EXPO si, EXPO no
Uno dei tanti dilemmi attuali di una società in cui il dubbio lascia sempre più spazio alle certezze e viceversa, dove comprendere da che parte stare appare sempre più complesso, dove le innumerevoli variabili condizionano il semplice pensiero disorientando anche i più ottimisti benpensanti.
Scegliere sempre più difficile, restano tanti grigi al posto del Bianco o Nero, partiamo dalle mille sfumature di grigio appunto senza schieramenti ideologici.
Dal 1 maggio al 31 ottobre 140 paesi in mostra, molti grandi assenti, obiettivo dare una risposta ad una esigenza vitale, garantire cioè + cibo x tutti, sano, equilibrato, basico, prodotto nel rispetto degli equilibri planetari. Un obiettivo così alto da spaventare, ma anche solo sfiorare il grave problema suscitando dibattito e riflessioni strategiche sarebbe un successo.
La bellezza dei padiglioni avveniristici e sfarzosi ti avvolge e conquista, ( avremmo potuto farne a meno visti i costi esorbitanti?) l'imponenza dell'impianto stupisce e sorprende, mancano odori, sapori, profumi, mortificato il tatto a tutto vantaggio della vista, abbagliati da migliaia di schermi che raccontano storie, vite, diversità e alimenti, troppi messaggi analitici, complessa una sintesi che avvicini, da interiorizzare. Glaciale l'insieme.
Troneggiano ovunque torrette Ferrero, pubblicità Algida e Coca-Cola, una reale immedesimazione nel nostro occidente promozionale.
Entrare e cercare di capire dal valore della biodiversità ad un futuro sostenibile |
7 miliardi di individui da nutrire ricercando un'equità ed una sostenibilità difficile da trovare, senza proposte visibili e spendibili.
Come soddisfare i diritti di chi non ha accesso ad una dignitosa e sufficiente razione giornaliera di cibo?
Come parlare di sobrietà in tanto sfarzo? Come affrontare concetti base di equità pubblicizzando le multinazionali?
Necessità di cambiamento?
Sobrietà come stile di vita?
Ritorno all'essenzialità?
Tutto l'insieme opulento di grandeur appare decisamente in contrasto con certi sbandierati e condivisibili principi.
Stupirsi e consumare, l'imput imperante, luci, giochi d'acqua e tanto lustro apparente, una nuova Gardeland?
O sarà l'occasione per reali opportunità per tutti coloro i quali necessitano con prepotente urgenza di questa opportunità?
Certo serve un occhio critico al visitatore, un orecchio attento a cogliere le differenze ed a valorizzare certi angoli più nascosti nella loro modestia, non basta lasciarsi affascinare dai lustrini ma urge lasciarsi contaminare con consapevolezza dai bagliori vitali di chi tra granaglie e fatica costruisce il suo pane quotidiano e lo fa per la sopravvivenza, talvolta, troppo spesso, non basta.
Un pesce d'aprile/maggio o un impianto romano? |
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