sabato 7 aprile 2018

Omaggio a Calamandrei

Risultati immagini per altare centrale della sagrada familia
un vero spettacolo

Barcellona, sopra l'altare centrale nella Sagrata Familia, la grande basilica cattolica capolavoro dell'architetto Antoni Gaudì,  pende un Cristo con sorprendente baldacchino ad ombrello circondato da una corona di lampade che diffondono una luce esaltante e ammaliatrice...

Cari giovani, come "l'ombrellino"  in questione la nostra Carta un riparo sorprendente da tutti i mali

 La Costituzione non è datata, mostra la sacralità di una Carta Giusta, brilla, sovrasta  e rifulge come l'immagine,   è una cosa Nostra e dobbiamo conoscerLa e difenderLa


Il giovedì 1° gennaio 1948 quando entrò in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana l’Italia si risvegliò in festa, arricchita di una generosa Carta che  che dava dignità giuridica internazionale e sovranità al popolo italiano tanto giovane quanto nuovo  e dopo il drammatico ventennio fascista con  gli orrori della seconda guerra mondiale permetteva la nuova visione di uno stato democratico ed  egualitario


 

La libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare


Piero Calamandrei, uno dei più significativi autori della nostra Costituzione, ricordò nel 1955 ai giovani la necessità che la nostra Carta, per restare vitale, deve essere alimentata dalla passione politica di tutti, ma in particolare dei giovani. Le sue parole sono di un'impressionante attualità.
Un grazie di cuore a tutti quei giovani che si impegnano per i loro ideali, li difendono e li condividono
Discorso agli studenti milanesi (1955) di Piero Calamandrei

"La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegiare il compagno. Dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica.

È così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono… Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica… 

Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo. Ora io ho poco altro da dirvi. In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane…

Giovani studenti del Consiglio Comunale dei Ragazzi

Discorso di Piero Calamandrei sulla Costituzione, 1955

E quando io leggo nell’art. 2: «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale»; o quando leggo nell’art. 11: «L’Italia ripudia le guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle altre patrie… ma questo è Mazzini! questa è la voce di Mazzini!
O quando io leggo nell’art. 8:«Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge», ma questo è Cavour!
O quando io leggo nell’art. 5: «La Repubblica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali», ma questo è Cattaneo!
O quando nell’art. 52 io leggo a proposito delle forze armate: «l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», esercito di popoli, ma questo è Garibaldi!
E quando leggo nell’art. 27: «Non è ammessa la pena di morte», ma questo è Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani…


 Ci sono anche umili nomi, voci recenti! 
Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove fuorno impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione."

→ Piero Calamandrei (Firenze21 aprile 1889 – Firenze27 settembre 1956) è stato un politicoavvocato e accademico italiano, nonché uno dei fondatori del Partito d'Azione.

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