mercoledì 3 settembre 2014

A lezione con Recalcati

"L'ora di lezione" 
di Massimo Recalcati affronta una tematica scottante ed attuale nel momento in cui ancora di riforma della scuola, anzi del patto educativo,  si parla senza l'intenzionalità di modificare, di fatto, proprio niente o meglio niente nell'ottica del rinnovamento su come fare scuola, su cosa rappresentano oggi i vecchi cicli scolastici senza più ragione di esistere così come sono strutturati, sul diritto allo studio da regolamentare giuridicamente, sul concetto di accompagnamento ed orientamento nell'obbligo che, val la pena di ricordare, si completa a 16 anni.
I maestri che hanno acceso le stelle filanti del desiderio non sono molti ieri ed oggi rappresentano una minoranza, ma esistono senza ore aggiuntive e corsi raccattati di formazione, esistono poiché credono fermamente in quello che fanno.  Invito alla lettura del testo, procedo anch'io per affrontare il tema più avanti con maggiore competenza. 
IL libro è stato un piacevole incontro, mi ha permesso di condividere il principio dell' amore del docente verso ciò che insegna e verso colui a cui insegna, sentimento speciale che permette di superare  le barriere dell'ordinario e fa dell'incontro un' apertura verso il mondo; si comprende quindi che l'incontro buono  è quello che apre, dischiude, incuriosisce, illumina, quello cattivo respinge, chiude, argina; la scuola è fatta di incontri e di questi si nutre, un'ora di lezione con chi sa trasformare i libri in corpi erotici, in desiderio non in macigni che schiacciano può cambiare la vita; ne sono convinta e ringrazio Recalcati,  illuminato da pochi docenti nella sua difficile carriera scolastica, per averci affascinato con questo bel testo.
Le due derive della scuola odierna sono purtroppo condivisibili: 
*la vita scolastica una gara, chi rimane indietro perde ( una lezione sulla dispersione scolastica egregia), il vecchio rigore
*la vita scolastica  un gioco poiché deve divertire per motivare ( la nuova pedagogia dei progettini mordi e fuggi) la nuova deriva 

Un bel testo per ripartire accendendo le stelle filanti del desiderio
 Per chi voglia ascoltare l'incontro a CHE TEMPO CHE FA

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-02ebf826-2818-480d-aba9-54f6f0fba584.html

Non sono sparita ma in pausa di riflessione, infatti interessanti spunti e chiarimenti sull'ormai lanciato Patto Educativo ampliano finalmente il dibattito, sempre piuttosto sterile all'inizio dell'anno scolastico. Un PATTO è un' intesa, un accordo, per comunicare e  uno scambio costruttivo di vedute per cambiare insieme; inizio interessante e propositivo...ma cosa si voglia cambiare, da quale base si voglia partire non è ancora ben chiaro.
Assunzione precari, benissimo, ma il rapporto alunno docente appare già molto alto rispetto ad altri livelli europei...
L'organico funzionale sicuramente un ottimo risvolto...
Merito, benissimo ma il merito non appare evidente solamente di fronte ad un maggior carico di lavoro  solamente orario...
Ampliamento dell'offerta formativa, benissimo ma in che direzione, ore pomeridiane su quale scelte, con quali criteri, dobbiamo ancora digerire il pasticcio dell'ora di APPROFONDIMENTO inserita senza nessuna logica solo per far quadrare il nuovo orario cattedra nella sottrazione di ore di italiano indispensabili... e che dire della cenerentola geografia, della storia difficilmente valorizzabile in tempi così ristretti, dello sfasamento nella scuola secondaria di primo grado tra storia e storia dell'arte...del problema dell'apertura delle scuole nel pomeriggio, delle mense inesistenti per i rientri...
Spunta ad oggi anche una riflessione sul tanto criticato esame di maturità, la rilettura appare un po' debole, no commissari esterni, no tesine di approfondimenti...ma  non sarà che in questo piano da concertare in molti non siano chiari i punti fondamentali: chi fa cosa, in che tempi e con quali modalità, per raggiungere quali risultati...si parlerà per caso del solito risparmio mascherato?
Ben vengano le  sbandierate consultazioni, necessarie ed opportune, sul sito labuonascuola.gov.it...
Ma c'è qualche cosa che non appare chiaro, urge una seria valutazione del sistema, dei risultati, dei dirigenti e dei docenti. Quanto si è disposti ad investire? Ecco la domanda, a fronte di consultazioni e rivoluzioni, quale ingente cifra sarà messa a disposizione per una crescita valoriale non rivolta soltanto a  fornire un contentino ai tanto disperati precari, o meglio a risparmiare su altri fronti?? Si parla di investimenti massicci, di 3 miliardi a regime, siamo certi? In che direzione vogliamo andare per innalzare il livello dell' istruzione, la qualità, visto che, purtroppo siamo collocati al trentaquattresimo posto su 37  paesi presi in esame.
Ancorare la carriera all'anzianità di servizio non sarà gran cosa ma agganciarla arbitrariamente alle ore aggiuntive saltellanti, o ad incentivi privi di criterio di fondo, non sembra migliorare la critica situazione; la carriera dovrebbe essere basata sul merito valutato in risultati ottenuti, in gradimento motivazionale e in capacità di innovare sostanzialmente quelle tetre grige lezioni noiose che prevedono immobilismo di corpi e cervelli.
Ieri, 15-09 Mario Pirani su La Repubblica in un interessante articolo sostiene che la svolta potrà avvenire con il completamento del percorso dell'autonomia, punto necessario di partenza della RIFORMA poiché senza RIFORMA non si RIPARTE, altro che piani e piani...

Mi piace riportare seppur parzialmente un articolo di Giuseppe Bagni,  presidente nazionale del CIDI,  dal titolo accattivante e chiaro "L'orizzonte e la strada" datato 8 settembre 2014
Il positivo che affiora nello scritto
...
senza convergenza di intenti e di forze non si va da nessuna parte. E' quello che ogni
insegnante stringe con i propri allievi, in forma implicita, molto spesso senza parole
e senza esserne del tutto consapevole, ma è il presupposto indispensabile per fare
un percorso insieme a qualcuno. Insegnare alla fine è questo.
Soprattutto è convincente quel mettere avanti a tutto la soluzione del problema
del precariato e la piena realizzazione dell'organico dell'autonomia. Non si può
minimizzare parlando di ennesima sanatoria o furbizia strappa voti. Un collegio
docenti con le percentuali di precari di oggi diventa un collegio precario. Senza
stabilità ogni progetto è costruito su palafitte fragili. Con un organico certo che
garantisce risorse aggiuntive da assegnare alle varie attività di coordinamento e
ricerca l'autonomia può davvero avere gambe per camminare.
Mi piace che il documento riconosca la complessità del lavoro dei docenti. Si
riconosce che gli insegnanti devono sviluppare nei loro allievi modi di pensare e di
essere, non solo trasmettere un sapere codificato. Si sostiene finalmente che
l'entrata a scuola per un insegnante non è la fine della sua formazione, ma solo
l'inizio di un altro modo di formarsi, dando un riconoscimento di qualità alla
formazione che si può fare nella scuola stessa, dato che “un docente è il
formatore più credibile per un altro docente”.
Il negativo in risalto
...
Ma un orizzonte non basta. Si deve anche indicare una strada che lo avvicini se
vogliamo che orienti l'agire quotidiano. E sulla strada non sono d'accordo.
Con il portfolio di competenze professionali messo on-line e consultabile da tutti si
rende pubblico, ma contemporaneamente sempre più personale (e privato) il
profilo professionale di ogni insegnante. Il suo ritratto più fedele non si fa con un
teleobiettivo che lo stacca da uno sfondo che sfuma, ma con un grandangolo
che mette a fuoco il soggetto dentro uno sfondo nitido. Le foto di scuola sono
sempre foto di gruppo. Di questa dimensione collegiale, componente essenziale
della professione non c'è traccia nel documento, che suddivide in modo
condivisibile i crediti tra didattici formativi e professionali, ma facendone l'unico
elemento di progressione di carriera spinge alla migrazione da una scuola all'altra,
a caccia delle "peggiori" in cui i propri "meriti" luccicheranno di più. Un
atteggiamento professionale di cui non c'è traccia, per nostra fortuna, in altre
professioni: non tra i medici che cercano ospedali ben attrezzati, né tra gli
avvocati che ambiscono ad entrare negli studi più prestigiosi.
La strada non può essere questa. Questa rischia di far uscire i docenti dal "grigiore
dei trattamenti indifferenziati" per farli entrare nel grigiore della corsa ai 60 euro.
Non tanto per la cifra che è oggettivamente esigua, quanto per non sentirsi tra gli
esclusi, gli accantonati. E mi auguro che su questo punto si possa ritornare, visto
che sarebbe sufficiente reintrodurre un riconoscimento anche minimo agli anni di
servizio, accanto ai nuovi "scatti di competenza", per significare che sappiamo
esistere un lavoro valido e meritevole anche se non si presta a documentazione e
certificazione. Ma soprattutto dimentica che se è vero che una buona scuola è
fatta da buoni insegnanti, è anche vero che è la buona scuola a far buoni gli
insegnanti. Un insegnante non può essere bravo da solo. E' un professionista che
opera in una istituzione “costituzionale” finalizzata a realizzare un progetto
educativo pubblico e quindi inclusivo. Si tratta di una professione cooperativa e
relazionale. Unica: non ci sono modelli esterni da adattare allo scopo.
Il rischio grande è che la valutazione della professionalità di un singolo docente
rafforzi l'idea che la scuola debba essere ancora organizzata secondo un modello
tayloristico, dove ciascuno fa il lavoro assegnato e lo può fare più o meno bene. Il
valore di un docente non è una prerogativa esclusivamente individuale. Nasce e
cresce dentro il contesto-scuola che, in quanto comunità di lavoro, è un sistema di
relazioni e di pratiche professionali sociali. Non si può valutare/premiare il docente
sulla base dei suoi crediti individuali, ma solo valutando contemporaneamente la
scuola.
La valorizzazione degli insegnanti ha senso se significa valorizzazione
dell'insegnamento efficace, perché il cambiamento che davvero serve si chiama
“qualità” del fare scuola.
Concordo pienamente con questa VISIONE
Banchi in tristi file, con spigoli in un ambiente piccolo, tutti  guardano avanti
per  non fare ma ascoltare per ore ed ore, interminabili ore noiose


1 commento:

  1. Forza! apriamolo questo dibattito, confrontiamoci anche sul BLOG, esprimiamoci su ciò che pensiamo, commentiamo, resto in ansiosa attesa

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