quanta strada.... |
Stereotipi e sessismo anche nella politica sarebbero da evitare ma non pare sia possibile né necessario.
Analizzare il linguaggio utilizzato per
caratterizzare il profilo e la personalità delle 2
nuove elette sindache nel dibattito pubblico fa inorridire, la condizione/donna
penalizza assai, “ragazze, Ragazze del movimento, sensuali, acqua e sapone,
donne giovani in carriera, giovani normali in cui riconoscersi. Bocconiana mai.
Virginia Raggi e Chiara Appendino sono diventate improvvisamente Donne/Danno da sminuire agli occhi della gente, in gamba ma pur sempre femmine! Insomma, che dire!
Virginia Raggi e Chiara Appendino sono diventate improvvisamente Donne/Danno da sminuire agli occhi della gente, in gamba ma pur sempre femmine! Insomma, che dire!
A Roma e Torino vincere i candidati del Partito democratico Roberto
Giachetti e Piero Fassino appare solo una protesta ormai spendibile si ma poco credibile…
Quante varianti nel descriverle, negate ai signori maschi sicuramente, nemmeno pensabile usare riferimenti di un certo tipo per lor SIGNORI
Certamente a 70 anni dal riconoscimento del voto alle donne l’idea di vedere sindache chiamate a guidare per i prossimi cinque anni due grandi città italiane, addirittura la Capitale, stupisce e crea un clima ansiogeno.
La grande scrittrice Michela Murgia scrive in un bell'articolo, sintetico e chiaro, su la Repubblica dal titolo " Né ragazze né mamme, usiamo le parole giuste"
"Chiamiamole sindache dunque... deve cambiare il modo di raccontare le donne al vertice. Basta chiamarle con il nome proprio. Basta col chiamarle confidenzialmente con il nome proprio come fossero cresciute con noi. Anche definirle ‘ragazze' sui giornali è un modo subdolo per minimizzare l'autorevolezza del ruolo che si sono conquistate". Alla stessa stregua può essere considerato il titolare un articolo su Chiara Appendino chiamandola, ad esempio, "la neomamma che ha battuto Fassino".
"Se vi sembra normale, provate a immaginare Sala descritto come ‘il figlio unico pluridivorziato che a Milano ha fermato la Lega'".
Ragazze, il titolo, la carica? Dove sono finiti? Definizione non corretta, volutamente svilente.
Quante varianti nel descriverle, negate ai signori maschi sicuramente, nemmeno pensabile usare riferimenti di un certo tipo per lor SIGNORI
Certamente a 70 anni dal riconoscimento del voto alle donne l’idea di vedere sindache chiamate a guidare per i prossimi cinque anni due grandi città italiane, addirittura la Capitale, stupisce e crea un clima ansiogeno.
La grande scrittrice Michela Murgia scrive in un bell'articolo, sintetico e chiaro, su la Repubblica dal titolo " Né ragazze né mamme, usiamo le parole giuste"
"Chiamiamole sindache dunque... deve cambiare il modo di raccontare le donne al vertice. Basta chiamarle con il nome proprio. Basta col chiamarle confidenzialmente con il nome proprio come fossero cresciute con noi. Anche definirle ‘ragazze' sui giornali è un modo subdolo per minimizzare l'autorevolezza del ruolo che si sono conquistate". Alla stessa stregua può essere considerato il titolare un articolo su Chiara Appendino chiamandola, ad esempio, "la neomamma che ha battuto Fassino".
"Se vi sembra normale, provate a immaginare Sala descritto come ‘il figlio unico pluridivorziato che a Milano ha fermato la Lega'".
Ragazze, il titolo, la carica? Dove sono finiti? Definizione non corretta, volutamente svilente.
· Il Tempo, sulla
vittoria di Virginia Raggi "Roma in bambola", pubblicando
una sua foto su un corpo di Barbie.
·
Libero, "Prova del fuoco per le ragazze", "Ma saranno
capaci?" "Lui passa il tempo a fare il tifo per lei, senza se e senza
ma. Lei si racconta. Anche nella vita privata, e non cita mai lui. Narra del
figlio, e sembra sia nato sotto un cavolo, perché il padre non viene citato
mai. Sta nell'ombra, assediato dai paparazzi che cercano lei. Scherza,
sopporta".
·
Affari Italiani, "Virginia Raggi primo sindaco donna 5 stelle di Roma sta cordialmente
sulle scatole a molti perché parla chiaro, non si lascia intimidire, è solida
ma anche molto poco sexy esattamente come Chiara Appendino, occhi intensi e
look iper sobrio, altro che smalto semi permanente di Maria Elena Boschi,
boccoli sempre inanellati manicure perfetta, presenzialista a tutto tondo fra
politica e mondanità.
·
FattoQuotidiano, "le ragazze hanno uno stile che i ragazzi, de-virilizzati, se lo
sognano". "sta diventando un' abitudine vincere facile alle elezioni
lanciando giovani donne in grado di sbaragliare gli avversari", "la
battaglia politica futura" "solo un regolamento di conti tra
ragazze".
·
Messaggero, "generazione Candy Candy", quella delle "trentenni cresciute –
come i loro coetanei maschi – con i cartoni animati giapponesi": "Le
nate alla fine degli anni ‘70 sono un interessante mix di sicurezza
introiettata grazie all’esempio materno (Chelsea Clinton per dire ha una madre
come Hillary) e rapida presa d’atto del fatto che, nei rapporti sentimentali,
tocca a loro, alle ragazze Candy Candy, rappresentare il lato forte della
coppia, a fronte di partner tormentati o almeno dolcemente complicati".
ruoli e linguaggio |
Fuori dal commento sulle scelte politiche deprime ancora oggi la retorica sull’essere di sesso femminile, si pretende infatti che siamo tutte belle e oche, docili e scoperte, facili preda ma decise, intelligenti ma non troppo, disponibili ma con grinta, naturalmente per non scoraggiare i maschi, forti e decisi, virili e onnipotenti, sicuri e determinati! Sic
Quanta strada da fare ancora care RAGAZZE GIOVANI E MENO
GIOVANI, RUGOSE E LISCE; MAGRE E CICCIOTTELLE,
BELLE E SCIALBE, FORTI E DEBOLI, forza e coraggio, passo
dopo passo il mondo si tingerà di rosa con le sfumature dell’arcobaleno.
AVANTI TUTTA, VENTO IN POPPA ( qualcuno potrebbe insinuare subito in poppe) non fateci caso...
"non ragioniam di lor ma guarda e passa"
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