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Siamo a Fiesole, Firenze, città metropolitana, suona ironica tanta presopopea al momento, al quindicesimo giorno di chiusura e isolamento divenuto via via più pressante e opprimente.
Fuori il vento spazza ferocemente solo le nuvole e un timido sole sorpassa il cupo grigiore biancastro della neve caduta nelle ore passate. Il gelo ci ricorda che stare in casa è salutare più di ogni altra ribelle velleità.
Abbiamo provato, angosciati per le immagini marziane provenienti prima dalla lontana Cina poi dalle vicine Lombardia e Veneto a resistere, a cercare motivo vitale in tanta clausura e così siamo state impegnate dal riordino, dalle pulizie, dalle già poco gratificanti e ricorsive faccende domestiche per immergersi successivamente nelle pagine dei libri, sentendoci fortunate ad averli in gran quantità. Abbiamo così assaporato storie intriganti e brani complessi magari fiolosofici cercando evasione, suggestione e, perché no, ardua spiegazione, non soddisfatte abbiamo tagliato e cucito, con bocca e ago, aperto quella sovrana valanga di video e messaggi più o meno accattivanti che amici e parenti ci hanno inviato e che innegabilmente da sommersi ci hanno tenuto compagnia permettendoci di galleggiare. Sonni agitati hanno dato seguito a giornate ansiogene, incubi epidemici ci hanno assalito permettendoci risvegli indecenti, ci siamo concesse quello che ci appariva proibitivo, zuccheri compensativi, torte biscotti e cioccolatini senza provare quel ristoro rinfrancante che conforta nella ordinaria quotidianità. Che fare? Nel frattempo i compleanni si susseguono ai funerali, le poche nascite ai molti decessi.
Ci dicono che non se ne vede la fine e proviamo cosi a consolarci riflettendo penosamente su chi è in guerra, casa non ne ha, è oppresso da malattie, privazioni e sofferenze, pensieri che maggiormente ci fanno sprofondare in un abisso.
Allora i dubbi ci assalgono inseguiti dalle paure, sarà veramente il castigo di una quache ancestrale divinità? E mentre riflettiamo su questo enigma amletico rimbalzano con solerte zelo i numeri, dati angoscianti di tamponi effettuati, contagiati in crescita, zone rosse in aumento e decessi a volontà.
Poco importa chi sono, i volti di medici e infermieri camuffati da astronauti, i nuovi supereroi, lanciano immagini e grida strazianti in ogni istante: "noi siamo al fronte, sosteneteci, siamo in una dura trincea, spossati non sappiamo quanto resisteremo". Persone competenti riscoperte superpreziose, ne abbiamo già perse diverse decine.
Il silenzio assordante di Borghi e Città rimanda ad un'altra ossessione, che Futuro ci aspetta se ci aspetta? La Recessione permetterà una visione di ordinaria routine?
Chi vivrà vedrà e il tunnel da arredare diventa sempre più lungo e gli arcobaleni che si susseguono uniti ai moniti di incoraggiamento diventano una cantilena insostenibile.
Skype e FaceTime aiutano nelle visioni di sana familiarità mentre la forzata convivenza la uccide.
I giorni passano come le ore e le settimane, tra un allarme, una ricerca di mascherine ed una nuova autocertificazione da stampare, magari un film o una lezione online, già la vita ci appare quasi ordinaria e un lento morire è come vivere.
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno
gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente
chi evita una passione,
chi preferisce il nero sul bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che
un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso ,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.
Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento
di una splendida felicità
Martha Medeiros
Mamma cara, adorata, hai una capacità espressiva rara e da sempre dimostrata in ogni tua forma di espressione, dalla penna alla pittura, all'oratoria a .... solo come sei tu .....
RispondiElimina❤❤❤