la bellezza sostiene |
le illusioni aiutano a vivere |
Luce solare, mille colori intensi e variegati, pochi passi nel piacevole silenzio, ombre di rumori ti sorpassano mentre in solitudine ripercorri quei pochi metri intorno alla tua tranquilla dimora, pace reale o una pura illusione?
Poche voci, nessuno schiamazzo, qualche rara automobile intravista con la coda dell'occhio, un senso di serenità ti assale misto a sgomento mentre osservi e ti sorprendi al confronto.
Servono tempi diversi come questi per riscoprire un cinguettio, il nostro IO, un ambiente accogliente il valore di poca gente, le strade non intasate, le vie meno affollate, l'aria sottile e fresca anche in giorni di festa. Una tempesta di pensieri ti risucchia l'ansia, bello il silenzio unito alle minime necessità vitali, distesa la vita senza abbuffate congestionate, senza corse frenetiche e acquisti compulsivi, siamo comunque vivi, vitali e umani più che mai.
Ma mentre ti sorprendi tra mille pensieri intrisi di luce troppe cupe immagini ti raggiungono, drammatiche e concrete, morti sul campo senza scampo, allo sbaraglio e al fronte giovani specialisti indomiti, ombre mascherate che caute si muovono alla ricerca di salvezza per molti
Questo è lo scotto da pagare? No grazie rinuncio volentieri ma riflettendo penso tra me e me se un altro mondo sia possibile oltre il confine del terribile morbo, ci conto e...
naufragar m'è dolce in questo mare
L'infinito
Sempre caro mi fu quest'ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s'annega il pensier mio: E il naufragar m'è dolce in questo mare. |
A Silvia
Silvia, rimembri ancora Quel tempo della tua vita mortale, Quando beltà splendea Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, E tu, lieta e pensosa, il limitare Di gioventù salivi? Sonavan le quiete Stanze, e le vie dintorno, Al tuo perpetuo canto, Allor che all'opre femminili intenta Sedevi, assai contenta Di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi Così menare il giorno. Io gli studi leggiadri Talor lasciando e le sudate carte, Ove il tempo mio primo E di me si spendea la miglior parte, D'in su i veroni del paterno ostello Porgea gli orecchi al suon della tua voce, Ed alla man veloce Che percorrea la faticosa tela. Mirava il ciel sereno, Le vie dorate e gli orti, E quinci il mar da lungi, e quindi il monte. Lingua mortal non dice Quel ch'io sentiva in seno. Che pensieri soavi, Che speranze, che cori, o Silvia mia! Quale allor ci apparia La vita umana e il fato! Quando sovviemmi di cotanta speme, Un affetto mi preme Acerbo e sconsolato, E tornami a doler di mia sventura. O natura, o natura, Perchè non rendi poi Quel che prometti allor? perchè di tanto Inganni i figli tuoi? Tu pria che l'erbe inaridisse il verno, Da chiuso morbo combattuta e vinta, Perivi, o tenerella. E non vedevi Il fior degli anni tuoi; Non ti molceva il core La dolce lode or delle negre chiome, Or degli sguardi innamorati e schivi; Nè teco le compagne ai dì festivi Ragionavan d'amore Anche peria fra poco La speranza mia dolce: agli anni miei Anche negaro i fati La giovanezza. Ahi come, Come passata sei, Cara compagna dell'età mia nova, Mia lacrimata speme! Questo è quel mondo? questi I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi Onde cotanto ragionammo insieme? Questa la sorte dell'umane genti? All'apparir del vero Tu, misera, cadesti: e con la mano La fredda morte ed una tomba ignuda Mostravi di lontano. https://www.youtube.com/watch?v=F8mAGAEAhSQ Molti giovani ci hanno lasciato, troppi cari vecchi non inutili e stanchi ma persone che rappresentano la nostra Memoria Forse meglio la vita caotica di un'esperienza drammatica |
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