venerdì 28 novembre 2014

Proposte sul tema

Mi sento di segnalare un appuntamento importante in città a cui tutti/e  dovremmo partecipare per testimoniare l'impegno così significativo nei confronti di donne e minori che subiscono o hanno incontrato sulla loro strada le diverse, spesso sconcertanti vie della violenza
DA SEGNALARE E DIFFONDERE
Convegno
  http://www.artemisiacentroantiviolenza.it/

 I vent'anni di lavoro di Artemisia 




Data:  15 dicembre 2014 

Sede:  Auditorium di  Sant' Apollonia 

           Via San Gallo 25/a  Firenze

 Orario: dalle 15.00 alle 19.00

20 lunghi anni. 

Venti anni a servizio di donne, bambine, bambini e
adulti vittime di violenza nell'infanzia. 

Venti anni di partecipazione alla vita della città a fianco e insieme alle istituzioni locali e regionali. 

Venti anni di impegno anche a livello nazionale per 
sostenere politiche e strategie di contrasto alla violenza.


 Quante azioni ancora da intraprendere, nella logica della Convenzione di Istanbul dell'11 Maggio 2011 
Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica

www.coe.int/conventionviolence

Servono indirizzi e politiche di genere per l’attivazione della Convenzione finalmente attiva dopo un iter di 3 anni dalla ratifica, non basta un documento che è solo carta e che necessita di essere reso operativo ( a Firenze non Giudici Specializzati in violenza di genere, il magistrato Fabio Rota del Tribunale di MI denuncia, scarsa specializzazione in materia, cita Napoli e Milano)
La parola Femminicidio non omicidio di donne e bambine suona strana ma DI GENERE SI MUORE e purtroppo visti i dati...sempre di più

La VITA
Mano piccola mano forte
rannicchiata nel tuo palmo dischiuso
padre
indifesa senza conoscere
fiduciosa nell'altrui sguardo
timorosa delle altrui carezze
cresciuta libera di esistere
di cercare di raccogliere
non sassi e terra
non pugni o dolcezze
assenza di certezze
mi sono persa
LA VITA

giovedì 27 novembre 2014

Testi da vivere parole per morire

quante bocche metaforicamente cucite

TESTI DA VIVERE PAROLE PER MORIRE
 Il silenzio, in silenzio quanta violenza quanto violato pudore, quanta resistenza rimossa, quanta voglia di tacere ma bisogno di gridare, omertà perbenista, figlia di tempi non solo remoti, quante storie che fanno la storia, quanto dolore serra le labbra appena dischiuse, quanta rabbia generata troppo spesso dalla dolcezza dall'amore, dal desiderio di essere vista, di esistere per donare, dal desiderio di VIVERE e non MORIRE dentro, fuori x SEMPRE

IO non ho bisogno di denaro

Ho bisogno di sentimenti,
  di parole, di parole scelte sapientemente,
  di fiori detti pensieri, di rose dette presenze,
  di sogni che abitino gli alberi,
  di canzoni che facciano danzare le statue,
  di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti…

Ho bisogno di poesia,
   questa magia che brucia la pesantezza delle parole
   che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

Alda Merini, da Terra d’amore. Milano, Acquaviva, 2003


OLTRE I MODELLI

«... quella volta che era oltre i confini dell'amore»
ho vissuto i miei vent' anni tra la fine dei ’50 e i primi anni ’60: i modelli sociali erano maschilisti e prendevano riferimenti da film di genere e dalla cronaca con i ‘duri’ di turno... si andava dal maltrattamento psico-fisico a reati estremi come gli uxoricidi e quelli – neppure puniti dalla legge – detti “delitti d’onore”
anche se la mia famiglia era un modello positivo, per me che ero cresciuto velocemente – sospinto dalla guerra e dagli studi precoci – risultò difficile non tenere conto del mondo esterno,  degli adulti nel quale entravo in corsa...
una percentuale degli uomini adulti viveva la propria donna come una “proprietà”, quella stessa donna che la tradizione, spesso bigotta, relegava nel ruolo di moglie-madre, amante e serva sottomessa
Questi “maschi veri” malmenavano la moglie, sobri o ‘bevuti’ che fossero, per riaffermare la superiorità di chi aveva un ruolo/trappola: quello del “capofamiglia” (figura poi abolita da una legislazione illuminata),
quello stesso capo(famiglia) che rivendicava il diritto a riscuotere, sopra o sotto le lenzuola – spesso senza gran rispetto  – il ‘corpo’ della sua donna come strumento di suo piacere
Così crescevo e mi formavo, tra l’altro, nell'antagonismo con i coetanei ed era un modo illusorio e rischioso di auto-affermazione, dove alla mia mitezza di carattere si affiancava un ruolo professionale accanto a mio padre, un ruolo che prevedeva fermezza nell'organizzazione del lavoro altrui per portare a buon fine la realizzazione di progetti per ambientazioni
Sento di aver sbagliato ogni volta in cui la mia timidezza si trasformava – per reazione – in arroganza verso le ragazze che corteggiavo o amavo, come se quello fosse l'unico modo giusto per mostrarmi “Uomo” come volevo essere, così ricadevo nel modello corrente del “Maschio”, ruolo nel quale non mi sono mai sentito a mio agio

© Em Paulik Jr., Uomo



gridi stranieri, pelli colorate, parole non dette, non comprese, vite difficili, presenze numerose, trasferite,, sfruttate, molestate, derise ... calpestate, violate senza colpa se non quella di cercare una vita dignitosa, risposta a bisogni  fuori da fame, guerre, negazione di diritti      

QUANTE DONNE STRANIERE VORREBBERO GRIDARE IL grido di Hannora 

Vorrei chiamarmi Hannora,
color cioccolato la mia pelle,
sorriso gaio, birichino
e due occhi brillanti come stelle.
Infuria irruente la tempesta
nella vita di mia madre e nella sua mente
e vige nel mio cuore la tormenta
giacché la mia esistenza
in germoglio a lei in seno, non è una festa.
Con impeto e brutale furore
sono stata qui impiantata,
né l'accento di una carezza o di un sorriso,
né un flebile o caldo gesto d'amore
mi hanno accompagnata.
Sedici anni, Marlene dolce madre mia,
sfuggire non poté a quella avversa sorte,
nessuna carità fu per lei impiegata
quando il potere del terrore
penar la faceva e gridare forte.
Sul filo del rasoio scorre a rischio la mia vita
e mi si gelano la mente e il cuore
nell'udir tremante la sua voce.
Ogni dì e in ciascun istante martire sarà,
per dare a me la vita un ricordo si rinnoverà
che per lei sarà una cruenta croce.
L'incalzar forte dell'angoscia,
l'indolenza dell'orrore
e l'inclemenza dell'oltraggio
struggenti più che morte,
la privano del senso della vita.
...E se non ha più valore
per mia madre l'esistenza,
anche per me che l'amo e gemo
sarà allora finita

Di Ausilia Giordano

“Salindè”, un brano per dire basta alle mutilazioni genitali femminili

In: Uscite & Editoria Scritto da Francesca Lippi e Valentina Gautier, il brano “Salindé” ha trovato nella straordinaria Aida Cooper la giusta interprete. Giusta per dare voce alle vittime delle mutilazioni genitali femminili e per invocare la salvezza per le bambine che, in tutto il mondo, ancora rischiano di subire quest’aberrante pratica.

LA VIOLENZA DELLE MUTILAZIONI
Propongo l'ascolto di “Salindé”, un brano nato dalla sinergia di tre donne: Francesca Lippi, per il testo, Valentina Gautier, per la musica, e Aida Cooper, per l’interpretazione. Tre artiste che hanno creduto in questo progetto finalizzato per dare voce a tutte le donne che hanno subito o rischiano di subire l’infibulazione.
Il singolo – che porta il nome della mutilazione genitale rituale – è stato presentato ufficialmente l’8 marzo 2014 dalla Associazione di promozione sociale “Il granello di sale” e dal magazine on line “Il mio giornale” 


http://www.meiweb.it/?s=salind%C3%A9 



 PER VIVERE

Disponibili  deponibili
mani curate contro carezze violate
mani di carezze
mani di affronto oltraggioso

certezze e  illusioni
travolte passioni
coesione d'intenti
furiosi tormenti 
dolenti e danzanti
perenni certezze 
 incerte debolezze

mani di carezze
di affronto oltraggioso
oscure visioni con ferme pulsanti emozioni
DEE affette da divina presenza 
simulano assenza 
PER VIVERE

 SCRIVETE E FATE SCRIVERE,  L'ESERCIZIO DELLA  SCRITTURA RISULTA INDISPENSABILE, RINFORZA, COSTRUISCE CERTEZZE, METTE IN LUCE GLI ASPETTI MIGLIORI, NON SERVE ESSERE SCRITTORI né POETI
è un esercizio dell'anima che si fa con se stessi, che la scuola deve coltivare per la VITA
La speranza di Generare CAMBIAmenti è determinazione non illusione
Dobbiamo ricordare che in Italia fino al 1981 era contemplato il DELITTO d'onore ed Il matrimonio riparatore...riflettiamo dunque

martedì 25 novembre 2014

GeneriAMO CAMBIAmenti 25 novembre 2014

25 novembre SI AMO tutte donne

http://www.zeroviolenza.it/chi-siamo/25-novembre-giornata-mondiale-contro-la-violenza-sulle-donne

http://www.feriteamorte.it/i-monologhi-sul-femminicidio-di-serena-dandini-arrivano-a-tbilisi/

parole dargento

PAROLE...parole...parole

ora AZIONI...azioni...azioni

Serena Dandini “ FERITE A MORTE” Più di un terzo della popolazione femminile nel mondo è vittima di violenza fisica o sessuale; per molti di loro la violenza è perpetrata dal partner, come affermato dal rapporto delle Nazioni Unite pubblicato dalla Organizzazione delle Nazioni Unite Mondiale della Sanità (OMS) lo scorso giugno, questo spettacolo sta facendo il giro del mondo

Il 25 novembre è stato scelto nel 1999 come Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite che ha ufficializzato una data che fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà nel 1981. 

Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle 
tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell'arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.

UNA LETTURA…un’altra
25 novembre GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Il lato oscuro degli uomini. La violenza maschile contro le donne 
a cura di Alessandra Bozzoli, Maria Merelli, Maria Grazia Ruggerini
Esce la seconda edizione ampliata con la mappatura aggiornata dei centri che si occupano degli uomini violenti.
Comprendere che la violenza sulle donne è prima di tutto un problema degli uomini, tutti, significa spostare l’attenzione dalle vittime agli autori.
In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne arriva in libreria la seconda edizione del libro curato dall’Associazione LeNove. 
Il volume analizza profili, comportamenti, ragioni e vissuti degli 
uomini autori di violenze sulle donne e di femminicidio. Chi sono? Perché sono violenti? Come intervenire? Bisogna agire sui modelli culturali fondati su quegli equilibri patriarcali di potere contro i quali hanno lavorato fin dagli anni Ottanta i Centri antiviolenza e le Case per donne maltrattate.
Nell’ultimo anno la tematica ha riscontrato un interesse sempre maggiore, portando a una maggiore 
sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Le discussioni nate attorno al libro hanno senz’altro contribuito alla crescita di consapevolezza del fenomeno anche da parte degli uomini. In questa seconda edizione si fa il punto della situazione e si propone una mappatura aggiornata al 2014 dei centri che in Italia si occupano degli uomini violenti. La fotografia che l’aggiornamento della mappatura ci consegna, a circa due anni di distanza dalla prima, mostra un certo fermento: sono nati nuovi Centri rivolti agli uomini che hanno agito/agiscono violenza e altri sono in fase di progettazione. Un dato significativo, elemento di interesse e discussione anche nella dialettica che si è aperta con i centri antiviolenza. Una caratteristica per così dire trasversale nella casistica della violenza sulle donne è la povertà, poiché questa è presente in alcune delle sue forme, o ne è addirittura la causa. Ebbene, secondo dati ONU, il 70% di quel miliardo di persone che (secondo i canoni della stessa ONU) vive sotto la soglia di povertà, appartiene al sesso femminile. Quindi in questi casi ci troviamo di fronte ad una doppia violazione dei diritti umani, la violazione costituita dall’estrema povertà e quella della violenza subita.

E non va trascurato  che lo stato di indigenza delle donne in alcuni paesi è, se non dovuto alla legge, quanto meno favorito da leggi discriminatorie. In alcuni paesi africani ancora le donne non possono ereditare e in altri paesi non possono in pratica essere imprenditrici, non essendo loro consentito di essere intestatarie di conti correnti o finanziamenti bancari, se non insieme al marito. La donna, infatti, in molte parti del mondo non ha la piena titolarità di tutti i diritti come un uomo, ma resta sempre subordinata ad un uomo, il padre prima ed il marito poi.
“Sono ancora viva” Voci di donne che hanno detto basta alla violenza casa editrice Le Lettere
Ma quali sono le più diffuse forme di violenza sulle donne?
Violenza domestica-Pedofilia-Tratta
oltre a …Mutilazioni genitali -Stupro di guerra

VIOLENZA DOMESTICA

Secondo una ricerca condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 70% delle donne vittime di omicidi sono state uccise dai loro partners maschili.
Questo dato fornisce la dimensione e la gravità del problema, tenuto conto che la violenza domestica ha diffusione mondiale senza eccezione alcuna. Infatti anche i paesi più evoluti in termini di organizzazione sociale e di garanzia dei diritti individuali non sono esenti da una notevole diffusione della violenza domestica.

Va chiarito che la violenza domestica non è soltanto violenza fisica, che comprende anche la violenza sessuale, ma può essere anche, anzi il più delle volte è, violenza psicologica, minacce, intimidazioni, persecuzioni, coercizioni, divieti, segregazione, umiliazioni e talvolta anche violenza economica, come negazione di disponibilità finanziarie, dell’acquisto di vestiario o altro, del cibo, di cure mediche e perfino appropriazione del reddito. Insomma la violenza domestica può assumere le forme più disparate ed umilianti.

Nella violenza domestica va incluso, in molti paesi, il controllo esercitato dagli uomini della famiglia sulle donne del nucleo familiare, quindi dal padre e dai fratelli sulle figlie e le sorelle. Il controllo, inteso nel senso della restrizione e della imposizione delle scelte degli uomini sulle donne, va dai semplici spostamenti, per lo studio, per il lavoro o per il tempo libero, alle frequentazioni e le amicizie, alla scelta del fidanzato e quindi del marito. In altri termini in molti paesi vige ancora la cultura che alla donna vada negata ogni scelta, dalla più banale alle più importanti, come, in primo luogo, la scelta del marito nel presupposto che essa sia di “proprietà” di un uomo, prima il padre, coadiuvato dai figli maschi, e poi il marito.

Nell’ambito di questa logica, si arriva alle peggiori violenze fisiche, come la punizione di colei che ha “trasgredito” mediante percosse, talvolta tanto violente da lasciare segni permanenti o menomazioni, o, perfino, la “acidificazione”, ossia l’utilizzo dell’acido per sfregiare il volto della moglie, o della figlia o della sorella.

Qual è la situazione della violenza domestica in Italia?
Secondo un dato diffuso ai primi di ottobre da Telefono Rosa, nei primi 9 mesi del 2012 sono state uccise 98 donne. Sempre per Telefono Rosa, nella maggior parte dei casi si tratta di violenza domestica: gli autori dei delitti, infatti, sono per lo più mariti, fidanzati ed ex partner.

Questo dato è abbastanza in linea con le statistiche sugli omicidi negli ultimi anni. In Italia mediamente si verificano ogni anno circa 160 omicidi di donne (contro 600 di uomini), dei quali circa 100 sono attribuibili a violenza domestica, quasi i due terzi, dato abbastanza vicino al 70% a livello mondiale indicato dall’ONU.

Il fenomeno è stato oggetto di indagine statistica in Italia da parte dell’ISTAT nel 2006 ed ha fornito i seguenti dati:
6.743.000 le donne da 16 a 70 anni che sono state vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita.
L'analisi fornisce alcuni raffronti tra violenza avvenuta all’interno della famiglia ed evento violento attribuito a "sconosciuti":

14,3% delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale all’interno della relazione di coppia (da un partner o da un ex partner) mentre il 24,7% da un altro uomo;
le violenze non denunciate sono stimate attorno al 96% circa se subite da un non partner, al 93% se subite da partner;
la maggioranza delle vittime ha subito più episodi di violenza, nel 67,1% da parte del partner, nel 52,9% da non partner, nel 21% violenza sia in famiglia che fuori;
674.000 donne hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della violenza.
C’è da sottolineare, comunque, che le indagini statistiche sulla violenza domestica sono estremamente difficili e quindi anche abbastanza aleatorie. C’è infatti d la tendenza a non denunciare (come già sottolineato in precedenza su fonte ISTAT) a volte per paura a volte per vergogna (come se fosse una propria colpa), a volte per entrambi i motivi.

 

Cosa si può fare per lottare la violenza domestica?
Certamente si può migliorare la cultura della non violenza soprattutto nelle scuole,
ma non è una soluzione di breve periodo.
Nell’immediato bisogna incoraggiare la denuncia e, quindi l’assistenza, sia psicologica, da parte di operatori specializzati, sia pratica, mettendo a disposizione strumenti validi per consentire di allontanarsi da un ambiente violento. In particolare è necessario che i governi prendano misure atte a garantire alle vittime protezione economica e un rifugio sicuro con una adeguata organizzazione che, a fronte di un appello, sia in grado di intervenire rapidamente ed efficacemente.

MOLESTIE SESSUALI NEI CONFRONTI DI MINORI (PEDOFILIA)
Le molestie sessuali nei confronti di bambine e adolescenti si verificano in tutto il mondo e sono dati agghiaccianti per dimensioni.
Secondo uno studio condotto dall’ONU, nel 2002 sono stati sottoposti a rapporti sessuali forzati o ad altre forme di violenza che includono il contatto fisico molesto 150 milioni di bambine o ragazze e 73 milioni di bambini o ragazzi sotto i 18 anni.

Un'insieme di studi condotti in 21 paesi (la maggior parte dei quali sviluppati) rileva che una percentuale variante tra il 7 e il 36% delle donne e il 3 e il 29% degli uomini afferma d'esser stata vittima di abusi sessuali durante l'infanzia, e la maggior parte degli studi ha riscontrato che il tasso di abusi tra le bambine è da una volta e mezzo a tre volte superiore a quello dei bambini. La maggior parte degli abusi è avvenuta in ambito familiare.

Uno studio in molti paesi condotto dall'OMS, comprendente tanto paesi sviluppati che in via di sviluppo, indica che tra l'1 e il 21% delle donne ha denunciato di essere stata abusata sessualmente prima del 15° anno di età, nella maggior parte dei casi da membri maschi della famiglia.
Secondo uno studio condotto negli USA, l’83% delle alunne delle classi dall’8° all’11° livello (tra i 12 e i 15 anni) che frequentano le scuole pubbliche, subiscono qualche forma di molestia sessuale.

LA TRATTA
In sintesi per tratta si intende il reclutamento ed il trasferimento di una persona a fini di sfruttamento (il più delle volte prostituzione).
La tratta è ovviamente, in sé, una violazione dei diritti umani, ma che ne implica, inevitabilmente altri, poiché chi la subisce è soggetto anche a maltrattamenti, se non torture, segregazione, malnutrizione, mancanza di cure mediche, fino a giungere, talvolta alla perdita della vita. In altri termini è la forma moderna della schiavitù, anche perché caratteristica propria della tratta è il passaggio per varie mani, diventando la vittima un oggetto di compravendita da uno sfruttatore all’altro.

Varie convenzioni internazionali precedono repressione, fra l’altro, della tratta, come la Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e la Convenzione europea sull’azione contro la tratta di esseri umani.
A livello mondiale, le vittime della tratta di esseri umani sono stimate a due milioni e mezzo all’anno. L’ottanta per cento di loro sono donne e ragazze. Secondo l’organizzazione internazionale Save the Children, sono circa 1,2 milioni i minori di 18 anni vittime di tratta nel mondo.
L’Italia è purtroppo un paese interessato dalla tratta
 Tante iniziative:
Ten occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, gli assessorati  all'Educazione e alla Formazione, Cultura, Politiche sociali e Pari opportunità del Comune di Monsummano Terme e Il Teatro dei Garzoni – Teatro Toscana Pescia, in collaborazione con U Svegliu Calvese (Corsica – Francia) TeatrEuropa de Corse, l’Associazione 365 giornialfemminile - Libere Tutte, presentano lo spettacolo teatrale itinerante Nelle mani di Barbablù. Storie di ordinaria violenza, ideato e diretto dal regista Orlando Forioso.
Al teatro Corsini di Barberino del Mugello ore 21  lo spettacolo Perché? 
  DIGNITÀ giornalistica?Il giornalismo, brutti articoli e strumentalizzazione Volgare,osceno, vergognoso. Nella storia del giornalismo italiano vi sono episodi frutto di un dettato informativo miserabile che nulla hanno a che vedere con la deontologia professionale. Servizi che sguazzano nei retroscena del peggior gossip senza nessun rispetto per i lettori. L'ultima vittima di questa tendenza di cui sembra di non arrivare mai a toccare il fondo, è il ministro Marianna Madia, intenta a mangiare un cono gelato. Ma il titolo delle foto pubblicate dal settimanale è chiaramente allusivo e volutamente sessista. Non meno grave, poi, è il fatto che la destra, trattandosi di una rivista diretta da un amico personale dell'ex premier, per sviare l'attenzione dal pesante rigurgito maschilista, abbia cercato di buttarla in politica, quando invece l'unica cosa onesta da fare era di riparare all'offesa fatta alla dignità delle donne. No davvero, una brutta pagina. Circa il 60 per cento di chi soffre la fame cronica, nel mondo, è donna. Ciò è dovuto al fatto che spesso le donne non hanno pari accesso alle risorse, all'istruzione e alla creazione di reddito, oltre ad avere un ruolo minore nei processi decisionali.

·         NOTA BENE  Circa il 60 per cento di chi soffre la fame cronica, nel mondo, è donna. Ciò è dovuto al fatto che spesso le donne non hanno pari accesso alle risorse, all'istruzione e alla creazione di reddito, oltre ad avere un ruolo minore nei processi decisionali.

E quando le donne soffrono fame e malnutrizione, altrettanto le soffrono i loro bambini. Oltre 19 milioni di bambini nascono, ogni anno, sottopeso; conseguenza spesso di un'inadeguata nutrizione delle loro madri prima e durante la gravidanza

SIAMO stanche ORA  della vIOlenza  letta, sentita, assistita o vissuta personalmente
IO  dico BASTA alla violenza contro le donne
              inSIeme SI può
179 le donne uccise in Italia nel 2013


In Toscana   28 in 4 anni 
          119 bambine abusate solo nel 2013
Generare cambiaMENTI si può !

giovedì 13 novembre 2014

Proposta di lettura "SI Può"

File, Fondazione italiana di Leniterapia ha presentato il 6 ottobre alle Oblate il bellissimo libro  di Beatrice Masini e Arianna Papini “SI PUÒ” edito da Carthusia

 Una favola, breve ma di un’intensità profonda un nuovo strumento dedicato a tutti ma in particolare ai docenti sempre così “difficilmente distratti” rispetto a temi di complessa gestione relazionale e sentimentale come la perdita, il distacco. La lettura del libro è avvincente, scorrevole, ti prende e non ti lascia perché non è scontata ed il punto di arrivo appare incerto. 
Cattura fin dall’ inizio con parole semplici, spontanee che si fanno portavoce di un quotidiano perduto e di un presente sconcertante  perché inesorabile, la trama infatti  ci cala, prendendoci per mano con delicatezza estrema, nel tumulto e nell’ impeto delle emozioni scaturite da eventi scongiurati ma inarrestabili.
La vita è già complicata di per sé e quando giunge qualche cosa tra capo e collo di tristemente inatteso i confini dell’ignoto si spalancano, quale sorte, che fine, come si potrà? Si può, valore assoluto espresso nel titolo, sicurezza, fierezza risolutiva, questo è il tesoro nascosto nelle pagine del bellissimo libro, la certezza nonostante tutto di essere capaci nella ricchezza di relazioni di costruzione immaginaria, di  trovare la capacità di  andare avanti per affrontare la ricostruzione del  futuro.
 Tre piccoli  eroi senza nome, con un volto neutro sapientemente tracciato dalle mani esperte di Arianna Papini, tanto impreparati quanto fragili  in un mondo che cambia improvvisamente disarmati e disarmanti di fronte alla triste realtà piuttosto ostile. Venuti da lontano per intraprendere un cammino, un viaggio lungo e faticoso per lasciarsi alle spalle le cose perdute con “cuori pesanti e valigie piccole”,  in un percorso dove i pensieri sono nuvole che si dissolvono con i ricordi e le valigie racchiudono cose segrete della vita che non c’è più, ma che, come protagonisti determinati, appaiono sostenuti dallo stare insieme, dal dialogo e da un dopo, un futuro da costruire in tre. Lo stupore del lettore sta nell’ incontrare un buco non per piombarci dentro e perdersi, aspetto prevedibile, ma per ricostruire tramite oggetti preziosi, al momento inutili, un mondo di concretezza dove ci si può perdere nella dolcezza del passato costruendo con impegno il presente ed il futuro.
Adatto ad essere messo in scena, godibile a più riprese nel leggerlo e rileggerlo, un monito per grandi e piccini, un esempio, si può, basta volerlo impegnandosi insieme nell’ intraprendere viaggi metaforici nella giusta direzione.
Vincere in un mondo svuotato di senso significa riportare la serenità e la felicità gli uni negli altri, costruire un’alternativa alla sconfitta nel dolore, sancire la fine di un periodo per ricostruirvi sopra qualche cosa che permetta di affrontare la vita.  Un libro non per sognatori, seppur intriso di sogno, che offre incredibili spunti di lavoro e di dialogo. Non si può soccombere, non si deve, Il sole, la casa, finalmente un sorriso, le ultime pagine cedono al colore chiaro e luminoso di un giorno senza tempo, ma la storia non finisce qui, il seguito ti accompagna, ti consola, perché c’è magia nella realtà.
da leggere e mettere in scena
La ricerca di parole semplici e chiare per la narrazione, di colori ovattati e tratti insoliti quasi mitologici nella rappresentazione, il formato grande e leggero, la copertina invitante e rassicurante, questi elementi, uniti, rappresentano a mio avviso il valore assoluto dell’opera da non perdere nella lettura e nel possesso.

Grazie per questa importante produzione  a File e a Carthusia che ha subito accolto e messo in atto l'idea proposta, libro da diffondere con determinazione soprattutto nelle scuole dove non sempre si riesce a conoscere chi abbiamo di fronte né a comprendere di che cosa è portatore; il distacco relazionale, la facciata di classe, la neutralità che non tradisce coinvolgimento fanno il resto. 
La Scuola buona parte da qui, dalle emozioni