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lunedì 8 novembre 2021

Oltre la violenza di genere

 




Ilaria Bonucelli, Per ammazzarti meglio, Lucia Pugliese editore, Il pozzo di Micene 

 Il Libro scaturisce da inchieste e da interviste alle vittime raccolte dalla nota giornalista, capo servizio Regione de Il Tirreno, in prima linea nelle lotte sociali

Le 12 storie di questo testo narrano con evidente contraddizione di come lo Stato contribuisca a suo modo alla violenza sulle donne. 

Trascuranza, burocrazia, negligenza, sottovalutazione, accomunano le istituzioni che non hanno saputo agire in modo adeguato nei confronti delle vittime. Di  taglio giornalistico si presenta come  un’inchiesta importante, che con  precisione, ricerca del dettaglio cronologico e  legislativo indaga in profondità  utilizzando però un linguaggio semplice, familiare e coinvolgente come se fosse una conversazione amicale.

Impegnati profili diversi: giuridici, criminologici, psicologici ed antropologici intorno alle dinamiche psicologiche legate alla nozione di violenza di genere, espressa in reati di diversa tipologia  per attirare l’attenzione del lettore volta ad una conoscenza più consapevole e per  attivare un impegno anche individuale su un fenomeno dilagante. 

Serve educazione al rispetto ed all’ascolto soprattutto nei giovani per contrastare il fenomeno in questa società complessa ( liquida la definisce Zygmund Bauman)

Un'appendice preziosa al libro realizzata in collaborazione con la giurista Valentina Bonini dell'università di Pisa, ci informa di tante incongruenze giuridiche e delle principali novità del Codice Rosso, normativa del 2019 di contrasto alla violenza di genere.

Parliamo di Violenza e, nello specifico, del coinvolgimento dello Stato sulla violenza maschile sulle donne. Il libro è un’analisi attenta del fenomeno contrastato  che non trascura  la negligenza delle Istituzioni, e la incapacità troppo frequente di proteggere le vittime.

 Le 12 (e più) protagoniste di questo libro sono donne che, in un momento di pericolo, si sono rivolte alle istituzioni in cerca di salvezza o di riconoscimento. In un modo o nell’altro, però, lo Stato le ha deluse e abbandonate.

Storie di Stalking, tentato omicidio, stupro, aggressione verbale e fisica. Ogni capitolo comincia con un quadro  che ci permette di visualizzare subito il fatto: Questa storia si può sintetizzare così: lui tenta di ammazzarla, il giudice per proteggerla impone al suo stalker una distanza di sicurezza di tre metri con divieto di lancio di oggetti. Storia di G. A tre metri dallo stalker. questo il Capitolo 1

L’inchiesta è lucida e puntuale, scava a fondo nelle norme e nelle sentenze per svelare quanto già sia stato fatto ma soprattutto quanto ancora serva fare per garantire alle vittime la sicurezza che meritano.

 Vorremmo rivolgere all'autrice queste domande:

A che punto siamo in materia di violenza maschile sulle donne in Italia? 

 Con il suo saggio attraverso le 12 storie, tutte reali e tutte riportate proteggendo la privacy delle donne protagoniste, Lei ci mostra la realtà legale ed esecutiva del nostro paese. Scoraggia il risultato, quanto ancora resta da fare, e in che direzione secondo lei?

Qualche passo avanti è stato fatto ma  quanto ancora dobbiamo lavorare prima di poter parlare di vera giustizia in materia di violenza maschile sulle donne,  quanto dietro le piccole conquiste si nascondano in realtà ancora troppe  ingiustizie?

Quello che emerge dal suo testo è che se il parlare di Violenza maschile sulle donne sta cominciando a smuovere le coscienze dei singoli, ancora non fa abbastanza per smuovere la pesante macchina della Burocrazia. Spesso  è la Burocrazia a condannare una vittima di violenza a diventare anche una vittima di femminicidio? Ci spiega  con quali modalità?

Spesso sono i giudici, che andando contro il parere degli avvocati e delle forze dell’ordine emettono sentenze inefficaci; altre è il Governo stesso, che si rifiuta di riconoscere il danno che il fatto ha comportato alla vittima, e di impegnarsi per ripagarla.

I giornali, la televisione, la politica stessa si riempiono spesso la bocca e le pagine di casi di femminicidio, eppure i termini che vengono usati sono spesso imprecisi (se non proprio sbagliati), fuorvianti e confusionari o addirittura colpevolizzanti

Il risultato è un saggio credibile e  scorrevole, capace di far riflettere senza appesantire. Allo spettacolare dell’orrido  continuo  con cui  ci assillano  i media, la Bonuccelli preferisce la semplicità dei fatti, presentati con precisione di particolari  per mettere in luce la realtà di quello che stiamo vivendo.

CODICE ROSSO, la Legge 19 luglio 2019, n. 69 ( Mattarella, Conte, Buonafede) (recante “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”) in  vigenza dal 9 agosto. Il testo include incisive disposizioni di diritto penale sostanziale, così come ulteriori di indole processuale.

La procedura

Tra le novità in ambito procedurale, è previsto uno sprint per l’avvio del procedimento penale per alcuni reati: tra gli altri maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale, con l’effetto che saranno adottati più celermente eventuali provvedimenti di protezione delle vittime. 

- la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisce immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale; 

- il pubblico ministero, nelle ipotesi ove proceda per i delitti di violenza domestica o di genere, entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato, deve assumere informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato. Il termine di tre giorni può essere prorogato solamente in presenza di imprescindibili esigenze di tutela di minori o della riservatezza delle indagini, pure nell’interesse della persona offesa;

- gli atti d’indagine delegati dal pubblico ministero alla polizia giudiziaria devono avvenire senza ritardo. 

Misure cautelari e di prevenzione

E’ stata modificata la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, nella finalità di consentire al giudice di garantirne il rispetto anche per il tramite di procedure di controllo attraverso mezzi elettronici o ulteriori strumenti tecnici, come l’ormai più che collaudato braccialetto elettronico. Il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi viene ricompreso tra quelli che permettono l’applicazione di misure di prevenzione.

Nuovi reati

Nel codice penale la legge in questione inserisce ben 4 nuovi reati  

- il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate (cd. revenge porn), punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15mila euro: la pena si applica anche a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video, li diffonde a sua volta per provocare un danno agli interessati. La condotta può essere commessa da chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, diffonde, senza il consenso delle persone interessate, immagini o video sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati. La fattispecie è aggravata se i fatti sono commessi nell’ambito di una relazione affettiva, anche cessata, ovvero mediante l’impiego di strumenti informatici.

- il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, sanzionato con la reclusione da otto a 14 anni. Quando, per effetto del delitto in questione, si provoca la morte della vittima, la pena è l’ergastolo;

- il reato di costrizione o induzione al matrimonio, punito con la reclusione da uno a cinque anni. La fattispecie è aggravata quando il reato è commesso a danno di minori e si procede anche quando il fatto è commesso all’estero da o in danno di un cittadino italiano o di uno straniero residente in Italia;

- violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, sanzionato con la detenzione da sei mesi a tre anni. 

Sanzioni

Si accrescono le sanzioni già previste dal codice penale:

- il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi, da un intervallo compreso tra un minimo di due e un massimo di sei anni, passa a un minimo di tre e un massimo di sette; 

- lo stalking passa da un minimo di sei mesi e un massimo di cinque anni a un minimo di un anno e un massimo di sei anni e sei mesi; 

- la violenza sessuale passa da sei a 12 anni, mentre prima andava dal minimo di cinque e il massimo di dieci;

- la violenza sessuale di gruppo passa a un minimo di otto e un massimo di 14, prima era punita col minimo di sei e il massimo di 12.

Termini e aggravanti

In relazione alla violenza sessuale viene esteso il termine concesso alla persona offesa per sporgere querela, dagli attuali 6 mesi a 12 mesi. Vengono inoltre ridisegnate ed inasprite le aggravanti per l’ipotesi ove la violenza sessuale sia commessa in danno di minore di età.

Inoltre, è stata inserita un’ulteriore circostanza aggravante per il delitto di atti sessuali con minorenne: la pena è aumentata fino a un terzo quando gli atti sono posti in essere con individui minori di 14 anni, in cambio di denaro o di qualsiasi altra utilità, pure solo promessa. Nell’omicidio viene estesa l’applicazione delle circostanze aggravanti, facendovi rientrare finanche le relazioni personali.

Importante 

...

Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri e il Corpo di Polizia penitenziaria attivano presso i rispettivi istituti di formazione specifici corsi obbligatori e omogenei perché definiti con decreto nazionale destinati al personale che esercita funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria in relazione a prevenzione e perseguimento reati...



martedì 25 novembre 2014

GeneriAMO CAMBIAmenti 25 novembre 2014

25 novembre SI AMO tutte donne

http://www.zeroviolenza.it/chi-siamo/25-novembre-giornata-mondiale-contro-la-violenza-sulle-donne

http://www.feriteamorte.it/i-monologhi-sul-femminicidio-di-serena-dandini-arrivano-a-tbilisi/

parole dargento

PAROLE...parole...parole

ora AZIONI...azioni...azioni

Serena Dandini “ FERITE A MORTE” Più di un terzo della popolazione femminile nel mondo è vittima di violenza fisica o sessuale; per molti di loro la violenza è perpetrata dal partner, come affermato dal rapporto delle Nazioni Unite pubblicato dalla Organizzazione delle Nazioni Unite Mondiale della Sanità (OMS) lo scorso giugno, questo spettacolo sta facendo il giro del mondo

Il 25 novembre è stato scelto nel 1999 come Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite che ha ufficializzato una data che fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà nel 1981. 

Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle 
tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell'arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.

UNA LETTURA…un’altra
25 novembre GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Il lato oscuro degli uomini. La violenza maschile contro le donne 
a cura di Alessandra Bozzoli, Maria Merelli, Maria Grazia Ruggerini
Esce la seconda edizione ampliata con la mappatura aggiornata dei centri che si occupano degli uomini violenti.
Comprendere che la violenza sulle donne è prima di tutto un problema degli uomini, tutti, significa spostare l’attenzione dalle vittime agli autori.
In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne arriva in libreria la seconda edizione del libro curato dall’Associazione LeNove. 
Il volume analizza profili, comportamenti, ragioni e vissuti degli 
uomini autori di violenze sulle donne e di femminicidio. Chi sono? Perché sono violenti? Come intervenire? Bisogna agire sui modelli culturali fondati su quegli equilibri patriarcali di potere contro i quali hanno lavorato fin dagli anni Ottanta i Centri antiviolenza e le Case per donne maltrattate.
Nell’ultimo anno la tematica ha riscontrato un interesse sempre maggiore, portando a una maggiore 
sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Le discussioni nate attorno al libro hanno senz’altro contribuito alla crescita di consapevolezza del fenomeno anche da parte degli uomini. In questa seconda edizione si fa il punto della situazione e si propone una mappatura aggiornata al 2014 dei centri che in Italia si occupano degli uomini violenti. La fotografia che l’aggiornamento della mappatura ci consegna, a circa due anni di distanza dalla prima, mostra un certo fermento: sono nati nuovi Centri rivolti agli uomini che hanno agito/agiscono violenza e altri sono in fase di progettazione. Un dato significativo, elemento di interesse e discussione anche nella dialettica che si è aperta con i centri antiviolenza. Una caratteristica per così dire trasversale nella casistica della violenza sulle donne è la povertà, poiché questa è presente in alcune delle sue forme, o ne è addirittura la causa. Ebbene, secondo dati ONU, il 70% di quel miliardo di persone che (secondo i canoni della stessa ONU) vive sotto la soglia di povertà, appartiene al sesso femminile. Quindi in questi casi ci troviamo di fronte ad una doppia violazione dei diritti umani, la violazione costituita dall’estrema povertà e quella della violenza subita.

E non va trascurato  che lo stato di indigenza delle donne in alcuni paesi è, se non dovuto alla legge, quanto meno favorito da leggi discriminatorie. In alcuni paesi africani ancora le donne non possono ereditare e in altri paesi non possono in pratica essere imprenditrici, non essendo loro consentito di essere intestatarie di conti correnti o finanziamenti bancari, se non insieme al marito. La donna, infatti, in molte parti del mondo non ha la piena titolarità di tutti i diritti come un uomo, ma resta sempre subordinata ad un uomo, il padre prima ed il marito poi.
“Sono ancora viva” Voci di donne che hanno detto basta alla violenza casa editrice Le Lettere
Ma quali sono le più diffuse forme di violenza sulle donne?
Violenza domestica-Pedofilia-Tratta
oltre a …Mutilazioni genitali -Stupro di guerra

VIOLENZA DOMESTICA

Secondo una ricerca condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 70% delle donne vittime di omicidi sono state uccise dai loro partners maschili.
Questo dato fornisce la dimensione e la gravità del problema, tenuto conto che la violenza domestica ha diffusione mondiale senza eccezione alcuna. Infatti anche i paesi più evoluti in termini di organizzazione sociale e di garanzia dei diritti individuali non sono esenti da una notevole diffusione della violenza domestica.

Va chiarito che la violenza domestica non è soltanto violenza fisica, che comprende anche la violenza sessuale, ma può essere anche, anzi il più delle volte è, violenza psicologica, minacce, intimidazioni, persecuzioni, coercizioni, divieti, segregazione, umiliazioni e talvolta anche violenza economica, come negazione di disponibilità finanziarie, dell’acquisto di vestiario o altro, del cibo, di cure mediche e perfino appropriazione del reddito. Insomma la violenza domestica può assumere le forme più disparate ed umilianti.

Nella violenza domestica va incluso, in molti paesi, il controllo esercitato dagli uomini della famiglia sulle donne del nucleo familiare, quindi dal padre e dai fratelli sulle figlie e le sorelle. Il controllo, inteso nel senso della restrizione e della imposizione delle scelte degli uomini sulle donne, va dai semplici spostamenti, per lo studio, per il lavoro o per il tempo libero, alle frequentazioni e le amicizie, alla scelta del fidanzato e quindi del marito. In altri termini in molti paesi vige ancora la cultura che alla donna vada negata ogni scelta, dalla più banale alle più importanti, come, in primo luogo, la scelta del marito nel presupposto che essa sia di “proprietà” di un uomo, prima il padre, coadiuvato dai figli maschi, e poi il marito.

Nell’ambito di questa logica, si arriva alle peggiori violenze fisiche, come la punizione di colei che ha “trasgredito” mediante percosse, talvolta tanto violente da lasciare segni permanenti o menomazioni, o, perfino, la “acidificazione”, ossia l’utilizzo dell’acido per sfregiare il volto della moglie, o della figlia o della sorella.

Qual è la situazione della violenza domestica in Italia?
Secondo un dato diffuso ai primi di ottobre da Telefono Rosa, nei primi 9 mesi del 2012 sono state uccise 98 donne. Sempre per Telefono Rosa, nella maggior parte dei casi si tratta di violenza domestica: gli autori dei delitti, infatti, sono per lo più mariti, fidanzati ed ex partner.

Questo dato è abbastanza in linea con le statistiche sugli omicidi negli ultimi anni. In Italia mediamente si verificano ogni anno circa 160 omicidi di donne (contro 600 di uomini), dei quali circa 100 sono attribuibili a violenza domestica, quasi i due terzi, dato abbastanza vicino al 70% a livello mondiale indicato dall’ONU.

Il fenomeno è stato oggetto di indagine statistica in Italia da parte dell’ISTAT nel 2006 ed ha fornito i seguenti dati:
6.743.000 le donne da 16 a 70 anni che sono state vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita.
L'analisi fornisce alcuni raffronti tra violenza avvenuta all’interno della famiglia ed evento violento attribuito a "sconosciuti":

14,3% delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale all’interno della relazione di coppia (da un partner o da un ex partner) mentre il 24,7% da un altro uomo;
le violenze non denunciate sono stimate attorno al 96% circa se subite da un non partner, al 93% se subite da partner;
la maggioranza delle vittime ha subito più episodi di violenza, nel 67,1% da parte del partner, nel 52,9% da non partner, nel 21% violenza sia in famiglia che fuori;
674.000 donne hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della violenza.
C’è da sottolineare, comunque, che le indagini statistiche sulla violenza domestica sono estremamente difficili e quindi anche abbastanza aleatorie. C’è infatti d la tendenza a non denunciare (come già sottolineato in precedenza su fonte ISTAT) a volte per paura a volte per vergogna (come se fosse una propria colpa), a volte per entrambi i motivi.

 

Cosa si può fare per lottare la violenza domestica?
Certamente si può migliorare la cultura della non violenza soprattutto nelle scuole,
ma non è una soluzione di breve periodo.
Nell’immediato bisogna incoraggiare la denuncia e, quindi l’assistenza, sia psicologica, da parte di operatori specializzati, sia pratica, mettendo a disposizione strumenti validi per consentire di allontanarsi da un ambiente violento. In particolare è necessario che i governi prendano misure atte a garantire alle vittime protezione economica e un rifugio sicuro con una adeguata organizzazione che, a fronte di un appello, sia in grado di intervenire rapidamente ed efficacemente.

MOLESTIE SESSUALI NEI CONFRONTI DI MINORI (PEDOFILIA)
Le molestie sessuali nei confronti di bambine e adolescenti si verificano in tutto il mondo e sono dati agghiaccianti per dimensioni.
Secondo uno studio condotto dall’ONU, nel 2002 sono stati sottoposti a rapporti sessuali forzati o ad altre forme di violenza che includono il contatto fisico molesto 150 milioni di bambine o ragazze e 73 milioni di bambini o ragazzi sotto i 18 anni.

Un'insieme di studi condotti in 21 paesi (la maggior parte dei quali sviluppati) rileva che una percentuale variante tra il 7 e il 36% delle donne e il 3 e il 29% degli uomini afferma d'esser stata vittima di abusi sessuali durante l'infanzia, e la maggior parte degli studi ha riscontrato che il tasso di abusi tra le bambine è da una volta e mezzo a tre volte superiore a quello dei bambini. La maggior parte degli abusi è avvenuta in ambito familiare.

Uno studio in molti paesi condotto dall'OMS, comprendente tanto paesi sviluppati che in via di sviluppo, indica che tra l'1 e il 21% delle donne ha denunciato di essere stata abusata sessualmente prima del 15° anno di età, nella maggior parte dei casi da membri maschi della famiglia.
Secondo uno studio condotto negli USA, l’83% delle alunne delle classi dall’8° all’11° livello (tra i 12 e i 15 anni) che frequentano le scuole pubbliche, subiscono qualche forma di molestia sessuale.

LA TRATTA
In sintesi per tratta si intende il reclutamento ed il trasferimento di una persona a fini di sfruttamento (il più delle volte prostituzione).
La tratta è ovviamente, in sé, una violazione dei diritti umani, ma che ne implica, inevitabilmente altri, poiché chi la subisce è soggetto anche a maltrattamenti, se non torture, segregazione, malnutrizione, mancanza di cure mediche, fino a giungere, talvolta alla perdita della vita. In altri termini è la forma moderna della schiavitù, anche perché caratteristica propria della tratta è il passaggio per varie mani, diventando la vittima un oggetto di compravendita da uno sfruttatore all’altro.

Varie convenzioni internazionali precedono repressione, fra l’altro, della tratta, come la Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e la Convenzione europea sull’azione contro la tratta di esseri umani.
A livello mondiale, le vittime della tratta di esseri umani sono stimate a due milioni e mezzo all’anno. L’ottanta per cento di loro sono donne e ragazze. Secondo l’organizzazione internazionale Save the Children, sono circa 1,2 milioni i minori di 18 anni vittime di tratta nel mondo.
L’Italia è purtroppo un paese interessato dalla tratta
 Tante iniziative:
Ten occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, gli assessorati  all'Educazione e alla Formazione, Cultura, Politiche sociali e Pari opportunità del Comune di Monsummano Terme e Il Teatro dei Garzoni – Teatro Toscana Pescia, in collaborazione con U Svegliu Calvese (Corsica – Francia) TeatrEuropa de Corse, l’Associazione 365 giornialfemminile - Libere Tutte, presentano lo spettacolo teatrale itinerante Nelle mani di Barbablù. Storie di ordinaria violenza, ideato e diretto dal regista Orlando Forioso.
Al teatro Corsini di Barberino del Mugello ore 21  lo spettacolo Perché? 
  DIGNITÀ giornalistica?Il giornalismo, brutti articoli e strumentalizzazione Volgare,osceno, vergognoso. Nella storia del giornalismo italiano vi sono episodi frutto di un dettato informativo miserabile che nulla hanno a che vedere con la deontologia professionale. Servizi che sguazzano nei retroscena del peggior gossip senza nessun rispetto per i lettori. L'ultima vittima di questa tendenza di cui sembra di non arrivare mai a toccare il fondo, è il ministro Marianna Madia, intenta a mangiare un cono gelato. Ma il titolo delle foto pubblicate dal settimanale è chiaramente allusivo e volutamente sessista. Non meno grave, poi, è il fatto che la destra, trattandosi di una rivista diretta da un amico personale dell'ex premier, per sviare l'attenzione dal pesante rigurgito maschilista, abbia cercato di buttarla in politica, quando invece l'unica cosa onesta da fare era di riparare all'offesa fatta alla dignità delle donne. No davvero, una brutta pagina. Circa il 60 per cento di chi soffre la fame cronica, nel mondo, è donna. Ciò è dovuto al fatto che spesso le donne non hanno pari accesso alle risorse, all'istruzione e alla creazione di reddito, oltre ad avere un ruolo minore nei processi decisionali.

·         NOTA BENE  Circa il 60 per cento di chi soffre la fame cronica, nel mondo, è donna. Ciò è dovuto al fatto che spesso le donne non hanno pari accesso alle risorse, all'istruzione e alla creazione di reddito, oltre ad avere un ruolo minore nei processi decisionali.

E quando le donne soffrono fame e malnutrizione, altrettanto le soffrono i loro bambini. Oltre 19 milioni di bambini nascono, ogni anno, sottopeso; conseguenza spesso di un'inadeguata nutrizione delle loro madri prima e durante la gravidanza

SIAMO stanche ORA  della vIOlenza  letta, sentita, assistita o vissuta personalmente
IO  dico BASTA alla violenza contro le donne
              inSIeme SI può
179 le donne uccise in Italia nel 2013


In Toscana   28 in 4 anni 
          119 bambine abusate solo nel 2013
Generare cambiaMENTI si può !