sabato 9 gennaio 2021

Sentirsi vecchi


Sentirsi vecchi nel tempo della pandemia crea disagi ulteriori.

La condizione di  vecchio è narrata in modo sublime nel testo "Spalle al muro" da quel gran paroliere, chansonnier istrionico e sublime che è Renato Zero, ascoltare i suoi versi ammutolisce per l'efficace trasmissione così concreta di sensazioni e stati d'animo tanto realistici. 

Oggi più che mai in tempo di Covid la situazione degli anziani tanto inutili quanto si diceva preziosi si colora di tinte grige, in un anno migliaia di teste canute sparite senza addii, ancora centinaia al giorno solo perché più vulnerabili, una devastante perdita che si soppesa spesso giustificandola con valori utilitaristici: vecchi equivale a peso familiare, fardello sociale, costi non motivati, scarsi consumi, inadeguatezza ai tempi attuali ed ai loro ritmi, vite improduttive, in una parola  superflui.

La nostra società non può essere così vecchia

Il periodo in cui la saggezza dei nostri amati anziani era basilare per intraprendere la vita in autonomia sembra lontano anni luce. I ritmi moderni e la tecnologia che non avanza ma travolge e polverizza,  condizionano il pensiero nella direzione dell'ottimizzazione che non concede nulla a chi ha speso una vita sudandosela ed oggi si sente fuoriluogo e fuori tempo affetto da nostagia e malinconia cronica nonostante i residui di vitalità che potrebbero e dovrebbero essere sostenuti e potenziati.

Inutili e soli, raggiunti da frettolose telefonate che spesso sovraccaricano emotivamente dando forma a fantasmi ansiogeni che si aggirano nelle notti di veglia.

Non ci si può aspettare altro da una società che non sostiene i giovani, che non garantisce studio e lavoro, da una politica improvvisata  che produce ogni giorno nuovi poveri e grandi ricchi in una forbice iniqua sempre più allargata.

 Il posto dei vecchi è marginale e non può essere che cosi.
 

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