Giovanni
Pascoli, dalla raccolta Myricae, Novembre
Pubblicata nel 1891, con il titolo San Martino traendo spunto
dalla lirica Carducciana.
Sole e luce illudono senza trovare riscontro
in altri aspetti più funerei ed accorati.
Novembre è così, si alternano
bellissime giornate a bombe di pioggia e grigi invernali, è il mese dei morti e
nel tempo d’oggi della ricorrenza del 25 che vorremmo non esistesse. Un mese di
transizione, un mese di ricordi e rammarico; poi le luci del Natale imminente,
commercializzato già da ottobre, spengono le scintille delle coscienze per
attivare quelle del teatrino.
Il rosso da ricordo di violenza diventa simbolo di nascita e gli addobbi luminosi ci accecano invitandoci ad uno spreco senza uguali.
Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate,
fredda, dei morti.
Campi semantici che si alternano e da positivi si fanno sempre più cupi, foschi e drammatici.
La vita è così, un andirivieni di emozioni, alti e bassi che sconquassano il cuore e poi il buio.
Gemmea l’aria, il sole albicocchi in fiore,
l’odorino
nel cuore
secco il pruno stecchite piante
nere trame
vuoto il cielo, cavo
il terreno.
Silenzio ventate,
cader
fredda morti.
coltivate come arbusti o alberi dalla bella fioritura rosa |
Myricae,
riferimento a Virgilio
Le Tamerici
vengono coltivate sulle coste del Mediterraneo perché sopportano venti e acqua salmastra.
Sono diffuse
nelle zone di mare, utili per creare siepi frangivento sulle coste e per abbellire viali e giardini.
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