Una marea di persone in movimento alla ricerca dell'attimo fulgente, di una folgorante bellezza da immortalare, di un selfie da inviare per comunicare lo stato d'animo lieto, la posa con gli amici, il vento che ti spettina, il sorriso originale, la leggerezza dell'esistenza, il potere della suggestione.
Esserci ed essere visti, le parole d'ordine, eccomi, mi ammiri, sono qui, il dictat che ci schiavizza e che rimbalza immobilizzando il nostro presente ed il nostro futuro nella ricerca di apparire più che di esistere, nella scelta di essere invidiati più che di vedere e comprendere. Firenzecard e il via libera ai maggiori musei, per gli Uffizi serpentoni pazienti, Opera del Duomo con 6000 visitatori, Accademia in overdose, Bargello e Cappelle medicee stracolmi, mercificazione della cultura o un impeto di interesse culturale in un Italia in cui si fa fatica a decodificare il Quotidiano? Le trame dei misteri del turismo di massa interrogano sociologi mentre gongola soddisfatto Franceschini e Paola Concia, assessora al turismo di Firenze, dichiara che la città è sotto assedio, urge scoraggiare il turismo mordi e fuggi per investire in quello stanziale; la transumanza continua.
Firenze bottegaia, non di sofisticate amate antiche scuole artigiane ma di panini giganti, di montagne di gelati chimici, di sovrumane golosità fittizie, dei caffè fumanti ingeriti con cupidigia insieme alle cartoline, visto, via, fotografato, ce l'ho, mentre l'unicità di profumi e sapori sfuma e svanisce in un bicchier d'acqua gassato, in una coca zero, in una orrida pizza a taglio che placano fame e sete non solo fisica. Apparentemente ristorano, cosa ti porti dentro difficile scoprirlo, ma in mano il sicuro possesso di souvenir demenziali di paccottiglia, cineserie e gondole, io c'ero, l'artigianato artistico troppo esclusivo e caro, un grande sconosciuto per troppi.
Firenze in questi giorni una marea in movimento, una invasione barbarica di predoni svestiti, voraci, festosi, fagocitanti, immagini di fiumane che inseguono ripetutamente, ossessivamente percorsi unici ed esclusivi come scie rumorose, sciamando nelle direzioni canoniche: Duomo, Signoria, santa Croce, santa Maria Novella, la folla si infittisce verso ponte Vecchio per diradarsi poi in direzione palazzo Pitti. Una città saccheggiata del suo stile alto borghese, sconosciuta ai più nella sua veste nobiliare e nella sua storia, denudata dalle sue bellezze esclusive; come mosche su fatte di mucca i turisti cercano ossessivamente il ricordo unico, la memoria di un attimo, il fragore di un istante da portare con sé come souvenir.
Io e la cupola, io e il Battistero, io e il porcellino, io e l'Arno, io c'ero e tu?
la magia e l'unicità di Firenze, la sua disgrazia le orde barbariche |
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boom economico e turismo di massa, un tema da approfondire in momento di crisi |
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