Nessun dorma con cui ci siamo lasciati mi suggerisce di raccontarvi una storia avvincente in una lontana Pechino. Una fiaba imperdibile.
Dalla Turandot di Puccini
Nessun dorma! Nessun dorma!
Tu pure, oh Principessa
Nella tua fredda stanza
Guardi le stelle che tremano d'amore
E di speranza
Ma il mio mistero è chiuso in me
Il nome mio nessun saprà
No, no, sulla tua bocca lo dirò
Quando la luce splenderà
Ed il mio bacio scioglierà il silenzio
Che ti fa mia
Dilegua, oh notte
Tramontate, stelle
Tramontate, stelle
All'alba vincerò
Vincerò
Vincerò
Nessun dorma, celeberrima romanza per tenore della Turandot
di Giacomo Puccini, avvincente e
struggente è considerata come una tra le più grandi
romanze della storia della musica.
A Pechino la notte è rotta dal grido di Calaf all'inizio del terzo atto. Il principe dal nome sconosciuto è in attesa del
verdetto della principessa dopo aver superato le tre prove previste per
averla in sposa. Tante teste di pretendenti sono cadute, tutti crudelmente
uccisi per non aver saputo rispondere.
In un sospiro di solitudine, il "Principe ignoto"
attende il sorgere del giorno, quando potrà conquistare il cuore di Turandot, la terribile principessa
di ghiaccio.
Una
fiaba tra amore e morte
A Pechino, al tempo delle favole, vive Turandot, bellissima principessa dal cuore di ghiaccio. Molti principi chiedono la sua mano, ma la principessa sottopone tutti ad una terribile prova e aimè chi non risolve tre enigmi difficilissimi avrà la testa mozzata. Il principe Calaf, figlio del re dei Tartari, a Pechino incontra casualmente suo padre Timur, arrivato lì dopo un lungo esilio; con lui c’è Liù, fidata schiava. Il principe, per non correre rischi, raccomanda loro di tenere segreta la sua identità. Calaf rimane talmente affascinato dalla stessa ferocia di Turandot da voler tentare la prova degli enigmi; i dignitari imperiali Ping, Pong e Pang lo sconsigliano dalla rischiosa impresa, anche il padre e Liù lo supplicano di rinunciare, ma il principe non demorde. Il giorno seguente Calaf risolve gli enigmi:
Straniero,
ascolta! “Nella cupa notte
vola un fantasma iridescente.
Sale e dispiega l’ale
sulla nera infinita umanità!…
Turandot propone
il primo indovinello; il principe lo
indovina la speranza; ecco il secondo; anche questo viene risolto il sangue.
Turandot innervosita recita il terzo, il
principe appare in difficoltà. Turandot si
sente vincitrice; dopo qualche incertezza il principe risolve anche il terzo
enigma: la soluzione è proprio ‘Turandot‘. La folla esulta.
Calaf non
vuole tuttavia sposare Turandot contro la sua volontà, perciò le offre una
scappatoia: se lei riuscirà a indovinare il suo nome prima dell’alba, potrà
condannarlo a morte. Turandot quella notte ordina che nessuna
dorma a
Pechino prima di aver scoperto il nome dello straniero: le sue guardie bussano
di porta in porta per scoprire il nome del principe. Alla fine trovano Timur e
Liù, e li conducono di fronte a Turandot; Liù canta il suo amore segreto:
Tanto
amore, segreto,
inconfessato,
grande così che questi strazi son
dolcezze per me,
perché ne faccio dono
al mio Signore…
Per salvare Timur, Liù dichiara di essere l’unica a conoscere il nome dello straniero che segretamente ama ma che non lo rivelerà mai.
La
schiava torturata, per amore, temendo di svelare
il segreto, si uccide con una spada:
Tu
che di gel sei cinta,
da tanta fiamma vinta,
l’amerai anche tu!…
Prima di questa aurora
io chiudo stanca gli occhi,
perché Egli vinca ancora…
Per non vederlo più!…
Mentre
tutti piangono la sua morte, dopo il corteo funebre Calaf, rimasto solo con
Turandot, la affronta con fermezza:
Principessa
di morte!…
Principessa di gelo!
Dal tuo tragico cielo
scendi giù sulla terra!…
finché con un bacio non riesce finalmente a sciogliere il suo cuore di ghiaccio. Ormai è l’alba del nuovo giorno quando Calaf le rivela il suo nome, mettendo la sua vita nelle sue mani. Davanti all’imperatore suo padre e alla folla esultante, Turandot dichiara che il nome dello straniero è ‘Amore’, e lo abbraccia …
Fine della Fiaba
Per i curiosi ecco i tre enigmi
Turandot
Straniero, ascolta! “Nella cupa notte
vola un fantasma iridescente.
Sale e dispiega l’ale
sulla nera infinita umanità!
Tutto il mondo l’invoca
e tutto il mondo l’implora!
Ma il fantasma sparisce coll’aurora
per rinascere nel cuore!
Ed ogni notte nasce
ed ogni giorno muore!” ( di grande attualità e intensità)
Il principe
Sì! Rinasce! Rinasce e in esultanza
mi porta via con sé, Turandot: la speranza!
I sapienti
(aprono ritmicamente il primo rotolo)
La speranza! La speranza! La speranza!
Turandot
(declamato, con ira)
Sì! La speranza che delude sempre!
(Turandot scende alla metà
della scala nervosamente.)
“Guizza al pari di fiamma, e non è fiamma!
È talvolta delirio! È febbre
d’impeto e ardore!
L’inerzia lo tramuta in un languore!
Se ti perdi o trapassi, si raffredda!
Se sogni la conquista, avvampa!…
Ha una voce che trepido tu ascolti,
e del tramonto il vivido baglior!”
L’imperatore
Non perderti, straniero!
La folla
È per la vita! Parla!
Liù
È per l’amore!
Il principe
Sì, principessa! Avvampa e insieme langue,
se tu mi guardi, nelle vene: il sangue!
I sapienti
(aprendo il secondo rotolo)
Il sangue! Il sangue! Il sangue!
La folla
Coraggio, scioglitore degli enigmi!
Turandot
(additando la folla alle guardie)
Percuotete quei vili!
(Scende dalla scala. Si china sul principe
che cade in ginocchio; con maggior forza)
“Gelo che ti dà foco e dal tuo foco
più gelo prende! Candida ed oscura!
Se libero ti vuol, ti fa più servo!
Se per servo t’accetta, ti fa Re!”
(Il principe non respira più. Turandot è su lui,
corre come sulla sua preda, e sogghigna.)
Su, straniero! Ti sbianca la paura!
E ti senti perduto! – Su, straniero,
il gelo che dà foco, che cos’è?
Il principe
(balza in piedi; con forza, esclama:)
La mia vittoria ormai t’ha data a me!
Il mio foco ti sgela: Turandot!
I sapienti
(aprendo il terzo rotolo)
Turandot! Turandot! Turandot!
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