i soliti esami, si conclude un segmento se ne apre un altro,in barba alla tanto sbandierata continuità, resta l'obbligo a 16 anni ma si presenta, non immutato ma sempre più complesso, l'esame di uscita dal primo ciclo che vorrebbe essere ambizioso e selettivo.
Nulla di personale contro gli esami ma il controsenso appare immediato....( continuo più tardi perché ho esami, sic)
Riprendo dopo pausa riflessiva
OK, stiamo parlando dell'esame di Stato del primo ciclo, i numeri veramente IMPORTANTI, circa ottomila scuole coinvolte, 600000 candidati, migliaia di insegnanti impegnati con presidenti esterni ( tanto burocratico lavoro, senza retribuzione). Un vero colosso con i piedi di argilla di cui non si parla molto, giustamente, visto che non rappresenta una sfida terminale ma la prosecuzione di un percorso dell’obbligo. L’esame è divenuto inspiegabilmente negli anni sempre più difficile, sono previste ben sei prove: italiano, matematica e tecnica, inglese, seconda lingua comunitaria e la tanto discussa prova nazionale Invalsi che si compone di una parte di comprensione dei testi, lessico e grammatica per Italiano e di una parte di quesiti logico-matematici per la matematica appunto, più di quelle della maturità, quindi, ed un orale conclusivo pluridisciplinare su cui è meglio non soffermarsi troppo, meglio stendere un velo pietoso. Gli alunni definiti CANDIDATI, con rigorosa ufficialità, vengono esaminati e valutati dai loro docenti del consiglio di classe con cui hanno in genere trascorso un significativo, almeno ci auguriamo, triennio, che appartengono ad una sottocommissione (dicesi sottocommissione la componente docenti di una sessione, COMMISSIONE l’insieme dei consigli di classi terze di una scuola; si scomoda un preside, o chi per lui, esterno come Presidente che, nel rispetto delle normative, supervisiona e vidima gli atti d’esame con una caterva di timbri e firme da brivido, posto a garantire l'imparzialità ed il rigore durante le prove. Un imponente apparato quindi, una macchinosa commedia che prevede una rigorosa valutazione finale. Il voto espresso in decimi è infatti ricavato dalla media tra il voto di ammissione ed i voti delle singole prove, se ne deduce che il famoso CANDIDATO si giocherà la sfida prevalentemente durante l’esame stesso più che nell' andamento dei tre anni di scuola secondaria di primo grado, con tutto quello che può comportare. Le competenze acquisite dagli alunni nel triennio sono rappresentate da voti in decimi e da certificazione di competenze messi quindi in discussione dalle stesse prove d’esame che non sempre li confermano.
Che dire poi della valutazione soggettiva delle prove d’esame che permette ai docenti di "
aggiustare" il voto riportato nelle prove scritte eccetto nella prova INVALSI in base al voto previsto o programmato per l’uscita del candidato?Vogliamo poi discutere dei voti alzati per l'ammissione con l'intento di ammortizzare alcuni insuccessi, si legga prova nazionale, Un meccanismo quindi apparentemente rigido e rigoroso ma in pratica con previsione di grande flessibilità. Mi chiedo quindi se non sia il caso di rivedere non solo i cicli lasciati in sospeso e ad oggi privi di senso logico ma l’esame stesso che dicesi conclusivo di un percorso, ma conclusivo non è poiché i due anni che seguono fanno parte dell'obbligo scolastico garantito per legge ( se l’alunno non ha già ripetuto due anni, nel qual caso potrà evitare il faticoso accesso alla scuola ancora oggi definita superiore, non si interfaccerà con essa e sarà privato di un grande stimolo in un momento di crescita in cui i cambiamenti possono provocare MUTAMENTI)
Parleremo in un’altra occasione di confronto della
prova nazionale che a mio parere non va demonizzata ma utilizzata come modalità
di insegnamento curriculare.
Qualcuno desidera affrontare con me anche lo scottante tema del colloquio d'esame?
Aspetto sfide infide
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