Quando? Come? Puo ripetersi più volte? Domande complesse, intanto godiamone a pieno per poi capire e rielaborare.
Una sopresa improvvisa per gli occhi, una scoperta furtiva, una notizia inattesa, uno sguardo complice, il sole sulla pelle, una pagina emozionante, un incontro, una scoperta ed è fatta, lo stato muta ed il benessere ti inonda piacevolmente sviluppando insperate energie.
Come una nuvola che scopre il sole, come una manciata di petali profumati, come una dolce musica ed una cucchiaiata di gelato, così l'emozione ti prende, ti carica e ti porta altrove.
La gioia è effimera, impalpabile, delicata, si effonde facilmente, ma altrettanto facilmente può vanificarsi, fornisce una potenza incommensurabile.
La gioia è un’emozione di alta intensità che proviamo quando crediamo, con certezza, che uno scopo per noi molto importante sia stato realizzato.
La gioia si prova dopo il raggiungimento di qualche cosa, la speranza prima o durante l'attesa quindi è il fattore TEMPO a determinare la diversità tra questi due stati d'animo.
Immediatamente cambia il nostro stato, ci si sente elettrici, eccitati e soddisfatti.
Quanti sentimenti possiamo scomodare in nome di questa intensa trepidazione, per descriverli utilizziamo parole forti, sinonimi quali:
felicità
soddisfazione
contentezza
allegria
delizia
appagamento e piacere
La gioia intesa come emozione è lo stato che viviamo in conseguenza di una esperienza che risulta appagante.
...
L'Inno alla Gioia è l'adattamento del quarto ed ultimo movimento della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven .
E’ una marcia di gioia, festante, scintillante di colori argentini, che accompagna l'uomo che percorre il cammino gioioso della vita ma è soprattutto un grandissimo messaggio di pace e di fratellanza; con tale composizione Beethoven volle formulare un aperto invito alla fratellanza universale e proprio per rendere tale messaggio il più chiaro possibile, egli decise di far cantare nel finale un testo del poeta tedesco a lui contemporaneo, Friedrich von Schiller: l'Inno alla Gioia.
L'ode è una lirica nella quale la gioia è intesa non come semplice spensieratezza e allegria, ma come risultato a cui l'uomo giunge quando si libera dal male, dall'odio e dalla cattiveria.
Proprio per questa esortazione alla fraterna amicizia, la melodia su cui viene intonato questo Inno alla Gioia è stata adottata come "Inno europeo" dal Consiglio d'Europa nel 1972 e viene utilizzato dall'Unione europea dal 1986.
Come inno è volutamente rimasto privo di testo ed utilizza il linguaggio universale della musica, riuscendo ad esprimere gli ideali di libertà, pace e solidarietà perseguiti dall'Europa.
Beethoven la presentò per la prima volta e la diresse nel teatro della Porta di Carinzia a Vienna il 7 maggio 1824.
Si narra che in tale occasione il pubblico gli tributò una fervente ovazione, ma lui non manifestò di apprezzarla. Gli si avvicinò allora la cantante Carolina Unger che, consapevole della sua completa sordità lo invitò con un gesto a girarsi verso il pubblico. A quel punto Beethoven, resosi conto dell’esultanza dei presenti, constatò il suo trionfo e si commosse.
Herbert von Karajan, uno dei più grandi direttori d'orchestra del Novecento, ne ha realizzato, su richiesta del Consiglio d'Europa, tre versioni strumentali per piano solo, fiati e orchestra sinfonica.
Beethoven ha una grande fiducia nel progresso e nel miglioramento dell'umanità. Per lui c'è sempre qualcosa da raggiungere al di là del limite: gli ostacoli della vita sono necessari perché superandoli si diventa migliori, si deve andare avanti nonostante le difficoltà ed avere fiducia nel futuro.
Un monito essenziale, da oggi 3 giugno 2020 tutto sembra tornare alla quasi "normalità", una conquista non indifferente di questi tempi. Gioia pura.
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