quante bocche metaforicamente cucite |
Il silenzio, in silenzio quanta violenza quanto violato pudore, quanta resistenza rimossa, quanta voglia di tacere ma bisogno di gridare, omertà perbenista, figlia di tempi non solo remoti, quante storie che fanno la storia, quanto dolore serra le labbra appena dischiuse, quanta rabbia generata troppo spesso dalla dolcezza dall'amore, dal desiderio di essere vista, di esistere per donare, dal desiderio di VIVERE e non MORIRE dentro, fuori x SEMPRE
IO non ho bisogno di denaro
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri, di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti…
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
Alda Merini, da Terra d’amore. Milano, Acquaviva, 2003
OLTRE I MODELLI
«... quella volta che era oltre i confini dell'amore»
ho vissuto i miei vent' anni tra la fine dei ’50 e i primi anni ’60: i modelli sociali erano maschilisti e prendevano riferimenti da film di genere e dalla cronaca con i ‘duri’ di turno... si andava dal maltrattamento psico-fisico a reati estremi come gli uxoricidi e quelli – neppure puniti dalla legge – detti “delitti d’onore”
anche se la mia famiglia era un modello positivo, per me che ero cresciuto velocemente – sospinto dalla guerra e dagli studi precoci – risultò difficile non tenere conto del mondo esterno, degli adulti nel quale entravo in corsa...
una percentuale degli uomini adulti viveva la propria donna come una “proprietà”, quella stessa donna che la tradizione, spesso bigotta, relegava nel ruolo di moglie-madre, amante e serva sottomessa
Questi “maschi veri” malmenavano la moglie, sobri o ‘bevuti’ che fossero, per riaffermare la superiorità di chi aveva un ruolo/trappola: quello del “capofamiglia” (figura poi abolita da una legislazione illuminata),
quello stesso capo(famiglia) che rivendicava il diritto a riscuotere, sopra o sotto le lenzuola – spesso senza gran rispetto – il ‘corpo’ della sua donna come strumento di suo piacere
Così crescevo e mi formavo, tra l’altro, nell'antagonismo con i coetanei ed era un modo illusorio e rischioso di auto-affermazione, dove alla mia mitezza di carattere si affiancava un ruolo professionale accanto a mio padre, un ruolo che prevedeva fermezza nell'organizzazione del lavoro altrui per portare a buon fine la realizzazione di progetti per ambientazioni
Sento di aver sbagliato ogni volta in cui la mia timidezza si trasformava – per reazione – in arroganza verso le ragazze che corteggiavo o amavo, come se quello fosse l'unico modo giusto per mostrarmi “Uomo” come volevo essere, così ricadevo nel modello corrente del “Maschio”, ruolo nel quale non mi sono mai sentito a mio agio
anche se la mia famiglia era un modello positivo, per me che ero cresciuto velocemente – sospinto dalla guerra e dagli studi precoci – risultò difficile non tenere conto del mondo esterno, degli adulti nel quale entravo in corsa...
una percentuale degli uomini adulti viveva la propria donna come una “proprietà”, quella stessa donna che la tradizione, spesso bigotta, relegava nel ruolo di moglie-madre, amante e serva sottomessa
Questi “maschi veri” malmenavano la moglie, sobri o ‘bevuti’ che fossero, per riaffermare la superiorità di chi aveva un ruolo/trappola: quello del “capofamiglia” (figura poi abolita da una legislazione illuminata),
quello stesso capo(famiglia) che rivendicava il diritto a riscuotere, sopra o sotto le lenzuola – spesso senza gran rispetto – il ‘corpo’ della sua donna come strumento di suo piacere
Così crescevo e mi formavo, tra l’altro, nell'antagonismo con i coetanei ed era un modo illusorio e rischioso di auto-affermazione, dove alla mia mitezza di carattere si affiancava un ruolo professionale accanto a mio padre, un ruolo che prevedeva fermezza nell'organizzazione del lavoro altrui per portare a buon fine la realizzazione di progetti per ambientazioni
Sento di aver sbagliato ogni volta in cui la mia timidezza si trasformava – per reazione – in arroganza verso le ragazze che corteggiavo o amavo, come se quello fosse l'unico modo giusto per mostrarmi “Uomo” come volevo essere, così ricadevo nel modello corrente del “Maschio”, ruolo nel quale non mi sono mai sentito a mio agio
© Em Paulik Jr., Uomo
gridi stranieri, pelli colorate, parole non dette, non comprese, vite difficili, presenze numerose, trasferite,, sfruttate, molestate, derise ... calpestate, violate senza colpa se non quella di cercare una vita dignitosa, risposta a bisogni fuori da fame, guerre, negazione di diritti | |||
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PER VIVERE
Disponibili deponibili
mani curate contro carezze violate
mani di carezze
Disponibili deponibili
mani curate contro carezze violate
mani di carezze
mani di affronto oltraggioso
certezze e illusioni
travolte passioni
coesione d'intenti
furiosi tormenti
dolenti e danzanti
perenni certezze
incerte debolezze
mani di carezze
di affronto oltraggioso
mani di carezze
di affronto oltraggioso
oscure visioni con ferme pulsanti emozioni
DEE affette da divina presenza
simulano assenza
PER VIVERE
SCRIVETE E FATE SCRIVERE, L'ESERCIZIO DELLA SCRITTURA RISULTA INDISPENSABILE, RINFORZA, COSTRUISCE CERTEZZE, METTE IN LUCE GLI ASPETTI MIGLIORI, NON SERVE ESSERE SCRITTORI né POETI
è un esercizio dell'anima che si fa con se stessi, che la scuola deve coltivare per la VITA
La speranza di Generare CAMBIAmenti è determinazione non illusione
Dobbiamo ricordare che in Italia fino al 1981 era contemplato il DELITTO d'onore ed Il matrimonio riparatore...riflettiamo dunque
La speranza di Generare CAMBIAmenti è determinazione non illusione
Dobbiamo ricordare che in Italia fino al 1981 era contemplato il DELITTO d'onore ed Il matrimonio riparatore...riflettiamo dunque
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