverso la Divina Commedia, Joseph scende nell'Inferno della solitudine, risale verso la delicata speranza del Purgatorio e trova nel Paradiso la riappacificazione con i suoi fantasmi e la promessa di una futura felicità. Che ha il volto sorridente della sua bimba, compagna dolce e paziente di questo travagliato viaggio, e di un nuovo amore. Oltre la selva oscura è un memoir di grande impatto emotivo, coinvolgente e universale, che celebra i legami più autentici – «Casa mia era il respiro di mia figlia sulla mia spalla» – ma anche lo straordinario potere della letteratura. Perché solo una grande opera sa entrare in risonanza con i nostri sentimenti, guarisce il dolore e ci restituisce la capacità di amare.

mercoledì 7 ottobre 2015

Per una professione/passione

"Il vero insegnante è colui che ha sempre voglia  di imparare, perché solo così potrà trasmettere amore per la scuola."
Don Milani
aula partecipata
Ho insegnato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia

dati allarmanti...
Analfabetismo funzionale, italiani ai vertici








Il 47% degli italiani, dice l‘OCSE, si informa (o non si informa), vota (o non vota), lavora (o non lavora), seguendo soltanto una capacità di analisi elementare: una capacità di analisi, quindi, che non solo sfugge la complessità, ma che anche davanti ad un evento complesso (la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale, lo spread) è capace di trarre solo una comprensione basilare. In altre parole soffre di analfabetismo funzionale. E la percentuale è talmente alta da far balzare il nostro paese al vertice di questa speciale classifica.
Con il termine analfabetismo funzionale si designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Un analfabeta è anche una persona che sa scrivere il suo nome e che magari aggiorna il suo status su Facebook, ma che non è capace “di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.
Un analfabeta funzionale, apparentemente, non deve chiedere aiuto a nessuno, come invece succedeva una volta, quando esisteva una vera e propria professione – lo scrivano – per indicare le persone che, a pagamento, leggevano e scrivevano le lettere per i parenti lontani. Un analfabeta funzionale, però, anche se apparentemente autonomo, non capisce i termini di una polizza assicurativa, non comprende il senso di un articolo pubblicato su un quotidiano, non è capace di riassumere e di appassionarsi ad un testo scritto, non è in grado di interpretare un grafico. Non è capace, quindi, di leggere e comprendere la società complessa nella quale si trova a vivere.
Un analfabeta funzionale, quindi, traduce il mondo paragonandolo esclusivamente alle sue esperienze dirette (la crisi economica è soltanto la diminuzione del suo potere d’acquisto, la guerra in Ucraina è un problema solo se aumenta il prezzo del gas, il taglio delle tasse è giusto anche se corrisponde ad un taglio dei servizi pubblici…) e non è capace di costruire un’analisi che tenga conto anche delle conseguenze indirette, collettive, a lungo termine, lontane per spazio o per tempo.
aula politica e senso civico

Un grave danno anche a livello politico, mancando infatti una preparazione profonda, interiorizzata, frutto di studio e passione con competenze da esercitare nei vari settori, si assiste ad una approssimazione e superficialità dei nostri leader che parlano alla pancia e al cuore ma raramente alle teste pensanti dei cittadini, non sudditi, non per incapacità comunicativa ma per visione miope del passato e del futuro
inoltre come suggerisce la grande Paola C., ridere, saper promuovere il sorriso, non giudicare, non lamentarsi...