lunedì 27 aprile 2020

Silenzio e illusione

la bellezza sostiene 
Quando l'illusione ottica migliora la vista - Crisafulli Eyewear
le illusioni aiutano a vivere

Luce solare, mille colori intensi e variegati, pochi passi nel piacevole silenzio, ombre di rumori ti sorpassano mentre in solitudine ripercorri quei pochi metri intorno alla tua tranquilla dimora, pace reale o una pura illusione?
Poche voci, nessuno schiamazzo, qualche rara automobile intravista con la coda dell'occhio, un senso di serenità ti assale misto a sgomento mentre osservi e ti sorprendi al confronto.
Servono tempi diversi come questi per riscoprire un cinguettio, il nostro IO, un ambiente accogliente il valore di poca gente, le strade non intasate, le vie meno affollate, l'aria sottile e fresca anche in giorni di festa. Una tempesta di pensieri ti risucchia l'ansia, bello il silenzio unito alle minime  necessità vitali, distesa la vita senza abbuffate congestionate, senza corse frenetiche e acquisti compulsivi, siamo comunque vivi, vitali e umani più che mai.
Ma mentre ti sorprendi tra mille pensieri intrisi di luce troppe cupe immagini ti raggiungono, drammatiche e concrete, morti sul campo senza scampo, allo sbaraglio e al fronte giovani specialisti indomiti, ombre mascherate che caute si muovono alla ricerca di salvezza per molti
Questo è lo scotto da pagare? No grazie rinuncio volentieri ma riflettendo penso tra me e me se un altro mondo sia possibile oltre il confine del terribile morbo, ci conto e...
 naufragar m'è dolce in questo mare

L'infinito
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.

A Silvia

Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all'opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D'in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch'io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
Perchè non rendi poi
Quel che prometti allor? perchè di tanto
Inganni i figli tuoi?

Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
Da chiuso morbo combattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. E non vedevi
Il fior degli anni tuoi;
Non ti molceva il core
La dolce lode or delle negre chiome,
Or degli sguardi innamorati e schivi;
Nè teco le compagne ai dì festivi
Ragionavan d'amore

Anche peria fra poco
La speranza mia dolce: agli anni miei
Anche negaro i fati
La giovanezza. Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell'età mia nova,
Mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? questi
I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano.


https://www.youtube.com/watch?v=F8mAGAEAhSQ

 Molti giovani ci hanno lasciato, troppi cari vecchi non inutili e stanchi ma persone che rappresentano la nostra Memoria
Forse meglio la vita caotica di un'esperienza drammatica

domenica 26 aprile 2020

Noi

FILIPPELLI CAFIERO : Cafiero Filippelli - Asta ARCADE | DIPINTI ...
Una tela di Cafiero Filipppelli 

Cafiero Filippelli è Nato a Livorno nel 1889 da una famiglia di condizione modesta, inizia negli anni giovanili a lavorare, riuscendo a diplomarsi alla Scuola d’Arte e Mestieri, frequenterà poi l’Accademia di Belle Arti di Firenze incontrando così Giovanni Fattori e Galileo Chini. Il pittore è particolarmente apprezzato per i piccoli interni con scene di vita domestica e familiare, realizzati con luce artificiale. Muore nel 1973
La Storia Siamo Noi

Una verità innegabile, la piccola e la grande Storia rincorrono le nostre vicende quotidiane narrandole all'infinito seppur con punti di vista diversi.
La grande storia prevale ma è la suggestione degli aneddoti personali che anima quei grandi eventi, dandogli luce e voce, pianti e sorrisi, lumi di candela e bui silenzi, sospiri e respiri affannati di chi lottando cerca di sopravvivere nonostante.
I volti che raccontano sono la faccia di quelle pagine che leggiamo sui libri e non importa che siano famosi o di che colore siano pigmentati, le espressioni oltre alle parole rappresentano la nosta Vita

https://www.youtube.com/watch?v=X6JhH4bviYM&list=TLPQMjYwNDIwMjD8kh2gihVv0A&index=2

 La storia siamo noi


La storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da raccontare.
E poi ti dicono "Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera".
Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi,
siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere e tutto da perdere.
E poi la gente (perché è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perché nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano.
La storia siamo noi,
siamo noi questo piatto di grano.
Un testo accattivante quello di Francesco De Gregori, nel video con il Grande Lucio Dalla, imperdibile

sabato 25 aprile 2020

Ora e Sempre

La Storia Siamo Noi

Una verità innegabile, la piccola e la grande Storia rincorrono le nostre vicende quotidiane narrandole all'infinito seppur con punti di vista diversi.
La grande storia prevale ma è la suggestione degli aneddoti personali che anima quei grandi eventi, dandogli luce e voce, pianti e sorrisi, lumi di candela e bui silenzi, sospiri e respiri affannati di chi lottando cerca di sopravvivere nonostante.
I volti che raccontano sono la faccia di quelle pagine che leggiamo sui libri e non importa che siano famosi o di che colore siano pigmentati, le espressioni oltre alle parole rappresentano la nosta Vita

https://www.youtube.com/watch?v=X6JhH4bviYM&list=TLPQMjYwNDIwMjD8kh2gihVv0A&index=2

 La storia siamo noi


La storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da raccontare.
E poi ti dicono "Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera".
Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi,
siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere e tutto da perdere.
E poi la gente (perché è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perché nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano.
La storia siamo noi,
siamo noi questo piatto di grano.
Un testo accattivante quello di Francesco De Gregori, nel video con il Grande Lucio Dalla, imperdibile
Questo RUMORE CHE ROMPE IL SILENZIO siamo Noi

giovedì 23 aprile 2020

Un libro è per sempre

l’UNESCO nel 1995  ha indicato il 23 aprile come Giornata Mondiale del Libro perché in questa giornata si crede/pensa che nel 1616 siano morti William Shakespeare e Miguel de Cervantes. 
Da allora, il 23 aprile sono molte le iniziative che si  svolgono in tutto il mondo al fine di sostenere,  incoraggiare a scoprire il piacere della lettura. 
Ognuno ha una sua passione, quel libro che ha lasciato una traccia indelebile, ha risposto alle aspettative colmando un vuoto, un libro prezioso perché resterà per sempre con noi.
Il libro che non mi stanco mai di rileggere è Novecento di Alessandro Baricco.
Fu mio figlio Matteo, appassionato di lettura, vorace divoratore di testi di generi diversi già a 10 anni, a  porgermi quella lettura dicendomi semplicemente: mamma sono certo che ti piacerà. 
Aveva ragione.
Novecento. Un monologo - Alessandro Baricco - Feltrinelli F21

 Appare come un piccolo libro, un monologo, simile a un testo teatrale, che riesce a rinnovarci  momenti di grande emozione e di forti suggestioni.

 Racconta la storia del Virginian, il piroscafo che negli anni tra le due guerre faceva la spola tra Europa e America.
A bordo le persone più svariate nei diversi livelli della nave da miliardari ad emigranti e gente comune.
Si narra che sul Virginian si esibisse ogni sera un pianista straordinario, dalla tecnica insuperabile, capace di suonare una musica mai sentita prima, avvolgente e meravigliosa, unica.
Si dice che questo genio della musica fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso senza un motivo conosciuto

L’incipit di questo romanzo è evocativo e struggente, descrive un  emigrante che per primo dalla nave vede l’America. 

“Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa…e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire… Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi… Eppure c’era sempre uno, uno solo, uno che per primo… la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte… magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni… alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare… e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov’era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l’America. Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l’aveva fatta lui, l’America. La sera, dopo il lavoro, e le domeniche, si era fatto aiutare dal cognato, muratore, brava persona… prima aveva in mente qualcosa in compensato, poi… gli ha preso un po’ la mano, ha fatto l’America…
 I temi affrontati sono molti, con la leggerezza di una lingua colloquiale e la bravura di una mano capace di rapirti. Amicizia, paura, amore, gioia, felicità, infelicità, spensieratezza, altruismo, illusione, gusto delle sfide e solitudine in un mondo troppo grande per non perdersi.

Il Testo è diventato film: "La Leggenda del Pianista sull'Oceano" di G. Tornatore. 
Incantevole visione che mai tradisce lo scrittore.


Tutta quella città...non se ne vedeva la fine.....
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?
E il rumore
Su quella maledettissima scaletta...era molto bello, tutto...e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problema
Col mio cappello blu
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino ......
Non è quel che vidi che mi fermò
E’ quel che non vidi

Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi....lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne
C’era tutto
Ma non c’era una fine. Quel che vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni e miliardi
Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita
Se quella tastiera è infinita non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio
Cristo, ma le vedevi le strade?
Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una
A scegliere una donna
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di
morire
Tutto quel mondo
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce
E quanto ce n’è
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla...
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. E’ un viaggio troppo lungo. E’ una donna troppo bella. E’ un profumo troppo forte. E’ una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò.
Lasciatemi tornare indietro.
....Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio. Non sono pazzo fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci.

 Da leggere e rileggere cogliendo la gioia di ogni singola parola, di ogni frase memorabile

martedì 21 aprile 2020

Giornata per la terra

Domani 22 Aprile sarà il cinquantesimo anniversario della 
Giornata Mondiale per la TERRA
Diversity Of Life Trans - Conservation Of Biodiversity Poster ...
 il lavoro di una scuola
http://www.earthdayitalia.org/CELEBRAZIONI/Earth-Day-Giornata-Mondiale-della-Terra-50-anniversario

Potremmo partecipare, leggere approfondimenti o comunque ricordare questo importante momento nella speranza che sobrietà, stili di vita e ricerca ci aiutino a trovare un equilibrio tra consumi ed abusi.

La nostra povera terra
mostra segni di cedimento
e rughe profonde di sfinimento

mari di plastiche irrorati
grandi orti e prati concimati

di chimica mortale
con un sapore sovente letale


Avanti tutta
uniti con sobrietà
Forse uno sforzo vale
 per costruire una rispettosa alternativa
che al nostro pianeta ridia nuova vita



...
Mother Earth Day fu voluto nel 1962 dal presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy e poi dal senatore Gaylord Nelson, che riuscì a coinvolgere importanti esponenti del mondo politico come Robert Kennedy, che a sua volta nel 1963 attraversò ben 11 Stati del Paese tenendo una serie di conferenze dedicate ai temi ambientali. “Nel corso degli anni la partecipazione internazionale all’Earth Day è cresciuta superando oltre 192 paesi e oltre un miliardo di persone in tutto il mondo: è l’affermazione della Green Generation, che guarda ad un futuro libero dall’energia da combustibili fossili, in favore di fonti rinnovabili, alla responsabilizzazione individuale verso un consumo sostenibile, allo sviluppo di una green economy e a un sistema educativo ispirato alle tematiche ambientali”
...
Gli eventi in Italia questo anno solo digitali
Nel nostro Paese le celebrazioni ufficiali della Giornata Mondiale della Terra sono organizzate da Earth Day Italia, che come sempre prevede un fitto programma di eventi anche se quest’anno, in concomitanza della Covid-19, sono stati trasformati in appuntamenti digitali.
Tutte le info si trovano al sito earthdayitalia.org. Earth Day Italia e Movimento dei Focolari organizzano una maratona multimediale, una sorta di Villaggio Per la Terra digitale dove ci incontreremo tutti.

“Noi torneremo ad abbracciarci presto. Lei ha bisogno di noi. Anche ora. Il 22 aprile Abbracciamola!”. 


È questo il messaggio di Legambiente per questa 50esima Giornata Mondiale della Terra e per l’occasione lancia un flash mob virtuale per tenere alta l’attenzione sulla cura e il rispetto del nostro pianeta, anche in questo momento difficile di convivenza con il virus. Partecipare è semplice: “Anche
 se non possiamo ancora tornare ad abbracciarci tra di noi, facciamo tutti un piccolo gesto di affetto dal valore simbolico verso il pianeta: condividiamo una foto in cui abbracciamo la Terra! Possiamo farlo abbracciando un mappamondo, una foto della Terra, o anche un disegno, che possiamo preparare prima coinvolgendo i bambini e il resto della famiglia, o anche creando una piccola scultura o abbracciando una mappa geografica o un atlante. Largo alla creatività!.
Le foto vanno postate sui social il giorno 22 aprile aggiungendo gli hashtag: #Abbracciamola e #EarthDay. Tutte le info sul sito legambiente.it/abbracciamola/.


L’Italia apre le celebrazioni mondiali, dedicandole a Papa Francesco nel quinto Anniversario della sua Enciclica Laudato si

Il documento, in cui il Papa definisce la Terra La Casa Comune, ha contributo a far nascere in tutto il mondo la consapevolezza sugli effetti negativi dei cambiamenti climatici. 
Tema della giornata è il riscaldamento globale.

A livello mondiale, sulle piattaforme internet parleranno personaggi come Barack Obama, Greta Thurnberg, Leonardo Di Caprio.

Laudato sii, sulla cura della casa comune”: giovedì l'Enciclica ...
per leggere l'Enciclica

https://www.caritasambrosiana.it/Public/userfiles/files/Laudato%20Si'_italiano.pdf

In un pianeta in cui lo spreco, il rifiuto sono assorbiti con  assoluta naturalezza e addirittura la cultura dello scarto è diventata dominante le parole del Pontefice ci invitano ad una profonda riflessione.

lunedì 20 aprile 2020

Come pesci fuor d'acqua

23 | febbraio | 2016 | Come pesci fuor d'acqua
un salto di qualità

Siamo nati piangendo
l'aria non adatta ai nostri respiri anfibi
nudi abbiamo scoperto un'altra vita

Colori ci hanno attraversato e percosso
vincitori e vinti
in un mare di grigi affollati di sole

affoga chi non sa nuotare
quante volte naufraghi del mondo
siamo restati in apnea galleggiando

La vita ci fugge di mano
ora nel distanziamento sociale
isolati e muti

come pesci fuor d'acqua
dalla boccia annaspiamo
nella vana ricerca
di sopravvivenza

RESTIAMO UMANI

😷😷😷
Sentirsi un pesce fuor d'acqua 
Questo è un modo di dire abbastanza usato nella lingua italiana.
Si utilizza  in un linguaggio colloquiale per indicare un particolare stato d'animo relativo a chi fuori dal suo ambiente abituale non si sente a proprio agio provando quindi imbarazzo.

sabato 18 aprile 2020

La fine della storia

Un grande UOMO


QUALCOSA IN CUI CREDERE

Luis Sepulveda
4 ottobre 1949, Ovalle Cile
16 aprile 2020, Oviedo Spagna

       Lo ricordiamo nella innegabile forza e delicatezza dei suoi scritti:

Il vecchio che leggeva romanzi d'amore
Un nome da torero
La fine della storia
Diario di un killer sentimentale
Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare
Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa
storia di una lumaca
Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza
...
Le lumache che vivono nel prato chiamato Paese del Dente di Leone, sotto la frondosa pianta del calicanto, sono abituate a condurre una vita lenta e silenziosa, a nascondersi dallo sguardo avido degli     altri animali, e a chiamarsi tra loro semplicemente «lumaca». Una di loro, però, trova ingiusto non avere un nome, e soprattutto è curiosa di scoprire le ragioni della lentezza. 
Per questo, nonostante la  disapprovazione delle compagne, intraprende un viaggio che la porterà a conoscere un gufo malinconico e una saggia tartaruga, a comprendere il valore della memoria e la vera natura del coraggio, e a guidare le compagne in un’avventura ardita verso la libertà. 
Un nuovo indimenticabile personaggio entra nella galleria del grande scrittore cileno.
Un’altra storia memorabile che insegna a riscoprire il senso perduto del tempo.

  Caro Poeta e Scrittore continuiamo a volerti bene, le tue storie ci hanno allietato facendoci credere in    un mondo più equo, la tua lotta verso la  libertà ci ha fatto conoscere una storia dura e disumana, i tuoi personaggi che abbiamo amato ed ameremo ci riportano alla  ingenuità di cui tanto abbiamo bisogno.
  Il Covid 19 ha tolto volto e storia a troppe persone anziane che molto avevano forse da raccontare, se ne sono andati soli, senza celebrazioni nè retorica, poveri avanzi di una società produttiva che elimina gli  scarti ritenuti fardelli.
 Sono volti stanchi, e rugosi che ci lasciano, mani artritiche, schiene curve a cui sono stati rubati i sogni
  nutriti dai tanti sforzi titanici compiuti nei decenni per costruire un mondo diverso, democratico, di   benessere e di competenze indispensabili, di diritti e scuola per tutti, di esperienza e rispetto conquistati con grande pazienza e collaborazione, con immane  fatica  e comprensione infinita.
Tu sei stato celebrato e noi continueremo a leggerti come sempre perché quello che ci hai lasciato è prezioso, avremmo voluto continuare a vederti e sentirti, magari incontrarti chissà.
Ti pensiamo in volo consapevoli come ci hai insegnato che:

Vola solo chi osa farlo

vola solo chi osa farlo. | non c'è rosa senza spine By GiuMa

giovedì 16 aprile 2020

Una lirica

L'aquilone


C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.
Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:
un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...
sì, gli aquiloni! E' questa una mattina
che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d'albaspina.
Le siepi erano brulle, irte; ma c'era
d'autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera
bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.
Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza
la sua cometa per il ciel turchino.
Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza.
S'inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.
S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo
petto del bimbo e l'avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.
Più su, più su: già come un punto brilla
lassù, lassù... Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla?
Sono le voci della camerata mia:
le conosco tutte all'improvviso,
una dolce, una acuta, una velata...
A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni! E te, sì, che abbandoni
su l'omero il pallor muto del viso.
Sì: dissi sopra te l'orazioni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!
Tu eri tutto bianco, io mi rammento:
solo avevi del rosso nei ginocchi,
per quel nostro pregar sul pavimento.
Oh! te felice che chiudesti gli occhi
persuaso, stringendoti sul cuore
il più caro dei tuoi cari balocchi!
Oh! dolcemente, so ben io, si muore
la sua stringendo fanciullezza al petto,
come i candidi suoi pètali un fiore
ancora in boccia! O morto giovinetto,
anch'io presto verrò sotto le zolle
là dove dormi placido e soletto...

Meglio venirci ansante, roseo, molle
di sudor, come dopo una gioconda
corsa di gara per salire un colle!

Meglio venirci con la testa bionda,
che poi che fredda giacque sul guanciale,
ti pettinò co' bei capelli a onda tua madre...
adagio, per non farti male.

La poesia, di Giovanni Pascoli, del 1897,  fa parte della raccolta  “Primi poemetti”, è una lirica intensa e sofferta  che richiama due momenti della infanzia, il gioioso volo degli aquiloni in  una giornata di vento e la perdita di un suo giovane compagno di scuola in collegio.
Il male di vivere del poeta afflitto da ripetute e numerose perdite riecheggia nei versi  del testo così intenso e suggestivo  con un celato rimpianto verso le mani di sua madre, Caterina Vincenza  Allocatelli morta di crepacuore pochi anni dopo l’uccisione del padre. 
Una poesia della memoria perché contrappone il presente al passato.

Aquiloni, i migliori modelli sportivi, acrobatici, professionali
Torneranno a volare gli aquiloni 
Oggi che a causa della terribile Pandemia molti sono i morti con teste canute mi è tornato in mente questo testo sublime in cui la morte giovanile è vista come salvifica  rispetto alle  sofferenze che la Vita ci riserva.


martedì 14 aprile 2020

Oltre la grammatica

99 anni di Gianni Rodari, il favolista del '900 - Periodico Daily
 Omaggio ad un Gigante

Nel 1970 Gianni Rodari pubblica a Reggio Emilia, già allora la capitale della buona didattica, un insieme di indicazioni, spunti pedagogici dal suo quaderno di appunti di maestro elementare per parlare a tutti gli operatori del settore ed ai genitori dei processi e delle regole della creazione
Grammatica della fantasia. Introduzione all'arte di inventare storie


                        Grammatica della Fantasia: introduzione all'arte di inventare storie
                         Uno dei suoi capolavori

40 anni fa Il 14 aprile 1980 a soli 59 anni moriva a Roma uno dei più grandi autori specializzati in scritture per l'infanzia.


A 100 anni dalla nascita voglio ricordare l’unico italiano che ha vinto  nel 1970 il Premio Hans Christian Andersen 

Gli ideali  nelle linee educative di Gianni Rodari  che emergono nel testo Grammatica della fantasia articolato in 45  brevi capitoli:
·         Io spero che il libretto possa essere utile a chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia il suo posto nell’educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo“.
·         L’incontro decisivo tra i ragazzi e i libri avviene sui banchi di scuola. Se avviene in una situazione creativa, dove conta la vita e non l’esercizio, ne potrà sorgere quel gusto della lettura col quale non si nasce perché non è un istinto. Se avviene in una situazione burocratica, se il libro sarà mortificato a strumento di esercitazioni (copiature, riassunti, analisi grammaticale eccetera), soffocato dal meccanismo tradizionale: «interrogazione-giudizio», ne potrà nascere la tecnica nella lettura, ma non il gusto. I ragazzi sapranno leggere, ma leggeranno solo se obbligati“.
·         L’immaginazione del bambino, stimolata a inventare parole, applicherà ai suoi strumenti su tutti i tratti dell’esperienza che sfideranno il suo intervento creativo. Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla musica, all’utopia, all’impegno politico: insomma, all’uomo intero, e non solo al fantasticatore“.
·         La mente è una sola. La sua creatività va coltivata in tutte le direzioni“.

L’impegno di Rodari è stato quello di offrire materiale vivo e vivace in un manuale nutrito da idee e opportunità per travalicare quella routine scolastica composta di muri ostili e regole sterili.  
Nel processo educativo riusciamo così a scoprire, sorprendendoci, il ruolo fondamentale della Creatività che abbatte la noia e permette di apprendere divertendosi con una vitale componente di forte motivazione grazie alla quale  si oltrepassano schemi aridi e precostituiti. 
L’immaginazione diventa, tramite la parola dell'autore ed attraverso  i suoi esempi,  una via educativa di alto rispetto mentre la fantasia assume un ruolo fondamentale nel percorso di apprendimento e la scrittura creativa  offre infinite opportunità.
Fantasia ( il senso più profondo della libertà umana) e creatività q.b. come ricetta per tutti dagli educatori ai genitori, adulti di riferimento a vario titolo, atta ad inventare  permettendo di imparare.
Rodari propone tra l'altro l’uso de “il binomio creativo” due parole tanto distanti tra loro quanto stimolanti proprio per questo che permettono incontri narrativi spassosi così come “l’errore creativo” punto di partenza da matita rossa per liberare l’invenzione.
La nostra scuola per lo più mira ancora all’omologazione e tramite l’uso dell’intelligenza analitica spinge ad emergere con spirito di emulazione ed individualismo, appare ingabbiata e noiosa, ripetitiva e grigia fatta qualche debita eccezione, resta ancora difficile intravedere nella  Creatività un sinonimo di Intelligenza.
Citazioni:

     La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella               realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo.

Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? 
Se si mettessero insieme le lacrime versate nei 5 continenti per colpa dell'ortografia si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione di energia.
"Se ci diamo una mano i miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l'anno."
Da tenere presente di questi tempi...


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