sacro e profano in piazza santa Croce |
Quanto faticoso entusiasmo per naufragare fragorosamente nel Centro delle nostre belle città ma la logica illogica del potente modernismo dilagante, dell'ostinato invito ad acquistare ciò che non serve, a consumare oltre il superfluo crea disagio mentale. Problemi giganteschi di trasmissione di valori e disvalori. I pensieri oltrepassano la bellezza agghindata di orpelli, si insinuano ansimanti nei dubbi amletici: essere o non essere? Esistere o apparire? Ce l'ho o mi manca?
Un sole accecante mentre i corpi densamente stratificati di rivestimenti per l'aria gelida, sussultano di sofferenza ad ogni balzo impetuoso nei magazzini o boutique ormai rigorosamente spalancati sulle vie, aggrediti da necessarie folate di caldo estremo, lusingante invito a spogliarsi e provare ciò di cui non abbiamo nessuna necessità. Il cibo esposto corteggia i palati, agonizza in vetrina richiamando appetiti sopiti, desideri repressi, bisogni già appagati.
Che sia civiltà? Che si chiami consumo consapevole, che si lancino appelli umanitari ed etiche sfide in questo stracolmo bordello festivo appare morale?
La ricchezza concentrata nell'1% della popolazione, il rimanente 99% si divide le briciole, una società succube delle apparenze e degli eccessi dove il lusso è obbligatorio mentre la povertà puzza e contagia senza vaccini efficaci, bisogni e necessità falsificati, dignità da cercare in molti luoghi apparentemente indegni. Inneggiare alla amicizia e solidarietà tra gli uomini appare retorica come invitare alla fratellanza, alla inclusione peraltro indispensabili per convivere.
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