Un positivo tira l'altro, e due nella stessa abitazione potrebbero dover separarsi, isolamenti e quarantene rischiano di ossessionare noi poveri mortali e bloccare il paese.
Tamponi cercasi disperatamente per stare più tranquilli, per recarsi ad un incontro mentre
l'ansia sale, l'incertezza attanaglia, l'angoscia si impadronisce delle Festività.
Avanti tutta ma come? Vedere nel volto altrui un nemico potenzia la diffidenza.
Suonare il campanello di conoscenti per un saluto crea disagio e panico, mentre il terrore corre sul filo
si rallentano i rapporti e si affievoliscono i battiti del nostro cuore...
Quanto ancora durerà non ci è dato sapere ma ormai conosciamo bene l'ansia di uno starnuto e il brivido sordido di un raffreddore, la flessibilità delle indicazioni, uno due tre vaccini di speranza, l'immunità di gregge raggiunta ma inutile, avanti tutta tra letto e PC. poltrona e TV.
Margherita Guidacci
Tra risa, grida e coppe di spumante
L’anno nuovo ha schiacciato
L’antico. Sparsi restano
Lungo le strade i cocci della festa.
E l’ombra è scesa d’un altro grado sul tuo quadrante.
Nacque a Firenze
il 25 apr. 1921 da Antonio, avvocato, e da Leonella Cartacci. Figlia unica,
trascorse un'infanzia e un'adolescenza solitarie, a contatto con un mondo di
adulti e di anziani senza stabilire relazioni amichevoli con i coetanei,
dedicandosi soprattutto allo studio e alla lettura. Erano per lei occasione di
distrazione i soggiorni estivi a Scarperia, paese d'origine dei genitori, dove
maturò quel rapporto con la natura che sarebbe diventato motivo ricorrente
nella sua poesia. A Firenze frequentò la scuola, nel 1939 si
iscrisse alla facoltà di lettere e scoprì la letteratura contemporanea
attraverso l'insegnamento di G. De Robertis, con il quale si laureò, nel 1943,
discutendo una tesi sulla poesia di Ungaretti, ritenuta audace e ottenuta dopo
molte insistenze.
Invito tutte/i a cercare nelle sue numerose raccolte i testi di una poesia del novecento genuina e intrisa di solitudine, frutto di introspezione e visione di sacra religiosità della Natura. ...
Il tuo ricordo, sul fondo
della mia solitudine,
ne rivela l’ampiezza
e tuttavia la limita.
Così un canto d’uccello
addolcisce l’immensità del cielo
e una singola vela
rende umano il mare.
Morì a Roma il 19 giugno del 1992