martedì 19 marzo 2019

Nessun uomo è un'isola


La responsabilità
Ieri come oggi l'aspetto maggiormente  allarmante nel quotidiano è  legato alla  responsabilità personale e collettiva che condiziona azioni e reazioni, una sensibilità  non percepita da tutti i cittadini allo stesso modo. Troppo spesso ci facciamo scivolare questo problema di dosso scansandolo come se non ci riguardasse, ignorandolo, evitandolo,  senza tener conto dell'unicità del nostro pianeta e del sistema così fragile di relazione tra uomo e ambiente. Il mondo in cui viviamo è un mondo patogeno, in cui l’aria, l’acqua e il cibo nella maggior parte dei casi sono inquinati, dalle nostre azioni, che per gran parte della popolazione l’alimentazione è squilibrata, molto spesso  povera di sostanze nutrizionalmente essenziali, che i cibi che mangiamo, i vestiti che indossiamo possiedono microplastiche, che gli squilibri tra chi ha troppo e chi non possiede nulla e muore per questo non possono portare la felicità.
Se attraverso sobrietà e nuovi equilibri, in molti, non ci destiamo muovendoci avremmo perso una grande occasione.
Ecco che la visione del documentario in questione non è semplicemente emblematica in situazioni diverse ma di forte impatto e stimolo per una reazione intima e collettiva, nella consapevolezza che insieme si possa e si debba agire. 
Insieme si Può, le culture e le persone, ognuna con la sua esperienza e tipicità, seppur in  ambienti diversi,  consapevoli che le nostre radici siano indistruttibili se nel legame con la propria terra e nelle tradizioni troviamo il coraggio e la forza di recuperare quanto di più importante si possa amare e tramandare. 


https://www.youtube.com/watch?v=txwP9UBLrSM

Nessun uomo è un'isolaun documentario di Dominique Marchais

  • DATA USCITA
  • GENEREDocumentario
  • ANNO2017
  • REGIA
  • PAESEFrancia
  • DURATA96 Min
  • DISTRIBUZIONE: Kitchen Film 
  • Titolo originale: Nul homme n'est une île 

    -Il film diretto da Dominique Marchais, è un viaggio in Europa, dal Mediterraneo alle Alpi, dove scopriamo uomini e donne che lavorano per riportare in vita lo spirito della democrazia e del buon governo.
    Dagli agricoltori della Cooperativa Galline Felici in Sicilia agli architetti, artigiani e funzionari delle Alpi svizzere e del Vorarlberg in Austria, tutti fanno politica a partire dal loro lavoro e pensano a se stessi come a un destino comune. Perché come afferma Roberto Li Calzi, agricoltore co-fondatore de “Le Galline Felici” «La vita è più facile se non ci consideriamo individui isolati»-.


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 dal Lorenzetti ad oggi, lezioni di buone pratiche
Documentario da non perdere; ricche immagini suggestive di terre incantate seppur attraversate e stravolte dall'impetuoso modernismo che rompe equilibri secolari.
Concetti etici di vita sostenibile in modelli sociopolitici complessi ma imitabili.
Il racconto di un delicato quanto fragile rapporto Uomo Ambiente, tra paesaggi superbi, scelte politiche ed economiche e la prepotente solidità di relazioni umane rese forti da alte competenze  per ritrovare equilibri perduti.
Un importante contributo alla salvaguardia dell'ambiente che viene molto spesso dal basso esplicato in una significativa cittadinanza partecipata e responsabile che contagia e condiziona le forze politiche. Perché un altro modo di vedere le cose è possibile concertando e coalizzandosi in visioni future maggiormente sostenibili.

 Si rimanda nel documentario all'imponente ciclo di affreschi di  Ambrogio Lorenzetti, da vedere se ancora qualcuno non lo avesse fatto. Una visita a Siena vale bene il viaggio

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 La campagna fertile ed armoniosaAggiungi didascalia


L’«Allegoria del Buono e del Cattivo Governo» di Ambrogio Lorenzetti è un importante  ciclo di affreschi   realizzato da Ambrogio Lorenzetti  tra il 1337 e il 1339, nella Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena.
 Il ciclo è una delle prime opere di carattere totalmente laico che troviamo nell’arte del tempo.
Un poster antico con cui,  il partito  al potere,  volle che l’artista rappresentasse da un lato l’Allegoria del Cattivo Governo con gli effetti drammatici che esso produceva (carestia, assassini, saccheggi, violenza, povertà, ecc.) dall’altro l’Allegoria del Buon Governo con i suoi positivi effetti (città prospere, campagne coltivate, benessere, ricchezza, gioia, e così via). 

L’intento  di grande suggestione, molto esplicito:

solo se l’Amministrazione della Cosa pubblica avviene su principi di giustizia sociale equilibrio ed equità, il popolo  può  beneficiare  del governo pubblico.


«Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te».  
John Donne,
Da Meditazione XVIIin Devozioni per occasioni d’emergenza,
Editori Riuniti, Roma, 1994, pp. 112-113.

Nessun uomo è un'isola, intero in se stesso; ciascuno è un pezzo del continente, una parte dell'oceano ... la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché sono preso nell'umanità, e perciò non mandare mai a a chiedere per chi suona la campana; essa suona per te.
Un rimando al grande scrittore
Per chi suona la campana (For Whom the Bell Tolls), romanzo di Ernest Hemingway del 1940
Si racconta l’esperienza di Robert Jordan, esperienza diretta dello stesso autore, che prese parte alla guerra civile spagnola.
Il protagonista, Robert Jordan, è un intellettuale Statunitense che combatte in  Spagna per le forze democratiche cui viene affidato il compito di minare e fare esplodere un ponte di vitale importanza per i franchisti,  ma Robert Jordan fa la conoscenza di Maria, la cui vita è stata frantumata dallo scoppio della guerra. La storia si sviluppa tra la svogliatezza di Pablo, il forte senso del dovere di Robert Jordan e l'altrettanto forte amore per la vita rievocato dalla presenza di Maria. Il titolo è ricavato da un famoso sermone di John Donne in relazione al concetto secondo cui nessun uomo è un'isola e cioè non può considerarsi indipendente dal resto dell'umanità, egli disse: «...And therefore never send to know for whom the bell tolls. It tolls for thee.»
E allora, non chiedere mai per chi suoni la campana. Essa suona per te.»
E ancora, visto che recentemente sono stata a Diamante
Nuccio Ordine, Gli uomini non sono isole, La Nave di Teseo
...
“ Nessun uomo è un’isola, intero in se stesso. ciascuno è un pezzo del continente, una parte dell’oceano. Se una zolla di terra viene portata via dal mare, l’Europa ne è diminuita […];

La morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché sono preso nell’umanità, e perciò non mandar mai a chiedere per chi suona la campana; essa suona per te.” – John Donne

Prendendo le mosse dalla commovente meditazione di John Donne (1624) a cui si ispira il titolo del volume, Nuccio Ordine arricchisce la sua “biblioteca ideale” invitandoci a leggere e rileggere altre meravigliose pagine della letteratura mondiale. Convinto che una brillante citazione possa sollecitare la curiosità dei lettori e incoraggiarli a impossessarsi dell’opera intera, Ordine prosegue la sua battaglia a favore dei classici, mostrando come la letteratura sia fondamentale per rendere l’umanità più solidale e più umana.

In un’epoca segnata da brutali egoismi, dalla ripresa dei razzismi e dell’antisemitismo, dalle terribili disuguaglianze economiche e sociali, dalla paura dello “straniero”, queste pagine invitano a capire che “vivere per gli altri” è un’opportunità per dare un senso forte alla nostra vita. Sulla scia di L’utilità dell’inutile (tradotto in 32 Paesi) e di Classici per la vita (tradotto in 6 lingue), questo nuovo volume è un inno a ciò che nella nostra società viene considerato ingiustamente “inutile” perché non produce profitto.


Nuccio Ordine (Diamante, 1958) è professore ordinario di Letteratura italiana nell’Università della Calabria. A Giordano Bruno ha dedicato tre libri, tradotti in nove lingue, tra cui cinese, giapponese e russo: La cabala dell’asino (2017), La soglia dell’ombra (2009) e Contro il Vangelo armato (2009). Ha pubblicato anche: Teoria della novella e teoria del riso nel Cinquecento (2009), Le rendez-vous des savoirs (2009), Les portraits de Gabriel García Márquez (2012), L’utilità dell’inutile (2013), Tre corone per un re (2015), Classici per la vita (2016). Fellow dell’Harvard University Center for Italian Renaissance Studies e della Alexander von Humboldt Stiftung, è stato invitato in qualità di Visiting Professor in diversi istituti di ricerca e università negli Stati Uniti (Yale, NYU), in America Latina (Universidad de San Buenaventura di Bogotà e Università Iberoamericana di Città del Messico) e in Europa (EHESS, ENS, Paris-IV Sorbonne, CESR di Tours, IEA Paris, Warburg Institute, Max Planck di Berlino). È Membro d’Onore dell’Istituto di Filosofia dell’Accademia Russa delle Scienze (2010) e ha ricevuto in Brasile tre lauree honoris causa. È stato insignito in Francia delle Palme Accademiche (Chevalier 2009 e Commandeur 2014) e il Presidente della Repubblica gli ha concesso la Légion d’honneur (2012). Il Presidente della Repubblica lo ha nominato Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2018). In Francia dirige, con Yves Hersant, tre collane di classici (Les Belles Lettres) e in Italia la collana “Classici della letteratura europea”. È Presidente del Centro Internazionale di Studi Telesiani Bruniani e Campanelliani. Collabora al “Corriere della Sera”.
  

ipertesti in cui navigare x capire non x memorizzare

 
ancora... mi sovvien
mi tornano alla mente i bellissimi manuali per le scuole del grande Giulio Mezzetti, usati per molti anni,  che con stupefacenti diorami permettevano di comprendere gli effetti del passaggio nei diversi cicli storici. ( L'ottusità di molti docenti, legati al tradizionale didascalico insegnamento  di discipline complesse e inscindibili come  storia e geografia, poi li ha combattuti)

domenica 17 marzo 2019

Il mondo di Fedez


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durante il concerto

PRIMA DI OGNI COSA
( non male il testo, non male la canzone)

Cerca un po’ di te
nei testi di De Andrè
ci saranno lividi di cui andare fiero
altri meno
Ma la verità, uguali a metà, sono solo un bambino
che chiamerai papà
Perché in testa c’ho la nausea
Perché non sono mai a casa
Il cuore consumato come delle vecchie Vans
E tutti gli schiaffi presi in piazza
E l’inchiostro sulle braccia
Tutto ora combacia
Tua madre che mi bacia
Il primo bacio, il primo giorno a scuola,
il primo giorno in prova,
il primo amore, il primo errore, il primo sole che ti scotta
Ed è la prima volta anche per me
che vedo te
Prima di ogni cosa
Prima di ogni cosa
E ho preso appunti per tutte le volte che ho sbagliato
Ho un manuale di istruzioni dove di istruzioni è scritto attaccato
E tu sei il primo posto in questa vita che mi sembra nuova
Prima di ogni cosa
Prima di ogni cosa
Un cinico spietato che non si è mai adattato
che non si è mai goduto ciò che la vita gli ha dato
Poi sei arrivato tu
Tutto si è fermato
Vorrei insegnarti tutto quello che non ho imparato

Venerdì sera sono stata, mio malgrado, al Mandela Forum di Firenze per il primo incontro del  tour di Fedez legato al suo nuovo album "Paranoia Airlines".  

Uno  show legato ad aspetti tecnici più che sonori, alle nuove risorse  stupefacenti  più che a competenze reali, ragazzini in delirio con tutte le parole in mente, parolacce comprese. 

Una folla di bambine e bambini, urlanti e in estasi... ma cosa manca a questi ragazzi per riconoscersi in altro? Cosa la società dovrebbe valorizzare per far amare il bello? 

Servono paginate di  psicologia per comprendere aspetti inquietanti di un mondo rap, trasgressivo  offerto come unica variante alla sorprendente normalità. 

Cosa dimostra o demonizza di così spendibile un corpo giovane, scolpito e palestrato, devastato da tatuaggi, con un volto di bambino che inneggia all'anarchia mentre i nostri nonni si rivoltano nella tomba di fronte al disvalore dei Valori che ondeggiano sulle sue note?


 Dice il tatuato “Frutto di tanto lavoro e un pizzico di follia, qualcosa di mai visto prima” 

Certamente lo spettacolo scenico è alto e altro, tra gabbie, illusioni e oleogrammi volanti che si moltiplicano e sorprendono ma poi… solo fuffa anche se amena, gridata rabbia superficiale su tematiche mosce e generiche, e nel giorno dedicato alla madre terra in cui molti giovani hanno manifestato nelle piazze al Mandela solo pioggia di carta in stelle filanti e coriandoli, che dire? 

Troppo e troppo poco... cresci figliolo, cresci e non moltiplicarti più ti preghiamo, non generare altri piccoli ecomostri, fallo x noi, x la terra, x la nostra lingua italiana per le nuove generazioni, ti supplichiamo, troppo commerciale x essere vero, troppo debole x essere forte, troppo diseducativo x essere apprezzato, troppo amore esternato sui social x essere credibile,  troppo di troppo e in fondo un gran bel NULLA


venerdì 8 marzo 2019

!0 marzo

Borgo San Lorenzo. "Ma noi eravamo altro" Domenica 10 marzo 2019, alle ore 17.30, tra poesia e musica a Villa Pecori Giraldi
Domenica 10 marzo 2019, alle ore 17.30, a Villa Pecori Giraldi, sarà possibile assistere ad un evento eccezionale e unico fatto di poesia e di musica. Le parole della poetessa Beatrice Niccolai si accompagneranno alle note della sezione classica “Camerata de' Bardi” della Scuola Comunale di Musica. A introdurre la serata sarà la Consigliera con delega alle Pari Opportunità Emanuela Periccioli. Il duo delle docenti della Scuola di Musica Roberta e Sabrina Malavolti Landi, violino e clarinetto/clarinetto basso, si legherà musicalmente alle tematiche poetiche trattate nelle creazioni della poetessa Niccolai: la Vita, il Destino, il Silenzio, il Cuore, il Tramonto, la Sera, la Notte. 
La serata gode del patrocinio del Comune di Borgo San Lorenzo e si avvale della preziosa collaborazione della Scuola comunale di Musica, della Sezione Soci Unicoop di Borgo San Lorenzo e della Banca del Tempo nel Mugello. L’ingresso è libero. 
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la scultura Libera  tra breve farà bella mostra di sé nell'atrio restaurato del Centro d'Incontro

Un successo per una serata di alto livello con tre grandi artiste ed un pubblico attento e numeroso, grazie!
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 La musica è poesia e la poesia è musica


Tempi moderni/gesti antichi

8 marzo incredibile ma vero...
Ma dove vivono? Su un altro pianeta, lo spero.
Sembra una barzelletta di gusto retrò ma caramelle, cioccolatini e mimosa vanno a ruba


Arriva l'8 marzo,  Trenitalia ha l'idea di festeggiarlo e il progetto si concretizza in una caramella (gelèe Caffarel al limone) in omaggio alle signore «se viaggiano in Executive o acquistano un menù Easy Gourmet o usufruiscono del bar e del ristorante». Con la surreale precisazione: «Salvo esaurimento scorte». La gaffe è planetaria. Le prese in giro incontrollabili. Si arrabbiano tutti. Le femministe (abbiamo bisogno di parità, non di caramelle). Le pendolari e le viaggiatrici dei treni regionali escluse, oltrechè quelle dei Frecciarossa business (l'8 marzo vale solo in prima classe?). I sovranisti (la Caffarel è di proprietà svizzera). Probabilmente pure la Caffarel, associata a una delle più catastrofiche promozioni mai viste.

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Rispetto, dignità e parità
Meditate gente, meditate, si rasenta il ridicolo ed il paradosso, ma il clima è questo, effimere mimose e dolci caramelle per ceti elevati 
FIRENZE — Sviopero femminista nel giorno della festa della donna a Firenze. Appuntamento alle 17.30 dell'8 Marzo in piazza Santissima Annunziata.
"Anche quest’anno, insieme a milioni di persone, scenderemo nelle piazze e nelle strade di tutto il mondo e sciopereremo per rivendicare il diritto di autodeterminazione in ogni aspetto delle nostre vite - si legge in una nota firmata da CPA Firenze Sud, Collettivo Politico Scienze Politiche, Rete dei Collettivi Fiorentini,Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos - Questa mobilitazione, grazie alla capacità del movimento femminista internazionale autorganizzato, che nel nostro paese è mosso dalla spinta e dal protagonismo di NonUnadiMeno, è riuscita a riappropriarsi dell’8 di Marzo ribaltando la mercificazione e la normalizzazione di tale giornata, che la cultura mainstream vorrebbe assimilare trasformando una giornata di lotta nata dalle viscere del movimento operaio, in una ricorrenza esclusivamente simbolica e pacificata".
L’otto marzo torna dunque ad essere una giornata di rivendicazione e di lotta delle donne e delle lavoratrici.








sabato 2 marzo 2019

Si dice marzo si legge Donna

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vorremmo smettere di contare ma i volti non parlano da soli 
Ci avviciniamo all'8 Marzo, giornata internazionale della DONNA per parlare ancora una volta di discriminazioni, disuguaglianze, impoverimento e femminicidi.
Discriminazioni, razzismo e sessismo, miscele velenose ed esplosive che inquinano le nostre comunità, come agire? Cosa Fare? Come fermare questo demone a più teste così feroce e disUmano?
La violenza chiama violenza, a partire dal linguaggio troppo spesso invocato dai nostri politici ormai sovrani senza corona e dignità.
L'8 Marzo da piazza SS Annunziata verso le 18 partirà, dopo momenti di riflessione ed animazione, un corteo per ribadire il diritto all'uguaglianza, alla parità, all'agire umano senza se e senza ma...

Evoluzione/questioni aperte, 8 marzo e mimosa effimera, servono proposte solide
per trasmettere modelli corretti ai nostri figli ai nostri studenti ed alle cittadine e cittadini a partire dal linguaggio utilizzato.
...
Il nostro ordinamento giuridico è stato a lungo permeato dalla violenza di genere: fino al 1956 era in vita lo jus corrigendi  (il potere correttivo del pater familias che comprendeva anche la forza), e solo nel 1996 lo stupro è stato inserito tra i reati contro la persona. Nonostante oggi quelle leggi non esistano più, sopravvive l'immaginario che le alimentava. Per questo inasprire le pene non basta, è necessario aggiungere azioni sociali e culturali. Nonostante la crescente sensibilità della gravità del fenomeno, nonostante la mobilitazione di associazioni femminili, femministe e, di recente, anche maschili per contrastare ogni forma di violenza di genere anche attraverso una condivisa riflessione critica sull’immaginario culturale maschile che supporta e talvolta addirittura giustifica queste violenze, il numero di “donnicidi” in Italia è costante pur in presenza di una complessiva riduzione degli omicidi [1]. Una “cultura della violenza" che sopravvive alle diverse (ed evidentemente ancor deboli) azioni di contrasto e continua ad alimentarsi di luoghi comuni sull’identità maschile, secondo il modello dell’uomo forte e autoritario, destinato “per natura” a possedere e a comandare. Ferite, percosse che uccidono, ma che – quando non uccidono – lasciano nelle vittime della violenza segni indelebili e più profondi di quelli esteriori. La violenza sulle donne, comunque essa si manifesti, come violenza fisica, sessuale, psicologica o economica, costituisce un crimine che annichilisce, toglie la stima di sé, sottrae ogni certezza, demolisce l’autostima.
A chi, sull’esempio di certa stampa superficiale e scandalistica, motiva la violenza maschile sulle donne indugiando sulla gelosia, il raptus o il “troppo amore”, si può rispondere che «ciò che arma la mano di una persona violenta è un irrazionale desiderio di possesso a tutti i costi»  all’interno di relazioni tuttora asimmetriche tra i due generi.
Diciamo Basta a “Raptus e Tempesta emotiva”  questioni di 2 giorni fa con sentenze da brivido  che ricordano  il tragico PROCESSO PER STUPRO, proiettato oggi a studenti universitari. 8 marzo tutte e tutti alla manifestazione
 E tuttavia è naturale chiedersi: come è possibile che nel nostro paese sia ancora così radicata una mentalità tanto arcaica, patriarcale, che rimanda la relazione intima al desiderio di dominio sul corpo delle donne?  Una mentalità che configura il rapporto di coppia in termini di controllo e non di fiducia e condivisione?

Qui entrano in gioco la storia, i miti, alcune radicate tradizioni, o meglio il “peso di certe tradizioni”e della nostra storia farcite di  valore positivo a ciò  che era ed è un evidente disvalore. Alla base delle percosse, delle lame e delle pallottole c’è un retaggio antico, che purtroppo perdura anche nell’Italia del 2000 e del 2019: «C’è – osserva Anna Baldry – la volontà di poter controllare, fin nei minimi dettagli, la vita di un’altra persona. Di punirla per essersi sottratta» a tale controllo.
Nel nostro Paese, i precetti religiosi sono stati a lungo piegati a giustificazione di un ruolo sottomesso delle donne al “capo-famiglia”, prima il padre e poi il marito; i valori, le tradizioni e persino le leggi che consideravano la violenza domestica contro donne e minori un “fatto naturale”, normale, addirittura giustificabile e socialmente accettato sono state dominanti per un tempo superiore a quanto si possa immaginare, rendendo a lungo opaca, se non invisibile, la violenza di genere proprio perché essa coincideva con quei valori.
Il nostro ordinamento giuridico è stato, del resto, permeato a lungo di violenza, alimentandosi di disvalori considerati “valori insopprimibili” e di un “immaginario patriarcale” che ha segnato profondamente la storia e il diritto dell’Europa medievale, moderna e contemporanea 
Basti pensare che, dopo l’entrata in vigore della nostra Costituzione e, in particolare dell’art. 29 che proclama la “eguaglianza morale e giuridica dei coniugi”:
- solo nel 1956 la Corte di Cassazione ha deciso che al marito non spettava nei confronti della moglie e dei figli lo jus corrigendi (art. 571 c.p.), ossia il potere educativo e correttivo del pater familias che comprendeva anche la coazione fisica;
- solo tra il 1968 e il 1969 la Corte Costituzionale ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l’art. 559 del codice penale che puniva unicamente l’adulterio della moglie;
- solo nel 1975 il nostro ordinamento giuridico ha sostituito la famiglia strutturata gerarchicamente con un nuovo modello di famiglia paritaria;
- solo dopo la legge n. 442 del 5 agosto 1981, che ha abrogato la rilevanza penale della causa d’onore, la commissione di un delitto perpetrato per salvaguardare l’onore proprio e della propria famiglia (art. 587 c.p.) non sarebbe stato più sanzionato con pene attenuate rispetto all’analogo delitto di diverso movente, cancellando così il presupposto che l’offesa all’onore arrecata da una condotta “disonorevole” costituisse una provocazione gravissima tanto da giustificare la reazione dell’“offeso”;
- e sempre dopo tale legge del 1981 non avrebbe trovato più spazio nel nostro ordinamento l’istituto del matrimonio riparatore(art. 544 c.p.), che prevedeva l’estinzione del reato di violenza carnale nel caso in cui lo stupratore di una minorenne accondiscendesse a sposarla, salvando l’onore della famiglia;
- solo nel 1996, dopo circa vent’anni di iter legislativo, sarebbe stata approvata la legge n. 66 che, nel dettare nuove “Norme sulla violenza sessuale”, trasferiva questo reato dal Titolo IX (Dei delitti contro la moralità pubblica e il buon costume) del codice penale al Titolo XII (Dei delitti contro la persona).
Ritardi che sono espressione evidente delle resistenze e della difficoltà di estirpare nel nostro Paese le radici delle asimmetrie tra i sessi e, di conseguenza, della violenza di genere. Oggi quell’immaginario patriarcale non è più presente nelle leggi, nei codici e nella giurisprudenza, ma ha lasciato segni profondi ed evidentemente continua a sopravvivere nei comportamenti di molti uomini e donne...
E allora, che fare? A un problema complesso si devono dare risposte articolate che affrontino la questione secondo un approccio integrato, capace di mettere in campo strategie e interventi di diversa natura.
Interventi di vario tipo, non limitati all’inasprimento delle pene a carico dell’autore della violenza. La repressione è necessaria, ma da sola non basta. Oltretutto, la punizione – indubbiamente indispensabile, anche per l’effetto deterrente che può esercitare quando è dotata di efficacia e di effettività – in ogni caso interviene dopo che la violenza ha avuto luogo e deve essere affiancata da altre misure che abbiano la capacità di prevenire la violenza o comunque di snidarla prima che si manifesti in tutta la sua brutalità.
Ben vengano, pertanto, gli interventi legislativi, da quelli di carattere strettamente penale, intesi soprattutto a rafforzare l’effettività delle sanzioni, a specifiche “leggi anti-violenza”, di cui quasi tutte le regioni italiane si sono dotate. Ben venga la normativa anti-stalking, frutto di una nuova sensibilità del legislatore italiano verso i temi della violenza, e ben vengano i provvedimenti adottati nel 2013, ovvero la ratifica della Convenzione di Istanbul, considerata il trattato internazionale di più ampia portata in materia, e la conversione in legge del decreto n. 93/2013 (L. 15 ottobre 2013, n. 119).
Accanto agli interventi normativi, sia di tipo punitivo che preventivo, devono però essere adottati anche maggiori strumenti di intervento sociale (sportelli di ascolto e di denuncia, presidi anti-violenza nei vari ambiti territoriali, case-rifugio per donne maltrattate, attivazione di linee telefoniche dedicate, assistenza attraverso personale specializzato, ma soprattutto istituzionalizzazione dei Centri anti-violenza esistenti etc.) e poi interventi che genericamente definirei culturali e formativi diretti sia a “professionalizzare” le forze di polizia e gli operatori sanitari ed educativi, affinché acquisiscano maggiore sensibilità, capacità di lettura e riconoscimento del problema, sia a realizzare in tutte le scuole di ogni ordine e grado progetti per divulgare la cultura di genere, per combattere gli stereotipi, per educare i giovani al concetto di parità e pari opportunità. Non attraverso un isolato incontro o una conferenza, ma all’interno di specifici percorsi formativi destinati a sensibilizzare, sin dalla più tenera età, alla cultura del rispetto reciproco e della valorizzazione delle differenze e al contrasto verso qualsiasi forma di discriminazione.
Insomma, un sistema integrato di interventi 
Convegno in Prefettura su violenza su minori 10 giorni fa ( ignorando questione Forteto?)
Tante iniziative promosse in questi anni coinvolgendo scuole e associazionismo, 25 eventi e innumerevoli incontri a livello nazionale, regionale e metropolitano oltre che locale. oltre a sostegno e sensibilizzazione a Nosotras ed Artemisia che operano come partner della Società della salute Mugello anche Lunedi ore 14 …oltre

È ovvio che un tale sistema non può essere realizzato con le poche risorse messe a disposizione dalla recente legge «per il contrasto della violenza di genere»: non ci vogliono solo idee chiare e obiettivi condivisi, non bastano gli attuali centri anti-violenza che – pur nella precarietà in cui sono costretti ad operare – offrono eccellenti servizi alla comunità, non è sufficiente la rete di associazioni femminili e maschili mobilitate nel condannare e contrastare la violenza, ma è necessario, anche e soprattutto, poter contare su un ceto politico e amministrativo convinto che l’impegno per prevenire e ridurre il costo umano e sociale della violenza di genere non è una spesa ma è un investimento, una misura che contribuisce anche al sostegno dell’economia del Paese.
 Meno donne maltrattate in famiglia significa, infatti, più donne serene e produttive nei luoghi di lavoro e risparmi per servizi giudiziari, cure mediche e servizi sanitari, sociali e legali. A vantaggio dell’intera comunità, maschile e femminile.
... mi chiedo cosa ci sia ancora da festeggiare. Veniamo uccise, stuprate, trattate non in modo paritario, ... credo che non ci sia niente da festeggiare.😄
Buona lotta a te e a tutte noi!