giovedì 27 novembre 2014

Testi da vivere parole per morire

quante bocche metaforicamente cucite

TESTI DA VIVERE PAROLE PER MORIRE
 Il silenzio, in silenzio quanta violenza quanto violato pudore, quanta resistenza rimossa, quanta voglia di tacere ma bisogno di gridare, omertà perbenista, figlia di tempi non solo remoti, quante storie che fanno la storia, quanto dolore serra le labbra appena dischiuse, quanta rabbia generata troppo spesso dalla dolcezza dall'amore, dal desiderio di essere vista, di esistere per donare, dal desiderio di VIVERE e non MORIRE dentro, fuori x SEMPRE

IO non ho bisogno di denaro

Ho bisogno di sentimenti,
  di parole, di parole scelte sapientemente,
  di fiori detti pensieri, di rose dette presenze,
  di sogni che abitino gli alberi,
  di canzoni che facciano danzare le statue,
  di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti…

Ho bisogno di poesia,
   questa magia che brucia la pesantezza delle parole
   che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

Alda Merini, da Terra d’amore. Milano, Acquaviva, 2003


OLTRE I MODELLI

«... quella volta che era oltre i confini dell'amore»
ho vissuto i miei vent' anni tra la fine dei ’50 e i primi anni ’60: i modelli sociali erano maschilisti e prendevano riferimenti da film di genere e dalla cronaca con i ‘duri’ di turno... si andava dal maltrattamento psico-fisico a reati estremi come gli uxoricidi e quelli – neppure puniti dalla legge – detti “delitti d’onore”
anche se la mia famiglia era un modello positivo, per me che ero cresciuto velocemente – sospinto dalla guerra e dagli studi precoci – risultò difficile non tenere conto del mondo esterno,  degli adulti nel quale entravo in corsa...
una percentuale degli uomini adulti viveva la propria donna come una “proprietà”, quella stessa donna che la tradizione, spesso bigotta, relegava nel ruolo di moglie-madre, amante e serva sottomessa
Questi “maschi veri” malmenavano la moglie, sobri o ‘bevuti’ che fossero, per riaffermare la superiorità di chi aveva un ruolo/trappola: quello del “capofamiglia” (figura poi abolita da una legislazione illuminata),
quello stesso capo(famiglia) che rivendicava il diritto a riscuotere, sopra o sotto le lenzuola – spesso senza gran rispetto  – il ‘corpo’ della sua donna come strumento di suo piacere
Così crescevo e mi formavo, tra l’altro, nell'antagonismo con i coetanei ed era un modo illusorio e rischioso di auto-affermazione, dove alla mia mitezza di carattere si affiancava un ruolo professionale accanto a mio padre, un ruolo che prevedeva fermezza nell'organizzazione del lavoro altrui per portare a buon fine la realizzazione di progetti per ambientazioni
Sento di aver sbagliato ogni volta in cui la mia timidezza si trasformava – per reazione – in arroganza verso le ragazze che corteggiavo o amavo, come se quello fosse l'unico modo giusto per mostrarmi “Uomo” come volevo essere, così ricadevo nel modello corrente del “Maschio”, ruolo nel quale non mi sono mai sentito a mio agio

© Em Paulik Jr., Uomo



gridi stranieri, pelli colorate, parole non dette, non comprese, vite difficili, presenze numerose, trasferite,, sfruttate, molestate, derise ... calpestate, violate senza colpa se non quella di cercare una vita dignitosa, risposta a bisogni  fuori da fame, guerre, negazione di diritti      

QUANTE DONNE STRANIERE VORREBBERO GRIDARE IL grido di Hannora 

Vorrei chiamarmi Hannora,
color cioccolato la mia pelle,
sorriso gaio, birichino
e due occhi brillanti come stelle.
Infuria irruente la tempesta
nella vita di mia madre e nella sua mente
e vige nel mio cuore la tormenta
giacché la mia esistenza
in germoglio a lei in seno, non è una festa.
Con impeto e brutale furore
sono stata qui impiantata,
né l'accento di una carezza o di un sorriso,
né un flebile o caldo gesto d'amore
mi hanno accompagnata.
Sedici anni, Marlene dolce madre mia,
sfuggire non poté a quella avversa sorte,
nessuna carità fu per lei impiegata
quando il potere del terrore
penar la faceva e gridare forte.
Sul filo del rasoio scorre a rischio la mia vita
e mi si gelano la mente e il cuore
nell'udir tremante la sua voce.
Ogni dì e in ciascun istante martire sarà,
per dare a me la vita un ricordo si rinnoverà
che per lei sarà una cruenta croce.
L'incalzar forte dell'angoscia,
l'indolenza dell'orrore
e l'inclemenza dell'oltraggio
struggenti più che morte,
la privano del senso della vita.
...E se non ha più valore
per mia madre l'esistenza,
anche per me che l'amo e gemo
sarà allora finita

Di Ausilia Giordano

“Salindè”, un brano per dire basta alle mutilazioni genitali femminili

In: Uscite & Editoria Scritto da Francesca Lippi e Valentina Gautier, il brano “Salindé” ha trovato nella straordinaria Aida Cooper la giusta interprete. Giusta per dare voce alle vittime delle mutilazioni genitali femminili e per invocare la salvezza per le bambine che, in tutto il mondo, ancora rischiano di subire quest’aberrante pratica.

LA VIOLENZA DELLE MUTILAZIONI
Propongo l'ascolto di “Salindé”, un brano nato dalla sinergia di tre donne: Francesca Lippi, per il testo, Valentina Gautier, per la musica, e Aida Cooper, per l’interpretazione. Tre artiste che hanno creduto in questo progetto finalizzato per dare voce a tutte le donne che hanno subito o rischiano di subire l’infibulazione.
Il singolo – che porta il nome della mutilazione genitale rituale – è stato presentato ufficialmente l’8 marzo 2014 dalla Associazione di promozione sociale “Il granello di sale” e dal magazine on line “Il mio giornale” 


http://www.meiweb.it/?s=salind%C3%A9 



 PER VIVERE

Disponibili  deponibili
mani curate contro carezze violate
mani di carezze
mani di affronto oltraggioso

certezze e  illusioni
travolte passioni
coesione d'intenti
furiosi tormenti 
dolenti e danzanti
perenni certezze 
 incerte debolezze

mani di carezze
di affronto oltraggioso
oscure visioni con ferme pulsanti emozioni
DEE affette da divina presenza 
simulano assenza 
PER VIVERE

 SCRIVETE E FATE SCRIVERE,  L'ESERCIZIO DELLA  SCRITTURA RISULTA INDISPENSABILE, RINFORZA, COSTRUISCE CERTEZZE, METTE IN LUCE GLI ASPETTI MIGLIORI, NON SERVE ESSERE SCRITTORI né POETI
è un esercizio dell'anima che si fa con se stessi, che la scuola deve coltivare per la VITA
La speranza di Generare CAMBIAmenti è determinazione non illusione
Dobbiamo ricordare che in Italia fino al 1981 era contemplato il DELITTO d'onore ed Il matrimonio riparatore...riflettiamo dunque

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