lunedì 1 marzo 2021

E quindi uscimmo a riveder le stelle



 

 Fiesole 2 Marzo 2021

Ieri sera il cielo era coperto di STELLE, brillanti e luminose come raramente si possono osservare

Vivere in Città può essere piacevole, magari non in questo cupo momento, però la necessità  di illuminazione nelle aree fortemente abitate ci impedisce di vedere le stelle

Se riusciamo a raggiungere luoghi più oscuri, entro le 22 mi raccomando, o se viviamo in un  paesino o in campagna godiamoci lo spettagolo gratuito, straordinario e sorprendente del cielo stellato

... Quando rivolgiamo lo sguardo verso ogni punto che brilla in cielo, sembra che stia lampeggiando. Tutti sappiamo che le stelle, come  il sole, non lampeggiano e talvolta sembrano cambiare colore, è l'atmosfera, la responsabile.

La luce che emanano le stelle e che percorre un lungo cammino fino alla Terra  non subisce nessuna deviazione. Viaggia in linea retta. La sua traiettoria cambia quando deve attraversare l'atmosfera.

L'atmosfera, nonostante sia trasparente, non è uno strato con una densità uniforme. La parte che si trova più vicina alla superficie è più densa degli strati più alti. Inoltre, di giorno si creano correnti d'aria calda che essendo più dense di quelle fredde, ascendono.

Tutto ciò fa si che l'atmosfera si trasformi in un gas turbolento

Quando la luce delle stelle sta per arrivare a noi, deve attraversare l'atmosfera. Ogni volta che s'incontra con uno strato d'aria di diversa intensitàsubisce una leggera deviazione.

Subisce una rifrazione cambiando da una densità all'altra e così continuamente. Dato che l'aria è in costante movimento, anche le stelle sembrano muoversi continuamente, dandoci la sensazione che stiano lampeggiando. Queste piccole deviazioni possono anche far si che le stelle cambino di colore, come succede al sole quando si posiziona sull'orizzonte.

Dante Alighieri- Divina Commedia- INFERNO

Canto XXXIV , ultimo de la prima cantica di Dante Alleghieri di Fiorenza, nel qual canto tratta di Belzebù principe de’ dimoni e de’ traditori di loro signori, e narra come uscie de l’inferno.

 

"Vexilla regis prodeunt inferni
verso di noi; però dinanzi mira",
disse ’l maestro mio, "se tu ’l discerni".
3


Come quando una grossa nebbia spira,
o quando l’emisperio nostro annotta,
par di lungi un molin che ’l vento gira,
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veder mi parve un tal dificio allotta;
poi per lo vento mi ristrinsi retro
al duca mio, ché non lì era altra grotta.
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Già era, e con paura il metto in metro,
là dove l’ombre tutte eran coperte,
e trasparien come festuca in vetro.
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Altre sono a giacere; altre stanno erte,
quella col capo e quella con le piante;
altra, com’arco, il volto a’ piè rinverte.
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Quando noi fummo fatti tanto avante,
ch’al mio maestro piacque di mostrarmi
la creatura ch’ebbe il bel sembiante,
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d’innanzi mi si tolse e fé restarmi,
"Ecco Dite", dicendo, "ed ecco il loco
ove convien che di fortezza t’armi".
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Com’io divenni allor gelato e fioco,
nol dimandar, lettor, ch’i’ non lo scrivo,
però ch’ogne parlar sarebbe poco.
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Io non mori’ e non rimasi vivo;
pensa oggimai per te, s’ hai fior d’ingegno,
qual io divenni, d’uno e d’altro privo.
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Lo ’mperador del doloroso regno
da mezzo ’l petto uscia fuor de la ghiaccia;
e più con un gigante io mi convegno,
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che i giganti non fan con le sue braccia:
vedi oggimai quant’esser dee quel tutto
ch’a così fatta parte si confaccia.
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S’el fu sì bel com’elli è ora brutto,
e contra ’l suo fattore alzò le ciglia,
ben dee da lui procedere ogne lutto.
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Oh quanto parve a me gran maraviglia
quand’io vidi tre facce a la sua testa!
L’una dinanzi, e quella era vermiglia;
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l’altr’eran due, che s’aggiugnieno a questa
sovresso ’l mezzo di ciascuna spalla,
e sé giugnieno al loco de la cresta:
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e la destra parea tra bianca e gialla;
la sinistra a vedere era tal, quali
vegnon di là onde ’l Nilo s’avvalla.
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Sotto ciascuna uscivan due grand’ali,
quanto si convenia a tanto uccello:
vele di mar non vid’io mai cotali.
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Non avean penne, ma di vispistrello
era lor modo; e quelle svolazzava,
sì che tre venti si movean da ello:
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quindi Cocito tutto s’aggelava.
Con sei occhi piangëa, e per tre menti
gocciava ’l pianto e sanguinosa bava.
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Da ogne bocca dirompea co’ denti
un peccatore, a guisa di maciulla,
sì che tre ne facea così dolenti.
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A quel dinanzi il mordere era nulla
verso ’l graffiar, che talvolta la schiena
rimanea de la pelle tutta brulla.
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"Quell’anima là sù c’ ha maggior pena",
disse ’l maestro, "è Giuda Scarïotto,
che ’l capo ha dentro e fuor le gambe mena.
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De li altri due c’ hanno il capo di sotto,
quel che pende dal nero ceffo è Bruto:
vedi come si storce, e non fa motto!;
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e l’altro è Cassio, che par sì membruto.
Ma la notte risurge, e oramai
è da partir, ché tutto avem veduto".
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Com’a lui piacque, il collo li avvinghiai;
ed el prese di tempo e loco poste,
e quando l’ali fuoro aperte assai,
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appigliò sé a le vellute coste;
di vello in vello giù discese poscia
tra ’l folto pelo e le gelate croste.
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Quando noi fummo là dove la coscia
si volge, a punto in sul grosso de l’anche,
lo duca, con fatica e con angoscia,
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volse la testa ov’elli avea le zanche,
e aggrappossi al pel com’om che sale,
sì che ’n inferno i’ credea tornar anche.
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"Attienti ben, ché per cotali scale",
disse ’l maestro, ansando com’uom lasso,
"conviensi dipartir da tanto male".
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Poi uscì fuor per lo fóro d’un sasso
e puose me in su l’orlo a sedere;
appresso porse a me l’accorto passo.
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Io levai li occhi e credetti vedere
Lucifero com’io l’avea lasciato,
e vidili le gambe in sù tenere;
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e s’io divenni allora travagliato,
la gente grossa il pensi, che non vede
qual è quel punto ch’io avea passato.
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"Lèvati sù", disse ’l maestro, "in piede:
la via è lunga e ’l cammino è malvagio,
e già il sole a mezza terza riede".
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Non era camminata di palagio
là ’v’eravam, ma natural burella
ch’avea mal suolo e di lume disagio.
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"Prima ch’io de l’abisso mi divella,
maestro mio", diss’io quando fui dritto,
"a trarmi d’erro un poco mi favella:
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ov’è la ghiaccia? e questi com’è fitto
sì sottosopra? e come, in sì poc’ora,
da sera a mane ha fatto il sol tragitto?".
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Ed elli a me: "Tu imagini ancora
d’esser di là dal centro, ov’io mi presi
al pel del vermo reo che ’l mondo fóra.
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Di là fosti cotanto quant’io scesi;
quand’io mi volsi, tu passasti ’l punto
al qual si traggon d’ogne parte i pesi.
111


E se’ or sotto l’emisperio giunto
ch’è contraposto a quel che la gran secca
coverchia, e sotto ’l cui colmo consunto
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fu l’uom che nacque e visse sanza pecca;
tu haï i piedi in su picciola spera
che l’altra faccia fa de la Giudecca.
117


Qui è da man, quando di là è sera;
e questi, che ne fé scala col pelo,
fitto è ancora sì come prim’era.
120


Da questa parte cadde giù dal cielo;
e la terra, che pria di qua si sporse,
per paura di lui fé del mar velo,
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e venne a l’emisperio nostro; e forse
per fuggir lui lasciò qui loco vòto
quella ch’appar di qua, e sù ricorse".
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Luogo è là giù da Belzebù remoto
tanto quanto la tomba si distende,
che non per vista, ma per suono è noto
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d’un ruscelletto che quivi discende
per la buca d’un sasso, ch’elli ha roso,
col corso ch’elli avvolge, e poco pende.
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Lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d’alcun riposo,
135


salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.
138


E quindi uscimmo a riveder le stelle.



 

domenica 28 febbraio 2021

Oggi come Ieri

 


Curiosità

Nel marzo 1861 fu proclamato il Regno d'Italia, proprio 160 anni fa. 
L' anno prima un plebiscito aveva deciso l’annessione della Toscana al Regno di Sardegna, la prima  fase essenziale  del processo di unificazione che si sarebbe concluso con la Prima Guerra Mondiale

La crisi avanza

Non è un paese il nostro né per giovani né per vecchi

ci sentiamo soli e abbandonati come dei rami troppo secchi.

👀

Ci lascano soli nel baratro mentre si arricchiscono

Ci parlano di sogni di pace raccontando di bombe e di guerra 

Ci rendono schiavi nel pensiero mentre inneggiano alla libertà

Ci sorprendono con cecità decretando cosa dobbiamo fare

Ci annoiano con il qualunquismo e l'incapacità di sempre

Ci combattono da ipocriti per le idee etiche di uguaglianza 

Ci rintanano per incapacità di sostenerci e aiutarci

Ci pretendono ignoranti per dominarci

Ci fanno credere da grigi maschilisti incalliti di tutelare le Donne

Ci coltivano nutrendoci di stereotipi sessisti

Ci racconano giustizia e scopriamo migliaia di brogli

Ci spengono giorno dopo giorno mese dopo mese

Ci incantano con parole di equità mentre truffaldini si arricchiscono

Ci manipolano furbi e sciocchi sovrani di un mondo che sfugge anche a loro

e noi...

poveri fortunati mortali ci recheremo ancora una volta a votarli 


martedì 23 febbraio 2021

Come ti chiami?

 


Attrezziamoci per riconoscere

Visti i tempi trovare respiro nel passeggiare in stradine deserte sembra sia non solo benefico ma indispensabile, allora attrezziamoci per riconoscere.

Le lunghe giornate da reclusi sembreranno meno tediose se iniziamo a prendere confidenza con l'ABC della Botanica per appassionarci da subito.

Il mio entusiasmo per questa disciplina così rigida nacque da un 4 scolastico da rimediare, l'insegnante lungimirante di cui non ravviso il volto ma solamente la postura sobria e la figura sottile mi propose una interrogazione programmata sulle dicotiledoni, scoprii che le amate violette facevano parte di questa famiglia e mi  appassionai allo studio meritandomi un sudato 8.

Primo passo avere tra le mani informazioni non tediose arricchite da disegni  o da foto

Familiarizzare con alcune specie più diffuse nelle zone in cui abitiamo

Leggere qualche cosa che  incuriosisce e munirsi di appunti o di un libriccino illustrato da portare rigorosamente sempre dietro

Altra storia appassionante l'acquarello botanico, provare per credere... 

Gli auguri dell’innocenza
(William Blake)
Vedere un mondo in un grano di sabbia
e un universo in un fiore di campo,
possedere l’infinito sul palmo della mano
e l’eternità in un’ora.

Oggi scopriamo l'elleboro


Helleborus viridis, comunemente noto come elleboro verde è una pianta appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, originaria dell'Europa centro-meridionale.Trionfa nei cigli lungo i fossi con un portamento eretto e molti capolini verdi.Viene chiamato anche Rosa di Natale, perchè l'elleboro sboccia tra dicembre e febbraio, con le giornate più tiepide durante l'inverno. Non si tratta di una rosa, ma di un genere che conta circa 30 specie di perenni, alcune a foglia sempreverde.

Il fogliame è vigoroso, costituito da grandi foglie palmate, composte da segmenti ovali, di colore verde scuro; durante i mesi tardo invernali produce sottili steli carnosi che portano fiori singoli o a grappoli, molto grandi, che ricordano i fiori della rosa canina; i colori dell'elleboro sono generalmente il verde nel selvatico, il bianco ed il porpora, ma esistono varietà a fiorire delicatamente rosato e crema.

Sono piante facilmente riscontrabili anche in natura ai margini dei boschi collinari, in zone semiombreggiate e abbastanza umide, spesso sul greto di piccoli corsi d'acqua stagionali; possono essere coltivati con successo in giardino in aree ben drenate e non troppo assolate. 

Nelle belle passeggiate possiamo scoprire gli anemoni dalle tinte pastello, i muscari blu, le delicate viole mammole, il salubre tarassaco, la cicoria con il suo forte fiorellino celeste, la piantaggine, la malva, il finocchio selvatico, la pratolina e molte altre specie ancora...

Armiamoci di una guida tascabile, di lapis e quadernino, di un sacchetto di stoffa e di un paio di forbici e partiamo all'avventura, sarà un bel viaggio.

Riconoscere, Raccogliere e Riutilizzare con cura ed attenzione, queste le parole d'ordine

domenica 21 febbraio 2021

Andar per erbe e fiori

Potranno tagliare tutti i fiori ma non fermeranno mai la primavera
Pablo Neruda

Piante e fiori, la vita che sboccia e prepara al sorriso. Non è superficialità, oggi più che mai, per chi può, ricercare un briciolo di leggerezza aiuta ad andare avanti



Aver cura delle piante, cercare fiori e profumi nuovi, riconoscerli, perdersi nelle tante erbacee perenni così modeste e così preziose, un vanto e una competenza che rinnova il piacere ogni volta.

Muoversi con destrezza tra le stradine ancora fangose di campagna è un grande privilegio ignorato da molti salutisti che, in tempi normali, preferiscono affollare palestre superattrezzate e inondate di sudori e profumi acri di deodoranti. Esplorare e rigenerarsi la parola d'ordine, anche lasciarsi sorprendere da un rinnovo inusuale, da una gemma succulenta, da un vortice di verde e ora di fiori che generosamente punteggiano i campi e i prati, nelle olivete e nei cigli già si inerpica l'asparagina che presto darà i suoi frutti, gli asparagi selvatici, saporiti e delicati. Qualche anemone rallegra qua e là, nei petali domina il giallo ed il viola, un invito ad assaggiare le bacche rosse delle rose botaniche ricche di vitamina C e raccoglierle così decorative ( aiutiando la pianta a rigenerarsi), il muschio cattura lo sguardo in ogni forma e sfumatura, abbonda come un tappeto di velluto ricopre pietre e cortecce soprattutto sui versanti rivolti a nord; impossibile non condividere questo spettacolo salubre per corpo e mente, cammini ossigenandoti ed i pensieri svaniscono di colpo.

Se raccogli qualche foglia di felce o polipodio mettila a essiccare dentro una pagina di giornale sotto il peso di un  libro, resterà bellissima e sarà utile per realizzare bigliettini o composizioni.

 I fiori sanno ridere, i fiori sanno sorridere, i fiori sanno anche assumere un’aria triste, giungendo persino alla disperazione – ma nessun fiore sa piangere. La natura è totalmente stoica; per questo ci offre il più sublime esempio di coraggio ed è la nostra maggiore consolatrice.

(Malcolm de Chazal)

                                                                   Ode al fiore Azzurro                            
                                                               Camminando verso il mare

nella prateria
oggi è novembre,
tutto è nato ormai,
tutto ha statura,
ondulazione, fragranza.
erba dopo erba
intenderò la terra,
passo per passo,
fino alla linea impazzita
dell’oceano.
D’improvviso un’onda
d’aria agita e ondeggia
l’orzo selvatico:
salta
il volo di un uccello
dai miei piedi, il suolo
pieno di fili d’oro,
di petali senza nome
brilla d’improvviso come rosa verde
si aggroviglia in ortiche che rivelano
il nemico comune,
agili steli, rovi
punteggiati,
differenza infinita
di ogni vegetale che mi saluta
a volte con un rapido
scintillio di spine
o con la pulsazione del suo profumo
fresco, fine ed amaro. 
Pablo Neruda

Infine perché non apprezzare anche il gusto e il piacevole impatto visivo delle erbe selvatiche commestibili, usiamo il tarassaco, l'erba cipollina, la malva, il finocchietto selvatico e raccogliamo acetosella, cicoria, rucola dei campi, ortica, vitalba e quant'altro ancora... Buona passeggiata aguzzando la vista!


“La campagna toscana è stata costruita come un’opera d’arte da un popolo raffinato, quello stesso che ordinava nel ‘400 ai suoi pittori dipinti e affreschi: è questa la caratteristica, il tratto principale calato nel corso dei secoli nel disegno dei campi, nell’architettura delle case toscane. È incredibile come questa gente si sia costruita i suoi paesaggi rurali come se non avesse altra preoccupazione che la bellezza”.

Albert Camus

mercoledì 17 febbraio 2021

Metereopatia


 Piove governo ladro!


C'è chi fa risalire l'espressione così efficace al periodo Granducale 

https://www.academia.edu/37617776/Il_sale_produzione_e_regolamentazione_nella_Toscana_del_1700

Sembra che il Granduca di Toscana ancora nel 1788 dopo aver messo la odiata tassa sul sale ne proponesse la PESA sempre nei giorni di pioggia così da incassare di più. Il sale bagnato naturalmente pesa di più; quante astuzie escogitate sempre contro la povera gente 

Sarà per questo caro prezzo del sale che il pane toscano è rigorosamente sciocco? Credo proprio di si

La pioggia intristisce, il vento innervosisce, il freddo impigrisce, il grigio rende cupa la giornata

SOS pioggia? Anche un ombrello allegro aiuta


Il tempo influenza più di quanto pensiamo il nostro UMORE

La meteoropatia dal greco μετέωρον (meteoron, cosa che è, che avviene in alto) e πάθος (pathos, passione, malattia è un insieme  di disturbi psichici e fisici associati ai mutamenti  del tempo atmosferico, delle stagioni, del clima. Quando le condizioni meteorologiche cambiano, l'organismo deve adattarsi e subisce, di riflesso, uno “stress”.

Si manifesta di frequente con  disturbi dell'umore: irritabilità, tendenza all'isolamento, ansia, malinconia e sintomi  depressivi quali apatia, ansia, insonnia, cefalea, astenia, sudorazione, nausea, vertigini, difficoltà di concentrazione, aumento di dolori articolarì e muscolari.

Quindi un diffuso malessere generale che raggruppa sintomi fisici e psicologici legati ad una eccessiva sensibilità verso cambiamenti climatici e maltempo.

 Diamo così un nome a quel malessere diffuso e a quella debolezza che ci assalgono e attanagliano piano piano nei cambiamenti di stagione, oggi repentini e insoliti, quando in genere si verifica un indebolimento del nostro sistema immunitario.

Cosa Fare? I rimedi della nonna non sono niente male, costo 0 ed efficacia probabile, da provare:cibo sano e rigenerante ed azioni semplici mirate al benessere...

Mens sana in corpore sano, famosa locuzione latina che sottolinea l´importanza della correlazione tra corpo e mente. Oggi si parla di sano stile di vita.

Qualche consiglio da provare x credere

Sicuramente utile una dieta equilibrata con cibi antiossidanti per rafforzare le difese immunitarie, quindi facciamo un pieno di vitamina C con i buoni agrumi disponibili in questa stagione, diventiamo bulimici di carote e zucche cosi ricche di antiossidanti, cucinare con abbondante aglio per aumentare le difese immunitarie e abbondare durante il giorno di tisane, se ne trovano biologiche ed ottime per reidratare, rilassare e rigenerare. (cercare echinacea)

Un quadrato di cioccolato fondente per aprire la giornata e chiuderla completerà il potenziamento delle difese e migliorerà con efficacia il buonumore.
Un po’ di attività fisica non deve mancare, passeggiamo per una mezzoretta al giorno con ogni tempo guardandoci intorno curiosamente per scoprire tanti dettagli. Pratichiamo qualche sport compatibile con il momento, esercizi di yoga e pilates, stendiamo bene gli arti cercando un allungamento ideale, roteiamo i piedi e le mani da sedute, sforziamoci di fare piegamenti di fronte ad un radiatore come sostegno, passeggiamo tra cucina e salotto ascoltando musica e notizie…qualche saltello non guasta.

 Le strategie difensive sono tante, se messe insieme saranno un toccasana
 Vediamo qualche amica/o e  forziamoci alla socialità nonostante i tempi, con le dovute precauzioni, aiuterà a ritrovare il buonumore. Fare i lupi solitari alla lunga intristisce.

Condividiamo, parliamo con le  amiche e con gli amici, scambiamoci consigli su letture ed altro, tornaiamo a sorridere perché i tempi sono bui ma ridere con o senza il sole fa bene alla salute oltre agli ambiti vaccini.👫💃🌸


domenica 14 febbraio 2021

Il SOLE - UN SOLE

 

Un raggio di sole

La luce ti accarezza 
mentre un raggio indecente
sfiora la tua pelle

e il calore si espande
in una sublime sensazione
di solare dolcezza

Dal  dizionario Treccani- Buonumóre 

(o bonumóre; più com. buòn umóre) s. m.

Stato d’animo sereno, allegro, con o senza manifestazioni esteriori: il suo bè invidiabileperdereriacquistare il b.; frequente la locuz. di b., in funzione avv.: essere di b.; stasera ti trovo finalmente di buonumore.

 Le giornate di sole predispongono al buonumore

Proprio così, se quando ti svegli intravedi, ancora assonnato, un bel raggio far capolino dalle tue finestre sei fortunato, fuori c’è bel tempo e il sole fa da padrone conferendo una rinnovata bellezza a tutto ciò che illumina.

Il Sole è l’unica Stella ben visibile ai nostri occhi. Ci appare come una sfera gialla e, senza renderci conto, ha una notevole influenza sulla nostra vita quotidiana. È infatti indubbio che una giornata soleggiata, con un bel Sole e un clima mite, ci faccia venire voglia di fare una passeggiata all’aria aperta e ci metta decisamente di buonumore.   



 La nostra stella: il Sole

di Marco Marchetti e Paolo Morini

 Il Sole è una stella medio-piccola, di tipo molto comune, di colore giallo e posizionata a circa 30 mila anni luce dal centro di una galassia a spirale altrettanto comune.
Il Sole è la stella a noi più vicina ed è indubbiamente l’astro più importante per quanto riguarda la vita sul nostro pianeta: senza la sua luce e il suo calore la vita, come noi la conosciamo, sarebbe impossibile. Anche la civiltà tecnologica umana è in forte debito verso il Sole: infatti la maggior parte dell’energia consumata oggi dall’uomo è energia di origine solare convertita.

Il Sole può essere immaginato come una gigantesca sfera di gas con un diametro che si aggira intorno al milione e 400 mila chilometri.

Nella sua parte centrale (dove la temperatura raggiunge valori pari a quindici milioni di gradi) avviene la produzione di quell’immensa quantità di energia che consente alla nostra stella di illuminare e scaldare il sistema solare da quattro miliardi e seicento milioni di anni: il meccanismo è quello della fusione nucleare, lo stesso che sta alla base del funzionamento di una bomba H.

In altre parole il Sole è un gigantesco reattore a fusione nucleare.

Procedendo dal nucleo verso l’esterno incontriamo una zona in cui l’energia viene trasmessa per irraggiamento (zona radiativa) seguita da una in cui l’energia viene trasferita per convezione (zona convettiva); a questo punto troviamo la fotosfera che è la regione visibile del Sole, la zona in cui i gas cessano di essere trasparenti alla radiazione.

Al di sopra della fotosfera trova posto la cromosfera, un sottile strato di gas dove hanno origine le protuberanze solari (gigantesche eruzioni di gas con dimensioni di decine di migliaia di chilometri), dopo di che si estende la corona, una regione caldissima che rappresenta la parte più esterna dell’atmosfera solare.

Dalla corona si sprigiona il cosiddetto vento solare, un flusso di particelle cariche che spazza tutto il sistema solare.

La cromosfera e la corona solare, normalmente invisibili, possono essere osservate durante la fase di totalità delle eclissi di Sole oppure con particolari apparecchiature sofisticate.



 Quando diciamo sei il mio sole, sembri un sole intendiamo dichiarare al nostro interlocutore l'entusiasmo per il legame, per come  riusciamo per affezione a vedere questo soggetto in una veste nuova e raggiante. Usiamo una metafora, nel primo caso, o una similitudine nel secondo.

La similitudine è una figura retorica che mette a confronto due concetti. La metafora si differenzia dalla similitudine per l'assenza di avverbi di paragone.

 Queste due figure retoriche sono utilizzate molto spesso, sia nella prosa che nella poesia.

In periodo pandemico, troppo chiusi e molto demoralizzati, nella lunga attesa di giorni migliori intravedere un raggio di sole può portare il buonumore ( per quel che vale)