domenica 17 marzo 2019

Il mondo di Fedez


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durante il concerto

PRIMA DI OGNI COSA
( non male il testo, non male la canzone)

Cerca un po’ di te
nei testi di De Andrè
ci saranno lividi di cui andare fiero
altri meno
Ma la verità, uguali a metà, sono solo un bambino
che chiamerai papà
Perché in testa c’ho la nausea
Perché non sono mai a casa
Il cuore consumato come delle vecchie Vans
E tutti gli schiaffi presi in piazza
E l’inchiostro sulle braccia
Tutto ora combacia
Tua madre che mi bacia
Il primo bacio, il primo giorno a scuola,
il primo giorno in prova,
il primo amore, il primo errore, il primo sole che ti scotta
Ed è la prima volta anche per me
che vedo te
Prima di ogni cosa
Prima di ogni cosa
E ho preso appunti per tutte le volte che ho sbagliato
Ho un manuale di istruzioni dove di istruzioni è scritto attaccato
E tu sei il primo posto in questa vita che mi sembra nuova
Prima di ogni cosa
Prima di ogni cosa
Un cinico spietato che non si è mai adattato
che non si è mai goduto ciò che la vita gli ha dato
Poi sei arrivato tu
Tutto si è fermato
Vorrei insegnarti tutto quello che non ho imparato

Venerdì sera sono stata, mio malgrado, al Mandela Forum di Firenze per il primo incontro del  tour di Fedez legato al suo nuovo album "Paranoia Airlines".  

Uno  show legato ad aspetti tecnici più che sonori, alle nuove risorse  stupefacenti  più che a competenze reali, ragazzini in delirio con tutte le parole in mente, parolacce comprese. 

Una folla di bambine e bambini, urlanti e in estasi... ma cosa manca a questi ragazzi per riconoscersi in altro? Cosa la società dovrebbe valorizzare per far amare il bello? 

Servono paginate di  psicologia per comprendere aspetti inquietanti di un mondo rap, trasgressivo  offerto come unica variante alla sorprendente normalità. 

Cosa dimostra o demonizza di così spendibile un corpo giovane, scolpito e palestrato, devastato da tatuaggi, con un volto di bambino che inneggia all'anarchia mentre i nostri nonni si rivoltano nella tomba di fronte al disvalore dei Valori che ondeggiano sulle sue note?


 Dice il tatuato “Frutto di tanto lavoro e un pizzico di follia, qualcosa di mai visto prima” 

Certamente lo spettacolo scenico è alto e altro, tra gabbie, illusioni e oleogrammi volanti che si moltiplicano e sorprendono ma poi… solo fuffa anche se amena, gridata rabbia superficiale su tematiche mosce e generiche, e nel giorno dedicato alla madre terra in cui molti giovani hanno manifestato nelle piazze al Mandela solo pioggia di carta in stelle filanti e coriandoli, che dire? 

Troppo e troppo poco... cresci figliolo, cresci e non moltiplicarti più ti preghiamo, non generare altri piccoli ecomostri, fallo x noi, x la terra, x la nostra lingua italiana per le nuove generazioni, ti supplichiamo, troppo commerciale x essere vero, troppo debole x essere forte, troppo diseducativo x essere apprezzato, troppo amore esternato sui social x essere credibile,  troppo di troppo e in fondo un gran bel NULLA


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