lunedì 5 marzo 2018

parole e poesie


Parole, parole, parole...




Le parole come pietre che rotolano 
 muti cancelli
 sfidano 
con gli occhi negli occhi 
deserti di cuore
 ondate violente, mari increspati, docili
trasformano e mietono 
vittime immuni che ignare soccombono


Antonia Storace
Le donne forti camminano dritte, lungo l'asfalto della vita.
Sono donne difficili. Sono donne che non si accontentano più.
Hanno il sole negli occhi, e qualche relitto di troppo nel cuore.
Eppure, non si stancano di sfidare l'incertezza del mare.
Vivono di sogni mischiati al cemento. E capita che non sappiano più distinguere gli uni dall'altro.
Danzano scalze. Un po' zingare, un po' selvagge. Eternamente bambine, sotto le ciglia vestite di rimmel, e le labbra rosso rubino.
È la mente a partorire il loro erotismo che, lento, si annida nel cuore. E poi sinuoso si traduce sul corpo.
Il loro fare l'amore, è un fare l'amore complesso. Per questo, quando prendi una donna, non ne prendi un pezzo soltanto.
Ne sposi l'armoniosa, assoluta, totalità.
Le donne forti spogliano l'anima, la vestono di magnifico nulla, la dividono in parti, piccolissime parti, e ne mettono una in ogni cosa che fanno. Tutto quello che toccano diventa magia.
La loro vita è una corsa ad ostacoli, senza podio e senza medaglie.
Si portano addosso i fallimenti, e le sconfitte,
con innata eleganza, e dignità sofferta. Come un tassello di vita che, malgrado il dolore,
non baratterebbero mai. Perché sono ciò che sono. E non lo rinnegano.
Le donne forti non smettono di cercare qualcuno per cui valga la pena tornare ad amare. Perché le donne forti tornano ad amare una volta ancora, una volta in più, una di troppo. Anche dopo aver giurato a se stesse
che mai più lo avrebbero fatto.

Le donne forti fanno paura. Ma sono le sole per cui valga lo sforzo.

Pier Paolo Pasolini

Supplica a mia madre 

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.

Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…


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