Ogni 27 gennaio apriamo bene le orecchie, spalanchiamo i nostri occhi e sollecitiamo i nostri giovani ad un ascolto che sia memoria e cittadinanza attiva, perché non si deve dimenticare, non si può capire ma abbiamo l'obblogo di riconoscere e far conoscere il valore del male ieri ed oggi
il 27 gennaio 2018
Oggi è Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell'Olocausto.
Con questo termine si indica, a partire dalla seconda metà del XX secolo, il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati, noi per primi, nei confronti degli ebrei d'Europa e, per estensione, lo sterminio nazista verso tutte le persone ritenute appartenenti a categorie riconosciute dal regime bazista e fascista ( leggi raziali) "indesiderabili", che causò circa 15 milioni di morti in pochi anni, tra cui 5-6 milioni di ebrei, di entrambi i sessi e di tutte le età.
Le leggi razziali compiono 80 anni e qualche recrudescenza tra ignoranza e rozzezza si intravede di nuovo, I discorsi di Mussolini recuperabili, i fatti tangibili, non c'è giustificazione ideologica che tenga, i crimini restano crimini
"Tutto davanti a questi occhi" di Walter Veltroni, testimonianza struggente di Sami
Modiano, uno dei pochi ragazzi sopravvissuti a Birkenau
Il toccante docufilm della surata di 45 minuti, si apre con una veduta aerea del lager, immagine sottolineata dallo struggente brano “Auschwitz” di Francesco Guccini, suonato al piano da Danilo Rea
Veltroni, non appare, la sua voce fuori campo formula poche domande misurate e discrete, la potenza delle parole e del volto di Modiano fa il resto
... Dopo un viaggio da incubo Sami arriva con la sorella e il padre a Birkenau nell’agosto del 1944. Donne e uomini vengono separati, ma Sami riesce a ritrovare Lucia, che dopo la morte della madre di un anno prima, a Rodi, gli aveva fatto da mamma.
I loro brevi incontri serali, da lontano, sono interrotti dalla morte della ragazza.
Un lutto da cui non si riprende il padre, che decide di consegnarsi in infermeria, verso morte certa.
Proprio le ultime parole del genitore al figlio :“Tu sei forte Sami, tu devi farcela”, sono l’ancora a cui il quattordicenne si aggrappa per resistere.
Da proporre ai nostri studenti, da vedere ed ascoltare più volte
www.ilpost.it/2018/01/27/sami-modiano-tutto-davanti-a-questi-occhi/il 27 gennaio 2018
Oggi è Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell'Olocausto.
Con questo termine si indica, a partire dalla seconda metà del XX secolo, il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati, noi per primi, nei confronti degli ebrei d'Europa e, per estensione, lo sterminio nazista verso tutte le persone ritenute appartenenti a categorie riconosciute dal regime bazista e fascista ( leggi raziali) "indesiderabili", che causò circa 15 milioni di morti in pochi anni, tra cui 5-6 milioni di ebrei, di entrambi i sessi e di tutte le età.
Le leggi razziali compiono 80 anni e qualche recrudescenza tra ignoranza e rozzezza si intravede di nuovo, I discorsi di Mussolini recuperabili, i fatti tangibili, non c'è giustificazione ideologica che tenga, i crimini restano crimini
"Tutto davanti a questi occhi" di Walter Veltroni, testimonianza struggente di Sami
Modiano, uno dei pochi ragazzi sopravvissuti a Birkenau
Il toccante docufilm della surata di 45 minuti, si apre con una veduta aerea del lager, immagine sottolineata dallo struggente brano “Auschwitz” di Francesco Guccini, suonato al piano da Danilo Rea
Veltroni, non appare, la sua voce fuori campo formula poche domande misurate e discrete, la potenza delle parole e del volto di Modiano fa il resto
... Dopo un viaggio da incubo Sami arriva con la sorella e il padre a Birkenau nell’agosto del 1944. Donne e uomini vengono separati, ma Sami riesce a ritrovare Lucia, che dopo la morte della madre di un anno prima, a Rodi, gli aveva fatto da mamma.
I loro brevi incontri serali, da lontano, sono interrotti dalla morte della ragazza.
Un lutto da cui non si riprende il padre, che decide di consegnarsi in infermeria, verso morte certa.
Proprio le ultime parole del genitore al figlio :“Tu sei forte Sami, tu devi farcela”, sono l’ancora a cui il quattordicenne si aggrappa per resistere.
Per i nostri Studenti e per le nostre studentesse un consiglio: consultate quando ne avrete interesse il centro di studi di Torino Primo levi primo levi |
Cinema Odeon Firenze presenta il film VITA ACTIVA: THE SPIRIT OF HANNAH ARENDT. La filosofa ebrea tedesca Hannah Arendt, sollevò un acceso dibattito negli anni ’60 coniando il concetto di “banalità del male”. Dopo aver assistito al processo al nazista Adolf Eichmann, svoltosi a Gerusalemme, la Arendt osò scrivere dell’Olocausto con parole che non si erano mai sentite prima. Scappata dagli orrori della Germania nazista, la filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt, allieva di Martin Heidegger, nel 1940 trova rifugio insieme al marito e alla madre negli Stati Uniti, grazie all’aiuto del giornalista americano Varian Fry. Qui, dopo aver lavorato come tutor universitario ed essere divenuta attivista della comunità ebraica di New York, comincia a collaborare con alcune testate giornalistiche. Il film offre un ritratto intimo e straordinariamente documentato della vita privata e intellettuale della Arendt, attraverso i luoghi dove ha vissuto, lavorato, amato e sofferto, mentre scriveva delle ferite ancora aperte del suo tempo. Come dimostra l’interesse costante nei confronti della sua figura e delle sue opere, le sue analisi sulla natura del male, i totalitarismi e le ideologie restano più attuali che mai.
The German-Jewish philosopher Hannah Arendt caused an uproar in the 1960s by coining the subversive concept of the “Banality of Evil” when referring to the trial of Adolph Eichmann, which she covered for the New Yorker magazine. Her private life was no less controversial thanks to her early love affair with the renowned German philosopher and Nazi supporter Martin Heidegger. This thought provoking and spirited documentary, with its abundance of archival materials, offers an intimate portrait of the whole of Arendt’s life, traveling to places where she lived, worked, loved, and was betrayed, as she wrote about the open wounds of modern times.
VITA ACTIVA: THE SPIRIT OF HANNAH ARENDT (Israele, Canada, 125′) – Un film di Ada Ushpiz
Versione originale (inglese, tedesco, ebraico) con sottotitoli in italiano | Original version (English, Deutsch, Jewish) with Italian subititles
Lunedì 29 Gennaio ore 21
Cinema Odeon Firenze
- Anniek Cojean dice che un preside di liceo americano aveva l’abitudine di scrivere, ad ogni inizio di anno scolastico, una lettera ai suoi insegnanti:
- Anniek Cojean dice che un preside di liceo americano aveva l’abitudine di scrivere, ad ogni inizio di anno scolastico, una lettera ai suoi insegnanti:
«Caro professore,
sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti; bambini uccisi con veleno da medici ben formati; lattanti uccisi da infermiere provette; donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiore e università. Diffido – quindi – dall’educazione. La mia richiesta è: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti.
sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti; bambini uccisi con veleno da medici ben formati; lattanti uccisi da infermiere provette; donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiore e università. Diffido – quindi – dall’educazione. La mia richiesta è: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti.
La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani».
(Fonte: Anniek Cojean, Les mémoires de la Shoah, in Le Monde del 29 aprile 1995).
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