sabato 6 giugno 2015

Sempre argomenti pesanti, che noia!

Rosa è bello! Ci piace!                    



Intorno al BEN ESSERE

La parola benessere, dal latino, subsidion sociale,  si riferisce all'idea di buona salute, di ricchezza, di felicità,  ma in  un signficato soggettivo rispetto al quale  ciascun individuo appare sovrano nell'indicazione dei criteri e dei pricipi. Si può associare  l'idea di star bene ad una condotta stabile di normalità, o alla possibilità di spostarsi, cambiare, viaggiare, di possesso di beni materiali, o ancora di azzeramento degli stessi visto come liberazione, alla salute fisica o psichica, allo stare da soli o in compagnia: un'idea che cambia a seconda del momento che si sta vivendo, a seconda dell'età, della condizione sociale... Oggi  l'attenzione  viene posta sulla qualità dei momenti e non sulla quantità degli anni che viviamo. In questo modo, il "bon vivre" degli amici francesi, viene inteso da ognuno in modi diversi a seconda delle proprie esperienze, 

 Alla cultura "del piacere immediato" e "dell'accelerazione del tempo"- tra fast-food, internet e cellulari - che contraddistingue la nostra società, la psicologia del benessere propone che ognuno riesca a capire quali siano le cose veramente importanti per la propria vita. Benessere può voler dire avere la possibilità di  Vivere a contatto con La natura, utilizzare una sana alimentazione, aver  voglia di muoversi e vivere in equilibrio, sfruttare la sensorialità nella sua pienezza

Accrescere la propria autostima ed avere un buon rapporto con se stesse, vivere atteggiamenti che rispondo ai propri bisogni autentici può aiutare a superare gli ostacoli inevitabili della vita.

Sembra che una condizione mentale serena determini un migliore andamento delle forme patologiche e una minore probabilità di ammalarsi.  Cibo e mente, quindi  psiche. Da numerosi studi scientifici è emersa e si è sempre più confermata negli ultimi anni la stretta interconnessione tra cibo e mente, laddove il primo può influenzare l'altra e viceversa. Il mantenimento del benessere psicologico, oltre che fisiologico, passa quindi anche da una sana alimentazione, contraddistinta da una dieta equilibrata da cibi prescelti in base ai loro principi e valori nutrizionali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto da tempo l’accento su una concezione di salute che non sia solo assenza di malattia, ma che preveda strategie per il mantenimento o miglioramento dello stato fisico, psichico/mentale e sociale

Il benessere psicologico è quindi una condizione che include diverse dimensioni, sia psichiche che sociali, uno stile di vita insomma

 Ben Essere, viviamo con leggerezza, alla giornata, fuori dai soliti problemi che ci affliggono.

Vero sarebbe bello ma ogni mattina sfogliando con ritualità l'amato quotidiano ci imbattiamo in notizie che non vorremmo ascoltare, in questioni di grande interesse ma noiose e in dati sempre più allarmanti e sconcertanti del vivere comune.
Di oggi, tra la solita corruzione che non fa più notizia, il dibattito sull'eutanasia che sembrerebbe un diritto, il papa a Sarajevo tra minacce e santini, la proposta del cibo in scadenza ai poveri alla faccia della sobrietà e solidarietà ma sicuramente contro lo spreco, il greggio a 75 dollari, come ritrovare in un attimo la forma smagliante perduta in vista di eventuali vacanze e poi... un articolo di Chiara Saraceno con i risultati dell'indagine ISTAT sulla violenza alle donne: 1 donna su tre ha subito violenza nel corso della vita.
La fortuna sta nel fatto che l'Italia monitora costantemente con rapporti ogni 5 anni, il fenomeno.  Forse diminuiti i casi di violenza in famiglia, forse potenziata la responsabilità tra i giovani, forse aumentate le denunce, ma un incremento c'è rispetto alle violenze gravi dei soggetti più incalliti, evidentemente.
Urgente porre l'attenzione al fenomeno, la politica da sempre maschilista( quote rosa permettendo)  faccia la sua parte e sostenga denunci, formi, informi ed educhi, ma soprattutto investa!
Con un' ottica globale visto ciò che accade  nel mondo, Siria India Afganistan Libia  Egitto Tunisia...dietro o dentro casa mia!
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DICIAMO No, basta violenza di ogni tipo!
                                                               





giovedì 28 maggio 2015

Una finestra su Artemisia, spalancata sui diritti

UNA FINESTRA SU ARTEMISIA 

Parlare di violenza su donne e minori apre spaccati molteplici e complessi, la violenza colpisce indipendentemente dalla classe economica e sociale, dall'età o dalla provenienza geografica. 
Pensiamo che il fenomeno non vada sottovalutato, e che la politica abbia il compito di dare risposte ad un problema in crescita così scottante, che possa mettere a sistema azioni di componenti diverse, curare l’educazione e la prevenzione, sostenere l’associazionismo oggi fortemente impegnato in questo settore. 
Appare sempre più urgente contrastare la violenza sui minori e sulle donne, per questo abbiamo voluto questa giornata  “Una finestra su Artemisia” con lo spirito di  far conoscere, diffondere e sostenere anche in Mugello questa grande Associazione che si impegna  sul tema della violenza dalla fine degli anni ottanta grazie all'iniziativa dell'allora Assessora del Comune di Firenze, Catia Franci, poi socia fondatrice dell'associazione e sua prima Presidente. L'associazione è stata costituita nel 1991e dal 1992 svolge iniziative di informazione, sensibilizzazione, formazione sui temi della violenza e sostegno alle donne ed ai bambini vittime di violenza in tutto il territorio nazionale.
                                                                                           
Venerdì 5 Giugno
UNA FINESTRA su Artemisia
Villaggio la Brocchi località Canicce 7/1 Borgo San Lorenzo

nel Parco  ore 16,00

      Diffusione materiale informativo
      MANOfatto  mercato del SAPERE mercato etnico a favore di Artemisia con oggetti realizzati da volontarie e Sartoria Auser a cura di Maria Stella Dallai
      Laboratorio per ragazzi- pitture e collage “La donna ieri ed oggi nelle diverse culture, Le tre età di Gustav Klimt” a cura di ReMida, alunni scuole e Scouts
      Le piante ci parlano, a cura di Damanhur Firenze con Cristina Bianchi
      Sensazioni creative, Associazione Il Rocchetto e studio Elle
      I volontari di Badenyà presentano i  progetti  manioca dedicato a donne vedove e Cucito dedicato a ragazze con problemi sociali
      Laboratorio teatrale adulti e dei Piccoli APICULTORI con Anna Scalabrini
      “Biblioteca vivente” a cura dell'Associazione Progetto Accoglienza

nell'Auditorium ore 17,00

 Intermezzi musicali a cura di Francesco Giura e Patrizia Gullì
 Saluti del sindaco e delle assessore Becchi e Bonanni
Promuovere BenEssere, introduce e coordina Emanuela Periccioli

Presentazione dell’Associazione Progetto Accoglienza, a cura del presidente Luigi Andreini
Presentazione dell’Associazione Artemisia a cura della presidente Teresa Bruno e vicepresidente Petra Filistrucchi con il  video della violoncellista Tilly Cernitori e  “Dicono di noi”, 
Il Rocchetto e Studio Elle con Genitori insieme  presentano attività ed iniziative per promuovere il BenESSERE
18,30  presentazione e-book “Alimentazione e psiche per una           
                alimentazione consapevole” con le autrici dott.ssa Annalisa Olivotti, nutrizionista, e dott.ssa Sonia Pestelli, psicologa

Ore 19,30 Apericena a cura di Unicoop Firenze ed Ethnos
 Servizio di sala a cura degli allievi dell’Istituto alberghiero Chino Chini
 costo euro 15, sconti ragazzi e famiglie, i bambini non pagano

      ORE 21,00    Artemisia presenta “La ragazza dagli occhi Blu”
assente per motivi di salute D. Morozzi

La serata prosegue con musica dal vivo, alla chitarra Francesco Giura , voce di patrizia Gullì 

Veronica Vargiu, criminologa, presenta il video

" IL corpo delle donne" di Lorella Zanardo


Il ricavato sarà a favore dell’Associazione Artemisia e dell’Associazione Progetto Accoglienza  

 Vi aspettiamo in un luogo incantevole per una piacevole giornata  da trascorrere insieme all'insegna della condivisione e della  partecipazione attiva.

Considerazioni del giorno dopo: 
l'ambiente sempre accogliente, il panorama superbo, il garbo di tutti, la festosità dei coinvolti, gli assenti prenotati che non si sono sognati di disdire, alla faccia della correttezza, tanti contrattempi all'ultimo tuffo, l'impegno di non molti ma buoni!
120 persone a tavola, un discreto incasso, qualche spesa pesantuccia ( SIAE) la constatazione un po' dolorosa che il cibo attrae più della parola e dell'immagine. 
Grazie a chi ha partecipato, a chi ci ha salutato anche di passaggio, a chi si è impegnato ed a chi ci ha creduto nonostante tutto!


lunedì 18 maggio 2015

Dalla Normandia al Burkina a chilometri 0

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Burkina Faso uno stato interno molto povero
In nome della FRATELLANZA un percorso ambizioso
Un viaggio da nord a sud con chi ritiene importante e doveroso rivolgere attenzioni a certi paesi in via di sviluppo, eufemismo accettabile, sostenibile ma impegnativo per tutti quelli che credono fermamente nella cooperazione, ritenendola un impegno civile e democratico non più rimandabile.
l'Associazione Badenyà, fratellanza appunto, mira allo sviluppo del Burkina con molti progetti, ora partner dell'associazione francese Cap  Developpement per incrementare la costruzione di latrine, indispensabili per l'igiene e la qualità della vita. Più latrine x tutti, il principio fa sorridere, la necessità implica un'emergenza, la tecnica raggiunta da Badenyà nella realizzazione una competenza di pregio.

Dal sito di Badenyà:
http://www.progettobadenya.it/



IL PROGETTO
L’obiettivo del Progetto Badenyà è di stabilire un legame forte e continuo tra le comunità di Scarperia, del Mugello e chiunque voglia sostenere l’iniziativa, ed una precisa comunità di un territorio del Quarto Mondo, con l’impegno di sostenere, nel tempo, progetti ed interventi di aiuto, di solidarietà e di opportunità di sviluppo.
Attraverso un rapporto solidale e duraturo realizziamo progetti di sostegno di varia natura, con la possibilità inoltre di controllare, monitorare e verificare direttamente il risultato di queste iniziative di solidarietà.
La scelta d’intervenire a Nouna nella provincia del Kossi in Burkina Faso è in linea con gli obiettivi che ci poniamo.
 IL BURKINA FASO E NOUNA
Il Burkina Faso è uno dei cinque paesi più poveri al mondo, dove la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà e non ha accesso all’acqua potabile. Il tasso di analfabetismo supera l’80%. In Burkina Faso due bambini su dieci non arrivano al quinto anno di età, decimati dalla diarrea, dalla malaria, dall’AIDS, dalla meningite e dal colera. La speranza di vita è inferiore ai cinquanta anni di età.
Nouna è un comune situato nel nord ovest del Burkina Faso, vicino al confine con il Mali, ed è il capoluogo della provincia del Kossi, una delle zone più siccitose del paese e di tutto il continente africano.
Gli abitanti del comune sono 70.000, di cui 20.000 nel capoluogo Nouna e gli altri 50.000 dislocati in 59 villaggi, alcuni dei quali distano dal capoluogo anche oltre i 70 chilometri.
CON CHI COLLABORIAMO
Abbiamo stabilito un solido rapporto con tutte le rappresentanze del tessuto sociale di Nouna: amministrazione comunale, comunità religiose, villaggi, associazioni di volontariato e di categoria. Assieme a loro concordiamo e realizziamo direttamente interventi di sostegno e sviluppo sulla base di progetti presentati direttamente da loro.
 COME LAVORIAMO A NOUNA
La metodologia di lavoro scelta da Badenyà per realizzare i progetti è diretta e trasparente e non prevede alcun passaggio attraverso soggetti terzi. Qualunque organizzazione, associazione o soggetto riconosciuto ufficialmente presente a Nouna può proporre ogni anno dei progetti o microprogetti (limite di spesa 2.000 euro).
La fattibilità e attendibilità dei progetti presentati, inizialmente è valutata da Calvin responsabile del progetto Badenyà a Nouna Per quanto riguarda i progetti relativi alla costruzione di impianti (pozzi, latrine pubbliche, mulini, ecc.) è prevista una quota di compartecipazione non monetaria da parte di coloro che lo hanno presentato. I progetti ritenuti validi sono quindi inviati in Italia per essere esaminati e in seguito approvati.
Tutti i progetti approvati e finanziati sono poi seguiti direttamente sul posto da Calvin sia nella fase di realizzazione sia nella successiva di controllo della corretta gestione.
 Calvin ha la responsabilità di seguire i progetti riguardanti i pozzi, le latrine pubbliche, i mulini, le aule scolastiche, e i progetti riguardanti i servizi gestiti da associazioni locali, quali la mensa scolastica, il sostegno alle famiglie con malati di AIDS, le foresterie per studenti provenienti dai villaggi, ecc.
 Dal Mugello un'ottica di emancipazione e sviluppo sostenibile, coinvolgere e sensibilizzare per crescere insieme, un piacere ed un dovere civile!
In Normandia incontrati per il ventennale della Associazione Cap Developpement i membri del consiglio di amministrazione ed il presidente con alcuni benefattori, nella speranza che il fine che ci accomuna crei sviluppo migliorando la condizione di vita in Burkina.Un bel viaggio tra pascoli e ridenti cittadine, tra fiori e dimore storiche alla ricerca di equità e sviluppo. Veauville Les Baons, Arromanches, Bayeux, Le Havre, Fecamp, Etat,  Honfleur, Rouen, Beauvais
Grazie ai miei compagni di ventura, grazie per avermi coinvolto e per credere fermamente in quello che fanno con il sorriso e la forza di voler raggiungere gli obiettivi impegnativi idealmente programmati


crescere crescere crescere
Chi sono i partner?
CAP Développement, nouveau dispositif créé par France Active, met l’expérience du réseau France Active au service du développement des très petites entreprises en recherche de financement. QUEL EST SON OBJECTIF ? CAP Développement est un contrat d’appui au projet de développement qui lie le représentant local de France Active et la jeune entreprise. Son objectif est d’accompagner et financer les jeunes entreprises en phase de premier développement. Il repose sur 2 piliers : Un accompagnement personnalisé: une analyse économique, sociale et financière du projet, un accompagnement et des conseils sur le financement, un suivi de l’activité.
Un prêt participatif adapté aux besoins des TPE, qui facilite l’accès aux crédits bancaires dans de bonnes conditions. Il est destiné au financement d’investissements et/ou de fonds de roulement.
 Serata celebrativa dei 20 anni dell'Associazione

domenica 3 maggio 2015

EXPO si EXPO no

SI/NO, BENE/MALE, GIUSTO/SBAGLIATO

EXPO si, EXPO no
Uno dei tanti dilemmi attuali di una società in cui il dubbio lascia sempre più spazio alle certezze e viceversa, dove comprendere da che parte stare appare sempre più complesso, dove le innumerevoli variabili condizionano il semplice pensiero disorientando anche i più ottimisti benpensanti.
Scegliere sempre più difficile, restano tanti grigi al posto del Bianco o Nero, partiamo dalle mille sfumature di grigio appunto senza schieramenti ideologici.
Dal 1 maggio al 31 ottobre 140 paesi in mostra, molti grandi assenti, obiettivo dare una risposta ad una esigenza vitale, garantire cioè + cibo x tutti, sano, equilibrato, basico, prodotto nel rispetto degli equilibri planetari. Un obiettivo così alto da spaventare, ma anche solo sfiorare il grave problema suscitando dibattito e riflessioni strategiche sarebbe un successo.
La bellezza dei padiglioni avveniristici e sfarzosi ti avvolge e conquista, ( avremmo potuto farne a meno visti i costi esorbitanti?) l'imponenza dell'impianto stupisce e sorprende, mancano odori, sapori, profumi, mortificato il tatto a tutto vantaggio della vista, abbagliati da migliaia di schermi che raccontano storie, vite, diversità e alimenti, troppi  messaggi analitici, complessa una sintesi che avvicini,  da interiorizzare. Glaciale l'insieme.
Troneggiano ovunque torrette Ferrero, pubblicità Algida e Coca-Cola, una reale immedesimazione nel nostro occidente promozionale. 
Entrare e cercare di capire dal valore della biodiversità ad un futuro sostenibile
Aree da Cinecittà contrastano con le  costruzioni avveniristiche degli stati emergenti, ma il padiglione 0 appare in tutto il suo imponente aspetto mettendo in luce a partire dalla Pangea la biodiversità e l'opera dell'uomo spesso dannosa per l'ambiente, distruttiva. 
7 miliardi di individui da nutrire ricercando un'equità ed una sostenibilità difficile da trovare, senza proposte visibili e spendibili.
Come soddisfare i diritti di chi non ha accesso ad una dignitosa e sufficiente razione giornaliera di cibo? 
Come parlare di sobrietà  in tanto sfarzo? Come affrontare concetti base di equità pubblicizzando le multinazionali? 
Necessità di cambiamento? 
Sobrietà come stile di vita?
Ritorno all'essenzialità? 
Tutto l'insieme opulento di grandeur appare decisamente in contrasto con certi sbandierati e condivisibili principi.
Stupirsi e consumare, l'imput imperante, luci, giochi d'acqua e tanto lustro apparente, una nuova Gardeland? 
O sarà l'occasione per reali opportunità per tutti coloro i quali  necessitano con  prepotente urgenza di questa opportunità? 
Certo serve un occhio critico al visitatore, un orecchio attento a cogliere le differenze ed a valorizzare certi angoli più nascosti nella loro modestia, non basta lasciarsi affascinare dai lustrini ma urge lasciarsi contaminare con consapevolezza dai bagliori vitali di chi tra granaglie e fatica costruisce il suo pane quotidiano e lo fa per la sopravvivenza, talvolta, troppo spesso,  non basta.
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Un pesce d'aprile/maggio o un impianto romano?
Ce lo auguriamo vivamente, la speranza è l'ultima a morire...

lunedì 20 aprile 2015

Monte Sole, la storia fatta esperienza

Si parte, zaini in spalla, cartoline della zona grigia ... e via, alla conquista di Monte Sole!
"Che traguardo il nostro ultimo, l'arrivo in vetta al Monte Sole! Una impresa memorabile avvenuta in una giornata neanche a dirlo di sole e di vento che sferzava visi e tutte le speranze di arrivare vivi alla meta! Infine vi giungemmo grazie al comandante in carica, il nostro  collaudato Achille Papa( Simone Squarzanti), che pure si narra abbia sorretto per buona parte del tragitto l'alunno con vertigini e che approfitto ora per ringraziare di aver preparato magistralmente un'uscita che a tutti gli effetti è valsa come il regalo di una lezione di storia sul campo!
Non so se lei preside ha trovato una guida nei suoi giorni di studio ma Achille Papa domani sarà certo al suo fianco in questo impegno e noi con lui!
Susanna"

Dalle memorabili parole della prof Pecchioli si intuisce il valore dell'impresa, si capisce la motivazione degli alunni a percorrere non solo un tragitto irto e sconnesso ma ad arrampicarsi con maggiore agilità negli incerti passi della storia là dove l'eroismo di non molti sconfisse il protagonismo prepotente di chi si riteneva potente. 
La storia siamo noi, la storia siete voi, la storia narra di chi siamo stati. 
Far ripercorrere agli alunni sentieri muniti di mappe e carte storiche di documenti originali da leggere per scandire i passi e sottolineare momenti drammatici del duro tragitto, questo suscitare emozioni ad ogni passo non può essere sostituito da letture e studio dal manuale ma può essere solamente accompagnato e/o rinforzato dal lavoro in aula.


un omaggio alla Brigata


Una strage efferata quella di Marzabotto, compiuta dalle SS naziste  nel 1944, consumata appunto nei territori di Marzabotto, Grizzana, Morandi, Monzuno, attorno a Monte Sole
I partigiani della Brigata Stella Rossa  Lupo si erano dati come obiettivo quello di colpire aree strategiche come strade e ferrovie che collegano Bologna alla Toscana per impedire il rientro delle truppe naziste.  Ripulire la zona era quindi per il comando tedesco un compito urgente per favorire il ripiegamento verso nord delle armate occupanti sotto la spinta degli alleati anglo americani che stavano risalendo la nostra penisola
Nel maggio del 1944 il primo assalto seguito da altri non di successo, fu affidato allora il compito di far pulito nella zona al feroce maggiore Walther Reder, comandante del 16° battaglione  Panzer Aufklarung Abteilung della 16° Divisione SS.
Una azione che partì il 29 settembre 1944, di una violenza inaudita, di estrema ferocia rivolta verso donne e bambini, anziani inermi, villaggi distrutti, azioni cruente che proseguirono per giorni e giorni fino a novembre. 
Centinaia e centinaia di uccisioni e solo distruzione.

Reder fu catturato dagli inglesi il 5 maggio del 1945 e consegnato
 all'Italia, fu processato dal tribunale militare di Bologna, 
condannato all'ergastolo colpevole tra le tante stragi della morte a 
Monte Sole di 262 persone, condannati anche i fascisti che 
guidarono le SS durante l'eccidio 
Nel 1967 Reder inviò una lettera che sembra solo il  frutto della 
difesa da parte del  suo avvocato,  per chiedere perdono alla 
comunità di Marzabotto, il perdono non fu concesso, scarcerato nel 
1985 morì poi nel 1991 senza mai aver sostanzialmente chiesto 
perdono.
Una delle tante storie drammatiche fatta rivivere con passo pesante ed incerto con  voci acerbe, tremule e commosse dai nostri increduli ragazzi.
Grazie all'A.N.P.I di Borgo San Lorenzo, alla sua Presidente Paola Poggini, ai docenti ed al Comandante in carica infaticabile e sempre  sorprendente Simone Squarzanti.


mercoledì 8 aprile 2015

La buona scuola che già esiste e quella che non verrà

http://www.internazionale.it/weekend/2015/03/28/franco-lorenzoni-maestro-scuola
Da consultare e leggere con molta attenzione, esistono persone che hanno reso possibile ciò che appare impossibile solo perché con grande semplicità ci hanno creduto.
Le parole di Giuseppe Bagni ci convincono molto, proviamo a leggerle insieme annotando i punti salienti, l'idea centrale delle sequenze diremmo ai ragazzi, sfido ad indicarle in rosso, ci proviamo? Parto io, consapevole che qualcuno mi segua, anche solo nella lettura

Sul disegno di scuola e chi la abita, di Giuseppe Bagni


C'è una strada facile per scrivere un pezzo ben argomentato sul Disegno di Legge del governo Renzi. Si enumerano le cose che vanno bene e quelle che vanno male. Chi è favorevole, parte da quelle negative e finisce amplificando le positive; chi è contrario, fa il percorso opposto per liberarsi rapidamente del positivo e concentrarsi sul negativo.
È uno schema troppo semplice che oltretutto favorisce la polarizzazione del dibattito su posizioni senza sfumature e zone di sovrapposizione, quando già la partecipazione alla politica si sta riducendo all'opzione del "mi piace", che si clicca prima e a prescindere dal commento (i "perché" dei mi piace interessano meno).
Sarebbe un approccio che rischia paradossalmente di lasciare sullo sfondo la scuola e i suoi reali bisogni: un lusso che non dobbiamo permetterci.
Che cosa sappiamo
Conosciamo i problemi della scuola? Sì: dagli anni Settanta abbiamo rilevazioni internazionali che ci danno certezza del fatto che il rendimento scolastico degli studenti è legato al contesto territoriale. Che il destino nella scuola "superiore" è legato non solo al  merito dei singoli ma anche all'indirizzo scelto, e che questa scelta è ancora fortemente connotata socialmente.
Sappiamo che le differenze di "bravura" tra gli studenti sono basse all'interno della stessa scuola e molto alte fra le varie scuole, come dire che il "merito" nella scuola italiana non dipende dal singolo ma dalla sede scolastica dove lui finisce, il cui livello socio-economico (il suo habitat) ha più peso sugli esiti che non quello della famiglia.

Ogni singola scuola condiziona gli studi ed il cammino, dimmi dove vai, ti dirò chi sei
Scelte che aggravano i problemi
Da qui, da questa realtà si doveva partire: è stato fatto? Purtroppo no. Ci sono anzi scelte che peggioreranno la situazione. Il 5 per mille che verrà destinato alle scuole sarà molto diverso in valore assoluto in Lombardia, per esempio, rispetto a quello della Calabria o della Sicilia, e visto che andrà a singole scuole, aumenterà le differenze anche tra le scuole della stessa regione. Lo stesso effetto sulle diseguaglianze sarà prodotto dallo school bonus.
Anche se il governo interverrà in senso perequativo resterà il messaggio per l'opinione pubblica di scuole-zavorra, che sono un costo per lo Stato, accanto ad altre di qualità, che si autofinanziano, senza spazio per una minima riflessione sui diversi contesti in cui agiscono e sulle funzioni che svolgono.
Se si vuole intervenire sulla dispersione in maniera efficace bisogna destinare i docenti e i dirigenti migliori nelle scuole più difficili, ma l'albo regionale con chiamata diretta del preside va in direzione diversa: perché un docente richiesto da scuole comode, frequentate da ragazze e ragazzi ben educati dovrebbe scegliere quelle difficili e disagiate, dove ci si misura tutti i giorni con la fatica dell'insegnare a ragazze e ragazzi che non vogliono imparare in quella scuola che invece per noi ha funzionato?
In chimica si insegna che "il simile scioglie il simile".
La qualità della scuola dipende soprattutto dalla qualità degli insegnanti "normali", con un curricolo normale e nessun segno particolare per essere scelti. Quello che invece è straordinario è il compito a cui sono chiamati, e allora, dall'enfasi sui "migliori" dovremmo passare a quella sul "miglioramento" che coinvolge tutta la scuola come comunità professionale.
Parole sante, non servono migliori nelle scuole elitarie, servono bravi docenti impegnati là dove ci sono emergenze, e la dispersione è un'emergenza grave
Metafore di senso comune
Si è preferito proporre un'idea di scuola che fosse comprensibile per tutti, operazione tutto sommato  facile perché la nostra scuola si trova nella condizione paradossale di avere contorni incerti, che la espongono a regolari invasioni di slogan e metafore provenienti dall'esterno, e allo stesso tempo non permeabili: tutto ciò che fa la scuola è estremamente "scolastico". Il contrario di ciò che servirebbe, cioè confini più precisi ma molto permeabili con l’esterno, per farsi conoscere a partire dalla sua complessità.
Il Disegno di Legge propone invece una nuova ampia gamma di metafore che hanno il senso di semplificare quella complessità ad uso e consumo del senso comune. Operazione che può essere vincente nella comunicazione diretta con l'opinione pubblica ma che si paga in termini di credibilità all'interno del mondo della scuola.
Ecco allora che al preside manager segue il preside sindaco e poi il preside allenatore che sceglie la "squadra" da mettere in campo. Ma contro chi gioca la sua partita? Chi è che perde? Forse le altre scuole che non hanno "campioni" di pari livello? Passeremo l’estate a proporre ingaggi agli insegnanti migliori?

 Questa nuova trovata del preside manager rattrista molto, cercasi presidi di livello preparati per fare squadra
Il vero avversario 
Il problema è che non è l'altra scuola l'avversario. L’avversario è, o dovrebbe essere, principalmente l'abbandono scolastico, che se fa squadra non lo fa certo scendendo in campo aperto, sotto i riflettori, facendo indossare a tutti la stessa maglietta. Anzi, cerca l'invisibilità degli ultimi banchi, delle assenze prolungate, dei silenzi ostinati.
Contro questo avversario non servono "campioni", ma un corpo docente che sappia dare di sé un'immagine coerente e positiva. Insegnanti disposti a mescolare la propria biografia (ben più del curricolo) con quella dei loro alunni per coinvolgerli e spesso trascinarli contro la loro stessa volontà. 
Manca un progetto di scuola
Ma ci vuole un progetto di scuola, non la scuola dei mille progetti; ci vogliono curricoli che sappiano misurarsi con i nuovi modi di apprendere e di vivere dei giovani. Ci vogliono sperimentazione e ricerca che sorreggano e diano senso all'autovalutazione; ci vuole una scuola che sappia prendere il massimo dagli insegnanti migliori e nello stesso tempo far crescere tutti ponendosi al centro di un sistema nazionale di formazione degli insegnanti. Una formazione  che, quando si entra a scuola, non scompaia,  ma cambi aspetto per divenire una parte costitutiva della nostra professione, al pari del progettare gli interventi educativi, del fare lezione, valutare gli esiti, confrontarsi collettivamente.
Nel Disegno di Legge, di un tale progetto si perdono le tracce. Nonostante vi sia una significativa inversione di tendenza con l'investimento di risorse importanti nella scuola, l'assunzione di una fetta consistente del precariato e dichiarazioni d'intenti condivisibili sul ruolo dell'autonomia, il quadro complessivo sta dentro un paradigma diverso, in cui domina la dimensione individuale. Questo aspetto viene messo in mostra con prepotenza nella figura plenipotenziaria del nuovo dirigente, ma anche più sottilmente nell'idea del premio individuale al "buon docente"  e in quella del voucher di 500€ per l'aggiornamento personale, che ciascun insegnante potrà spendere come vuole nel libero mercato della cultura e dell'aggiornamento.
La cultura della scelta individuale
Insegnare è sicuramente una professione di cultura ma non basta la cultura per insegnare, ci vogliono soprattutto il desiderio e la capacità di renderla contagiosa. Il sapere di un maestro serve solo per darlo, diceva un alunno di don Milani (citato quanto mai a sproposito di questi tempi). Se si avesse il coraggio di sfidare l'impopolarità destinando quelle risorse alle singole scuole per finanziarne ricerca, sperimentazione e valutazione degli esiti, cambieremmo la scuola, e ogni singolo insegnante, assai più radicalmente che non pagandogli il biglietto del cinema.
Purtroppo in un tale paradigma anche gli aspetti positivi presenti nel disegno rischiano di restare lettera morta perché soltanto una scuola buona potrebbe farli diventare realtà, ma quella che c'è già avrà vita assai dura.
Essa ha uno dei punti di forza nella diffusione delle responsabilità e nella collaborazione tra gli ottimi dirigenti e insegnanti che vi lavorano (ma aggiungo gli studenti, i genitori e tutto il personale della scuola), che sarà messa in serio pericolo dalla spinta al conflitto permanente prodotta dall'aver scelto la strada di dare libero spazio alle scelte personali del dirigente.
Ma che ha a che vedere questa cultura della decisione individuale con quella della scuola? Perché dovrebbe essere funzionale a risolvere i problemi reali della scuola? È forse questa paventata lentezza che ha bloccato l'autonomia o piuttosto sono stati i tagli permanenti degli ultimi decenni e la mancanza di un Progetto nazionale che indicasse la direzione nella quale le scuole, in autonomia, dovevano muoversi?
Il fascino del “capo”
Siamo evidentemente di fronte alla penetrazione entro i confini della scuola del fascino del decidere rapido del "capo" rispetto al faticoso deliberare partecipato. Paradossale, se si pensa che la scuola è forse l'unica istituzione costituzionale che sia riuscita a costruire, attraverso una storia fatta di faticose deliberazioni, una comunità di professionisti (dirigenti e insegnanti) che cooperano nel realizzare un progetto educativo pubblico. Non c'era altra strada per farcela.
Che senso ha invece la prospettiva di scegliere insegnanti singoli, in funzione del piano dell’offerta formativa dell’istituto? Come non rendersi conto che, eccetto alcuni casi (probabilmente la minoranza), il dirigente dovrà scegliere tra curricoli analoghi, fatti degli stessi titoli di studio (sempre che non si voglia mettere in discussione il loro valore legale), lasciando che sia un colloquio a giustificare la decisione? Oppure si sceglieranno dimensioni aggiuntive, non certo decisive per affrontare i problemi reali dell’apprendimento.
Inutile dare trasparenza a decisioni che saranno intrinsecamente aleatorie. Anche ammettendo che non siano impugnabili, non per questo saranno meno arbitrarie. 
La vera responsabilità del dirigente
La competenza e la conseguente responsabilità dell’insegnamento e dell'apprendimento deve essere assunta dalla professionalità insegnante.  É qui il nodo: la responsabilità del dirigente scolastico deve coesistere con altre responsabilità; sarebbe un disastro se gli insegnanti fossero ricacciati nel lavoro individuale, nelle aule e nell’anonimato assembleare del collegio.
I poteri del dirigente scolastico non ne escono né umiliati né diminuiti: il dirigente dirige, ma non dei “sottomessi”. Il rapporto tra dirigente e insegnante è tra due competenze e quindi tra due diverse condivisioni di responsabilità, nessuna di seconda mano all'altra.
Ci sono nelle scuole un'infinità di ottimi dirigenti, che spesso sono stati anche ottimi insegnanti, per cui c'è il forte rischio che nel passaggio di ruolo facciano diventare il loro progetto didattico quello della scuola: sarebbe un disastro. Il ruolo di dirigente non può comprendere l'appropriazione delle competenze riferite alla funzione dell’insegnare, bensì delle altre competenze nel governo dell’intero sistema dell’unità scolastica, e soprattutto nella valorizzazione di quelle degli insegnanti nel costruire e nel governare il progetto/processo di insegnamento-apprendimento.
Un processo decisionale cooperativo
È  questa la direzione a cui guardano i paesi OCSE più evoluti dove la richiesta di
accountability, non solo nella scuola ma in tutta la pubblica amministrazione, viene connessa con quella di una governance inclusiva e partecipativa, che consiste nel rendere accessibile e cooperativo il processo decisionale.
La scuola ha fondato le sue conquiste più importanti su un clima di cooperazione reso possibile proprio dalla impersonalità delle norme che hanno garantito percorsi pubblici per abilitazioni concorsi e assunzioni. Che dire della premiabilità del 5% dei docenti da parte del dirigente, quando la scuola ha già il fondo incentivante che dovrebbe servire proprio a riconoscere il merito di un lavoro ben fatto? Non basterebbe metterci i soldi?  Se invece il desiderio fosse  quello di stabilire una progressione di carriera per i docenti, allora avrebbe senso garantire la "portabilità" del livello acquisito, svincolandolo dalla scuola di appartenenza (e quindi dal suo dirigente), per affidarlo ad una valutazione nazionale.
La scuola pubblica, laboratorio di inclusione
Ma tra le conquiste della scuola c'è anche quanto ha fatto e continua a fare a livello di educazione interculturale, di integrazione degli alunni stranieri e dei diversamente abili. Non mancano certo le difficoltà, ma tutti dovrebbero essere concordi nel sostenere che questa è la direzione giusta perché il livello di conoscenza reciproca e coesione che si costruisce nel tempo della scuola non ha pari in nessun altro luogo e momento della vita.
Eppure si è deciso di favorire chi sceglie di mandare i propri figli in scuole private. Fra esse non mancano realtà importanti che giustificano appieno la tutela costituzionale della loro esistenza, ma è sufficiente un banalissimo confronto tra il livello di pluralismo culturale presente fra gli iscritti delle scuole private con quello delle scuole pubbliche e sulla presenza di stranieri e diversamente abili, per capire che è difficile far passare quei contesti come laboratori dell'inclusione. Allora, come si può ammettere che i genitori che aderiscono al progetto pubblico di scuola inclusiva paghino contributi volontari (obbligatori) i quali rappresentano frequentemente più del 50% delle entrate della scuola, e poi si detassino i genitori che scelgono le scuole private, certamente "scuole libere" ma anche scuole che
liberano dal contatto con la diversità?

Il rischio di chiusura e la vera risorsa
Ma ciò che più preoccupa è l'effetto che questa incoerenza politica produce su quegli insegnanti che da sempre hanno rappresentato la componente riflessiva delle scuole, capace di guidare i cambiamenti amplificandone gli aspetti positivi e minimizzando i danni delle le scelte sbagliate.
Oggi si percepisce una spaccatura nel loro agire, come l'apertura di un solco profondo che interrompe ogni scambio tra la scuola vera, che essi vivono quotidianamente, e quell'idea di scuola più generale che si sente "desiderabile" per tutti.
Se gli insegnanti più appassionati rinunciano ad alzare lo sguardo per guardare oltre la cattedra e i banchi dei propri alunni perdiamo la risorsa più preziosa della scuola. L'aula allora diventa il confine di senso del proprio lavoro, l'unico luogo dove ci si sente capaci di incidere, in cui la scuola "pensabile" può ancora diventare "possibile". Oltre quelle pareti cresce un disinteresse per le scelte più generali che spinge al massimo a farsi un'opinione, ma accompagnata dalla rinuncia a farla contare.
Stiamo spingendo chi ama davvero la scuola ad amare sempre più solo la propria.
La scelta di chiudere la porta dell'aula per restare all'interno del rassicurante microcosmo che si è costruito viene vissuta come l'unica via di fuga possibile dalle costanti delusioni, ma sempre di una fuga si tratta, oltre che di una sconfitta per tutta la scuola.
Se non si ferma questa deriva anche gli insegnanti che sentono la scuola come una seconda pelle cominceranno a contare gli anni che mancano alla pensione. Invece il loro entusiasmo e la capacità di lavorare nel pensando in grande è la principale risorsa per la buona scuola.
Che c'è già, e chiede solo di essere accompagnata.

UN preside capoccia o ducetto, insegnanti impegnati per essere notati come sorvegliati speciali...intanto cadono i tetti, mancano soldi si salvi chi può, ma restano esperienze virtuose, per quanto ancora?