giovedì 12 febbraio 2015

Tombe senza nome...

Incredibile oggi pensare che la vita sia un gioco e che perderla sia un drammatico momento sfruttato da molti nell'indifferenza dei più
EDITORIALE Dell'AVVENIRE DEI LAVORATORI a cura di

ANDREA ERMANNO
Continuare cosi? 
( VORREMMO tutti rispondere no, ma tra il dire ed il fare c'è di mezzo, purtroppo il MARE)



L’operazione “Mare Nostrum” autorizzava la marina militare italiana a spingersi verso il nord Africa per ampliare la zona di soccorso. In questo modo sono state salvate tante vite umane. Ma il 31 ottobre scorso il ministro degl’Interni, di concerto con i suoi omologhi UE, ha posto fine a “Mare Nostrum” dichiarando che di lì in poi “a 30 miglia dalle coste italiane finisce l'Europa”.
    Ed ecco altre centinaia di morti tra chi veniva per chiedere asilo all'Italia e all'Europa. Continuare così? Lasciarli annegare sul bagnasciuga virtuale del 31° miglio? Inviare navi da guerra ai bagnasciuga nordafricani onde silurare le carrette del mare, i gommoni, le zattere?
    La risposta a questi interrogativi non può essere che no, recisamente no. E la domanda che allora consegue automatica – possiamo accoglierli tutti? – non può trovare però soluzione finché non si riesca a escogitare il modo in cui questa accoglienza debba avere luogo.
    Non appare una buona idea rinchiudere gli immigranti nei centri di raccolta, da cui evadono in molti per andare ad associarsi ai venditori di strada quando non ad altre organizzazioni, opache o illegali, talvolta criminali o addirittura di stampo terroristico.
    La sostanziale assenza di politiche d'integrazione sembra fatta apposta per generare allarme sociale, alimentando una pericolosa deriva populista la quale a sua volta minaccia la stabilità della convivenza democratica in Europa.
    Da un lato abbiamo, dunque, le mafie contrabbandiere e schiaviste che speculano orribilmente sulla disperazione di chi fugge fame e guerra esponendo molti migranti a stenti inenarrabili e pericoli estremi. Dall'altro lato ci sono i populisti che sfruttano politicamente lo sbandamento cui i superstiti vengono condannati dallo sgoverno e dall'impreparazione per agitare misure stupide e disumane.
    Siamo in una tenaglia. Come uscirne?
    Forse bisognerebbe iniziare a riflettere sull'opportunità d'istituire un servizio civile obbligatorio su scala europea cui vengano coscritti gli immigrati. A essi l'UE dovrebbe garantire un minimo d'impiego lavorativo, di istruzione linguistica e di formazione professionale.
    A conclusione di questo percorso di leva civile, e in collegamento con la stipula di un contratto di lavoro, ogni immigrato riceverebbe un permesso di soggiorno.
    Folle idea?
    Può darsi. Chiediamo venia. Forse siamo troppo presi dallo sgomento per il ripetersi delle tragedie al largo di Lampedusa, e certo sappiamo bene, che l'idea di un servizio civile per immigrati richiede laboriosi approfondimenti tecnici, giuridici e organizzativi. Ma attendiamo di conoscere proposte migliori. Questa ipotesi di lavoro riflette comunque, con grande linearità, un principio di correlazione tra diritti e doveri.
    Un patto fondato sul diritto a essere accolti e il dovere di prestare servizio civile nel luogo di accoglienza ci appare capace di regolare positivamente l'integrazione dei migranti nella società e nel mercato del lavoro europei.
      

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